NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 16 giugno 2021

Della Monarchia: dal sentimento alla ragione. Dal passato al futuro. II parte

 

 

dell' On.le Avv. Enzo Trantino

Testo stenografico della conferenza tenuta al Capranica il 21 gennaio 1996

per il Circolo Rex


Bene!!! Se è scelta dal popolo, che la giudichi il popolo: se al popolo viene sottratto il giudizio è violenza incostituzionale!

Ed ecco allora che l'inganno è smascherato e trovo un'ulteriore ragione per convincermi che le repubbliche finiscono nell'edicole, le monarchie nelle biblioteche. È tutto qui il passaggio. Perché le repubbliche alimentano te cronache, le monarchie vertebrano la storia. Perché uomini educati al regno sono più affidabili, per disinteresse, da inquilini settennali; perché passa la stessa diffe­renza tra il padrone di casa e chi è inquilino, senza timori di sfratto per la illegittima protezione dell'art. 139! Immaginate voi l’istituto nasce dal broglio non dal voto. Questa è la Repubblica mai proclamata, senza certificato di nascita, in tutto somigliante ai suo legittimo genitore Romita; una Repubblica che non ha avuto in termini giuridici, non in termini polemici - io sono un uomo di diritto e non voglio dire nessuna arditezza che non sia riscontrala dalla norma - non ha avuto il passaggio dei poteri che la debellasse, per cui neppure un Consiglio Comunale, il più sparuto Consiglio Comunale dell'entroterra romano, può insediarsi se non c'è il passaggio dei poteri, se non c'è la “traditio", se non c'è la continuazione. Questa è una Repubblica mai proclamata, perché quando si aspettava la proclamazione, invece dì uscire in ermellino, la Corte di Cassazione nell'aula "della lupa" usci in toga nera per dichiarare i risultati e non per proclamare la Repubblica perché non riconosceva il fondamento giuridico, essendo in corso pesanti, fondanti contestazioni.

Perché dicevo, uomini traditi non dal voto, ma uomini traditi dall'imbroglio, non scatenano, pur potendolo, guerre civili, ma donano invece, ecco lo stile, collezioni tenute in musei per le gerarchie dei valori, perché come ci insegnava il Sovrano, un grande Re, forse uno dei più grandi Re di Casa Savoia, Umberto Il: "L'Italia innanzitutto".

E allora, vi dicevo, io sarei un pessimo avvocato delta Causa, se non mi prospettassi, ed è questo il momento più intrigante di questa nostra relazione, se non mi prospettassi come si difende la Repubblica, che io non posso portare avanti le mie ragioni senza valutare, perlustrare, fare ricognizione della ragione altrui. La Repubblica deve pure opporre degli argomenti e si difende anzitutto nel modo più violento cioè col bando. E fulmina ogni ragione con l'editto: "Tu devi uscire da questa Terra perché io non voglio parlare con te, perché la tua presenza è stabilità di Confronto, permanenza di confronto". Molto grave! Se è vero che   la Monarchia è colpevole di crimini in questo Paese, non c'era Migliore occasione che tenere in Italia i responsabili per essere un processo pubblico, popolare, storico; la Repubblica avrebbe avuto in altre occasioni permanenti di confronto e di confronto nella storia, nelle cose.

 

E invece si attiva l'istituto del bando. Badate! Vi dico una cosa terribile! Noi siamo in tragica solitudine in   questo. Non c'è Paese al mondo, dico al mondo, neppure fra     le tribù africane, alcune delle quali usano le ordalie barbariche, che si avvalga di questo istituto disumano, perverso, ingiusto e violatore di ogni principio. E che queste affermazioni rispondono a verità, non avete bisogno di sentirlo da un cuore monarchico; persino l'attuale Presidente della Repubblica, in un antico discorso quando era Ministro dell'Interno, il 14 febbraio 1987 - correggo il 4 febbraio del 1987 - ­definisce la disposizione nociva per l'immagine stessa della Repubblica rappresentandone, sentite "un segno non di debolezza ma di inesistenza e di paura".

