dell' On.le Avv. Enzo Trantino
Testo stenografico della conferenza tenuta al Capranica il 21 gennaio 1996
per il Circolo Rex
Bene!!! Se è scelta dal
popolo, che la giudichi il popolo: se al popolo viene sottratto il giudizio è
violenza incostituzionale!
Ed ecco allora che l'inganno è
smascherato e trovo un'ulteriore ragione per convincermi che le repubbliche
finiscono nell'edicole, le monarchie nelle biblioteche. È tutto qui il
passaggio. Perché le repubbliche alimentano te cronache, le monarchie vertebrano
la storia. Perché uomini educati al regno sono più affidabili, per
disinteresse, da inquilini settennali; perché passa la stessa differenza tra
il padrone di casa e chi è inquilino, senza timori di sfratto per la
illegittima protezione dell'art. 139! Immaginate voi l’istituto nasce dal
broglio non dal voto. Questa è la Repubblica mai proclamata, senza certificato
di nascita, in tutto somigliante ai suo legittimo genitore Romita; una
Repubblica che non ha avuto in termini giuridici, non in termini polemici - io
sono un uomo di diritto e non voglio dire nessuna arditezza che non sia
riscontrala dalla norma - non ha avuto il passaggio dei poteri che la
debellasse, per cui neppure un Consiglio Comunale, il più sparuto Consiglio
Comunale dell'entroterra romano, può insediarsi se non c'è il passaggio dei
poteri, se non c'è la “traditio", se non c'è la continuazione. Questa è
una Repubblica mai proclamata, perché quando si aspettava la proclamazione,
invece dì uscire in ermellino, la Corte di Cassazione nell'aula "della
lupa" usci in toga nera per dichiarare i risultati e non per proclamare la
Repubblica perché non riconosceva il fondamento giuridico, essendo in corso
pesanti, fondanti contestazioni.
Perché dicevo, uomini traditi
non dal voto, ma uomini traditi dall'imbroglio, non scatenano, pur potendolo,
guerre civili, ma donano invece, ecco lo stile, collezioni tenute in musei per
le gerarchie dei valori, perché come ci insegnava il Sovrano, un grande Re,
forse uno dei più grandi Re di Casa Savoia, Umberto Il: "L'Italia
innanzitutto".
E allora, vi dicevo, io sarei
un pessimo avvocato delta Causa, se non mi prospettassi, ed è questo il momento
più intrigante di questa nostra relazione, se non mi prospettassi come si
difende la Repubblica, che io non posso portare avanti le mie ragioni senza
valutare, perlustrare, fare ricognizione della ragione altrui. La Repubblica
deve pure opporre degli argomenti e si difende anzitutto nel modo più violento
cioè col bando. E fulmina ogni ragione con l'editto: "Tu devi uscire da
questa Terra perché io non voglio parlare con te, perché la tua presenza è
stabilità di Confronto, permanenza di confronto". Molto grave! Se è vero
che la Monarchia è colpevole di crimini
in questo Paese, non c'era Migliore occasione che tenere in Italia i
responsabili per essere un processo pubblico, popolare, storico; la Repubblica
avrebbe avuto in altre occasioni permanenti di confronto e di confronto nella
storia, nelle cose.
E invece si attiva l'istituto
del bando. Badate! Vi dico una cosa terribile! Noi siamo in tragica solitudine
in questo. Non c'è Paese al mondo, dico
al mondo, neppure fra le tribù
africane, alcune delle quali usano le ordalie barbariche, che si avvalga di
questo istituto disumano, perverso, ingiusto e violatore di ogni principio. E
che queste affermazioni rispondono a verità, non avete bisogno di sentirlo da
un cuore monarchico; persino l'attuale Presidente della Repubblica, in un
antico discorso quando era Ministro dell'Interno, il 14 febbraio 1987 -
correggo il 4 febbraio del 1987 - definisce la disposizione nociva per
l'immagine stessa della Repubblica rappresentandone, sentite "un segno non
di debolezza ma di inesistenza e di paura".
Quindi se persino quelli che
diventeranno dopo Presidenti della Repubblica osano dire queste cose, allora il
fondamento è sacro; perché nella storia stramba di questa Repubblica, due soli
grandi Presidenti vi sono stati a giudizio unanime: Einaudi e De Nicola,
entrambi monarchici. E ci è ancora viva un'immagine pubblicata sul vecchio e glorioso
"Candido", dove appare in una nuvoletta il Sovrano, Vittorio Emanuele
III verso cui i due si scusano: "Maestà, che colpa ne abbiamo noi se
abbiamo votato per la Monarchia e ci hanno eletti Presidenti della
Repubblica"...
Quindi questa è la storia d'Italia
che continuiamo a visitare guidati da due illustri costituzionalisti (perché
il mio vuole essere un viaggio il più profondo possibile), vale a dire
Crisafulli e Paladin, che hanno considerato proprio l'esilio il volto tipico
delle "società arcaiche". Ci sono i costituzionalisti per grazia
ricevuta, il Prof. Zagabrescki, per esempio, che essendo stato nominato
giurista di fiducia dell'attuale Presidente della Repubblica, ha messo subito
le alucce repubblicane e ha puntato dicendo che net ripudio della Monarchia
sarebbe un segno della rifondazione dell'ordinamento in senso democratico, cioè
la Repubblica è democratica, la
Monarchia non lo è. Prof.
Zagabrescki lei è sicuramente un giurista, ma lei è un uomo che si mostra
attivo nell'odio Contro l'istituzione e, mi consenta, con poche letture a
sostegno.
Io mi permetto non supplire,
non oserei tanto, ma mi permetto contribuire
perché lei si ponga degli
interrogativi e si chieda: “Se è vero o non è vero che Roma antica nei millenni
ha avuto e Repubblica fino a quando ha avuto una aristocrazia… Si chieda per
scendere all'Italia, perché lei sta in alto sul colle, se è vero a o non è vero
che le Repubbliche che noi conosciamo, e cioè le Repubbliche Marinare di
Venezia, Pisa, Amalfi e Genova si ressero con oligarchie burocratiche prima.
nobiliari dopo ... Si chieda se è vero o non e vero che la Repubblica del 1948
fu considerata un debole episodio di politica estera periferica ... Si chieda
infine se è vero o non è vero che in Italia vi è stata una sola repubblica
democratica, quella nata dal "tumulto dei Ciompi", il 1328, in
Firenze, quando il cardatore di lana, Michele Di Lando, divenuto Presidente
della Repubblica per 14 giorni, li impiegò tutti a procacciare le doti alle
cinque figlie di cui disponeva, e dopo sparire dalla scena politica. A missione
compiuta ...
Allora Prof. Zagabrescki, la
sua teoria sul fondamento democratico della epubblica è una teoria che si
schianta da sola, senza spinte ... Ma c'è di più! Il giurista si pone
l'interrogativo: che cosa sia la norma transitoria? Perché se è una norma
transitoria, non c'è bisogno di essere giuristi, il guardiamacchine di questa
piazza dice: se è transitoria significa provvisoria. Difatti c'è la sosta e c'è
la fermata, e quindi la transitorietà è come la fermata. legata cioè alla
momentaneità. Se si stabilizza il transitorio, vi siete mai chiesti,
sicuramente ve lo sarete chiesti, s'instaura l'emergenza. Ma l'emergenza, per
sua natura, è eccezionale. Se c'è un evento eccezionale, si provvede con un
sistema eccezionale, con un rimedio eccezionale. Ma se norma transitoria ancora
resiste dopo oltre mezzo secolo, il guasto tecnico-giuridico lo intuisce
chiunque abbia a cuore un minimo di fondamento sulla certezza del diritto.
Ma ho detto diritto. Andiamo
per l'ultima parte di questo nostro viaggio ad interrogarci in diritto: Che
cosa l'esilio? Questo esilio per i Savoia!
È una pena senza crimine! Così
si prende a sassate la responsabilità personale!
E allora chiudiamo gli occhi,
chiudiamo gli occhi per un momento ed immaginiamo che l’ultimo Regnante di Casa
Savoia abbia commesso dei crimini nefandi. Egli ha un figlio. Il quale,
all'epoca in cui egli commetteva questi crimini, aveva qualche anno. C'è una
legge che sancisce: “siccome tuo padre ha commesso dei crimini io li imputo a
tua responsabilità". Si, c'è una legge. L'ha stabilito Fedro col lupo e
l'agnello: -tu mi intorbidisci l'acqua", dice il lupo, "me l'hai
fatto questo anche sei mesi la", continua. "Ma io sei mesi fa non
c'ero”. risponde l'agnello. Incalza il lupo: "beh, sarà stato tuo padre,
Paghi tu per lui". Ma questa è una favola, una favola perversa ma è una
favola. In diritto è pensabile che vi sia il principio della responsabilità non
personale, ed è pensabile per come abbiamo detto che c'è una norma
immodificabile scritta nella costituzione?