Quindi se persino quelli che diventeranno dopo Presidenti della Repubblica osano dire queste cose, allora il fondamento è sacro; perché nella storia stramba di questa Repubblica, due soli grandi Presidenti vi sono stati a giudizio unanime: Einaudi e De Nicola, entrambi monarchici. E ci è ancora viva un'immagine pubblicata sul vecchio e glorioso "Candido", dove appare in una nuvoletta il Sovrano, Vittorio Emanuele III verso cui i due si scusano: "Maestà, che colpa ne abbiamo noi se abbiamo votato per la Monarchia e ci hanno eletti Presidenti della Repubblica"...

Quindi questa è la storia d'Italia che continuiamo a visitare gui­dati da due illustri costituzionalisti (perché il mio vuole essere un viaggio il più profondo possibile), vale a dire Crisafulli e Paladin, che hanno considerato proprio l'esilio il volto tipico delle "società arcaiche". Ci sono i costituzionalisti per grazia ricevuta, il Prof. Zagabrescki, per esempio, che essendo stato nominato giurista di fiducia dell'attuale Presidente della Repubblica, ha messo subito le alucce repubblicane e ha puntato dicendo che net ripudio della Monarchia sarebbe un segno della rifondazione dell'ordinamento in senso democratico, cioè la Repubblica è democratica, la

Monarchia non lo è. Prof. Zagabrescki lei è sicuramente un giurista, ma lei è un uomo che si mostra attivo nell'odio Contro l'istituzione e, mi consenta, con poche letture a sostegno.

Io mi permetto non supplire, non oserei tanto, ma mi permetto contribuire

perché lei si ponga degli interrogativi e si chieda: “Se è vero o non è vero che Roma antica nei millenni ha avuto e Repubblica fino a quando ha avuto una aristocrazia… Si chieda per scendere all'Italia, perché lei sta in alto sul colle, se è vero a o non è vero che le Repubbliche che noi conosciamo, e cioè le Repubbliche Marinare di Venezia, Pisa, Amalfi e Genova si ressero con oligarchie burocratiche prima. nobiliari dopo ... Si chieda se è vero o non e vero che la Repubblica del 1948 fu considerata un debole episodio di politica estera periferica ... Si chieda infine se è vero o non è vero che in Italia vi è stata una sola repubblica democratica, quella nata dal "tumulto dei Ciompi", il 1328, in Firenze, quando il cardatore di lana, Michele Di Lando, divenuto Presidente della Repubblica per 14 giorni, li impiegò tutti a procacciare le doti alle cinque figlie di cui disponeva, e dopo sparire dalla scena politica. A missione compiuta ...

Allora Prof. Zagabrescki, la sua teoria sul fondamento demo­cratico della epubblica è una teoria che si schianta da sola, senza spinte ... Ma c'è di più! Il giurista si pone l'interrogativo: che cosa sia la norma transitoria? Perché se è una norma transitoria, non c'è bisogno di essere giuristi, il guardiamacchine di questa piazza dice: se è transitoria significa provvisoria. Difatti c'è la sosta e c'è la fermata, e quindi la transitorietà è come la fermata. legata cioè alla momentaneità. Se si stabilizza il transitorio, vi siete mai chiesti, sicuramente ve lo sarete chiesti, s'instaura l'emergenza. Ma l'emergenza, per sua natura, è eccezionale. Se c'è un evento eccezionale, si provvede con un sistema eccezionale, con un rimedio eccezionale. Ma se norma transitoria ancora resiste dopo oltre mezzo secolo, il guasto tecnico-giuridico lo intuisce chiunque abbia a cuore un minimo di fondamento sulla certezza del diritto.

Ma ho detto diritto. Andiamo per l'ultima parte di questo nostro viaggio ad interrogarci in diritto: Che cosa l'esilio? Questo esilio per i Savoia!

È una pena senza crimine! Così si prende a sassate la responsabilità personale!

E allora chiudiamo gli occhi, chiudiamo gli occhi per un momento ed immaginiamo che l’ultimo Regnante di Casa Savoia abbia commesso dei crimini nefandi. Egli ha un figlio. Il quale, all'epoca in cui egli commetteva questi crimini, aveva qualche anno. C'è una legge che sancisce: “sicco­me tuo padre ha commesso dei crimini io li imputo a tua respon­sabilità". Si, c'è una legge. L'ha stabilito Fedro col lupo e l'agnel­lo: -tu mi intorbidisci l'acqua", dice il lupo, "me l'hai fatto questo anche sei mesi la", continua. "Ma io sei mesi fa non c'ero”. ­risponde l'agnello. Incalza il lupo: "beh, sarà stato tuo padre, Paghi tu per lui". Ma questa è una favola, una favola perversa ma è una favola. In diritto è pensabile che vi sia il principio della responsabilità non personale, ed è pensabile per come abbiamo detto che c'è una norma immodificabile scritta nella costituzione?

C'è una norma dove la paura che diventa panico resiste a tutto e dice 'bene, che nessuno osi toccare, perché se si torca si sfa­scia", cosi statuendo la ... illegittima difesa! Allora congiungo due estremi, entrambi perversi: da un lato la immodificabilità dell'art. 139, dall'altro il mantenimento della transitorietà, e in questa pro­gressione illegittima io realizzo il diritto imperfetto, vale a dire la negazione del diritto. Si va oltre l'ergastolo, si va oltre l'ergastolo signori che mi ascoltate, perché l'ergastolo ha rimedi correttivi, l'ergastolo può alla fine essere convertito in una pena diversa dalla perpetuità, l'ergastolo può avere la grazia, mentre l'art. 139 per legge - attenzione, per legge - non è soggetto a modifiche.

Ma io ho detto immaginiamo per un momento una responsabi­lità: vogliamo chiederci di che cosa sono responsabili finalmente questi Savoia. Eh si, responsabilità immensa! Sono responsabili di aver dato all'Italia, nessuno faccia riferimenti politici. parliamo con la storia e di storia, di aver dato all'Italia l'Impero, le colonie, la terza Marina Militare del mondo, la lira che batteva la lira-oro, un prestigio all'estero di grande potenza, non scritto sulla carta. enfatizzato da storici ruffiani: il mondo è testimone!

E se si vuole esiliare tutto questo, si accomodino pure gli altri da noi. Perché da "costoro" noi siamo diversi' Non è questa una elegia nostalgica. No, no! Stiamo parlando di diritto ...

Per scoprire una malcelata e tremebonda autotutela dell'istituto repubblicano.

Se così è, è conseguenziale affermare che a reggere la Repubblica c'è una costituzione ... incostituzionale. Perché l’art 139 sancisce la dittatura di una forma istituzionale ... Basti osservare - sentite i riferimenti - che con la dodicesima disposizione che ricordava la ricostituzione del partito fascista, i cosiddetti gerarchi del regime passato potevano ritornare nelle loro cariche per fatti di non eccessiva gravità dopo cinque anni. Quindi c'è un limite temporale che per l'art. 139 non è previsto: per i rappresentanti del precedente regime c'è una sanzione temporale per un'ipotetica responsabilità; nel caso degli eredi dei Savoia, per non esserci nessuna responsabilità si stabilisce la perpetuità!

Ancora! C'è un fatto particolare, devastante, di cui i costituzionalisti non si sono preoccupati - ecco perché io sto provocando riflessioni per una scrittura a più mani, uomini di cultura, colleghi parlamentari - un documento a più mani per chiederci, attenzione al quesito: ma se è vero che devono essere banditi gli istituti voluti dalla Monarchia, si sono mai posti carico i signori repubblicani dl chiedersi come questa Repubblica si sia attuata. Lasciamo stare l brogli, chiudiamo gli occhi - la risposta è perentoria: "con referendum!". E chi l'ha firmati i referendum? Umberto Il di Savoia. Strano! Questa è una Repubblica dove si devono bandire gli istituti, ma si dimentica che se dobbiamo noi globalizzare questo ragionamento per portarlo alle estreme conseguenze, cominciamo col dire che il vizio inficia le origini, perché una Repubblica che nasce da un provvedimento legislativo di un Re indegno di restare, neppure rappresentato da future o lontane generazioni, è malformata per contagio … genetico.

E allora ci sono rimedi? Due! E ci avviamo alla conclusione.

Un rimedio cogente è l’abrogazione della tredicesima disposizione, come atto di civiltà giuridica, oltre che riparazione nei confronti della storia. Ma c’è un altro rimedio tecnico giuridico: caro Gustavo Selva, a ben guardare potrebbero superare l’autorità della tua presidenza alcuni cittadini che ci ponessero e in carico questo problema… Non c’è bisogno di modifiche, basterebbe una presa d'atto della cessazione degli effetti per decorso del tempo e degli eventi ed il Consiglio di Stato potrebbe considerare decaduta la norma transitoria, senza che sia sottoposta al vaglio delle Camere. E se le Camere dovessero mantenere una sordità al problema, escludendo il momento storico dove a Camere ferme evidentemente nessuna legge può essere portata avanti, comin­cio a parlare delle nuove Camere sperando finalmente che gli italiani abbiano il Governo che si meritano - se le nuove Camere non avvenissero l'urgenza di una riflessione su questo punto, sappiano di potere essere messe in mora, perché possono esse­re -scavalcate" da un rimedio giuridico, che potrebbe essere atti­vato dai monarchici in Italia, istanti avanti il giudice amministrativo superiore!

A riparazione e testimonianza di un crimine costituzionale, giu­ridico e morale, io voglio ricordare - qualcuno di voi sarà stato pure presente - quella notte quando si è discussa l'abrogazione della tredicesima disposizione.

Oggi c'è una corsa da parte di tutti a dire "... non se n'è mai parlato, ma noi siamo pronti..". La prima Commissione ha avuto il consenso di tutti i gruppi politici, persino Rifondazione Comunista ha detto "... Ma, a pensarci bene, via, non è che ci siano grandi problemi e grandi veti..". E tutti vogliono far credere, rivolgendosi con rimorso alla grande platea dei monarchici, che queste speri­mentazioni non siano state mai concluse perché mai tentate.

lo quella notte c'ero, ed ho parlato quella notte, e quella indi­menticabile notte molti di voi c'erano ad affollare le tribune del pubblico, una cosa mai vista in Parlamento. Erano stracolme le tribune del pubblico, era quasi vuota l'aula. Parlava un uomo non intendo occuparmi, perché già da vivo portava appresso di suo cadavere, il quale intervenendo, era un socialista oltranzista disse che era questa una immagine desolante - quelle delle tribune affollate - e usò questa espressione: "Le tribune sono popolate di fantasmi di vecchie contesse e colonnelli in pensione".

Io mi permetto di dire a quest'uomo, sperando che il tribunale di Dio Io abbia assolto anche da questo crimine, che un fantasma c'era, ma era nell'aula, un fantasma pesante che aleggiava, ed era il fantasma dell'onore. In quel momento c'erano 63 Parlamentari, perché tutti questi, e solo questi.. votarono la proposta.., quelli del vecchio Movimento Sociale, più alcuni generosi, ricordo Costamagna ed altri, e poi c'era il deserto, perché l'onore non poteva in quell'occasione essere presente nell'aula, in quell'aula tappezzata di odio.

Ecco perché, italiani di Roma, Monarchici d'Italia io voglio concludere - chiamando a raccolta nel dibattito tutti gli Italiani, e non solo i Monarchici - (ancora il Profeta della Patria, Umberto II: "Non intendo essere il re dei Monarchici, ma il Re degli Italiani"). Riflettano quelli che si accontentano di un voto in più per avere un Presidente perché quando la maggioranza non è più "qualificata", basta un voto per spaccare il Paese ed esprimere un Presidente della Repubblica.. Un solo voto! Chi si chiede perché siano fragili i rami, osservi l'albero.. Si interroghi chi giustamente esige stabilità istituzionale.

Noi, ad altro educati, ricordiamo: c'è chi colloquia con i secoli, c'è chi litiga con i giorni. A pensarci bene è solo problema di stile! Grazie!

Nessun commento:

Posta un commento