C'è una norma dove la paura
che diventa panico resiste a tutto e dice 'bene, che nessuno osi toccare,
perché se si torca si sfascia", cosi statuendo la ... illegittima difesa!
Allora congiungo due estremi, entrambi perversi: da un lato la immodificabilità
dell'art. 139, dall'altro il mantenimento della transitorietà, e in questa
progressione illegittima io realizzo il diritto imperfetto, vale a dire la
negazione del diritto. Si va oltre l'ergastolo, si va oltre l'ergastolo signori
che mi ascoltate, perché l'ergastolo ha rimedi correttivi, l'ergastolo può alla
fine essere convertito in una pena diversa dalla perpetuità, l'ergastolo può
avere la grazia, mentre l'art. 139 per legge - attenzione, per legge - non è
soggetto a modifiche.
Ma io ho detto immaginiamo per
un momento una responsabilità: vogliamo chiederci di che cosa sono
responsabili finalmente questi Savoia. Eh si, responsabilità immensa! Sono
responsabili di aver dato all'Italia, nessuno faccia riferimenti politici.
parliamo con la storia e di storia, di aver dato all'Italia l'Impero, le
colonie, la terza Marina Militare del mondo, la lira che batteva la lira-oro,
un prestigio all'estero di grande potenza, non scritto sulla carta. enfatizzato
da storici ruffiani: il mondo è testimone!
E se si vuole esiliare tutto
questo, si accomodino pure gli altri da noi. Perché da "costoro" noi
siamo diversi' Non è questa una elegia nostalgica. No, no! Stiamo parlando di
diritto ...
Per scoprire una malcelata e
tremebonda autotutela dell'istituto repubblicano.
Se così è, è conseguenziale
affermare che a reggere la Repubblica c'è una costituzione ...
incostituzionale. Perché l’art 139 sancisce la dittatura di una forma
istituzionale ... Basti osservare - sentite i riferimenti - che con la
dodicesima disposizione che ricordava la ricostituzione del partito fascista, i
cosiddetti gerarchi del regime passato potevano ritornare nelle loro cariche
per fatti di non eccessiva gravità dopo cinque anni. Quindi c'è un limite
temporale che per l'art. 139 non è previsto: per i rappresentanti del
precedente regime c'è una sanzione temporale per un'ipotetica responsabilità;
nel caso degli eredi dei Savoia, per non esserci nessuna responsabilità si
stabilisce la perpetuità!
Ancora! C'è un fatto
particolare, devastante, di cui i costituzionalisti non si sono preoccupati -
ecco perché io sto provocando riflessioni per una scrittura a più mani, uomini
di cultura, colleghi parlamentari - un documento a più mani per chiederci,
attenzione al quesito: ma se è vero che devono essere banditi gli istituti
voluti dalla Monarchia, si sono mai posti carico i signori repubblicani dl
chiedersi come questa Repubblica si sia attuata. Lasciamo stare l brogli,
chiudiamo gli occhi - la risposta è perentoria: "con referendum!". E
chi l'ha firmati i referendum? Umberto Il di Savoia. Strano! Questa è una
Repubblica dove si devono bandire gli istituti, ma si dimentica che se dobbiamo
noi globalizzare questo ragionamento per portarlo alle estreme conseguenze,
cominciamo col dire che il vizio inficia le origini, perché una Repubblica che
nasce da un provvedimento legislativo di un Re indegno di restare, neppure
rappresentato da future o lontane generazioni, è malformata per contagio …
genetico.
E allora ci sono rimedi? Due!
E ci avviamo alla conclusione.
Un rimedio cogente è
l’abrogazione della tredicesima disposizione, come atto di civiltà giuridica,
oltre che riparazione nei confronti della storia. Ma c’è un altro rimedio
tecnico giuridico: caro Gustavo Selva, a ben guardare potrebbero superare
l’autorità della tua presidenza alcuni cittadini che ci ponessero e in carico
questo problema… Non c’è bisogno di modifiche, basterebbe una presa d'atto
della cessazione degli effetti per decorso del tempo e degli eventi ed il
Consiglio di Stato potrebbe considerare decaduta la norma transitoria, senza
che sia sottoposta al vaglio delle Camere. E se le Camere dovessero mantenere
una sordità al problema, escludendo il momento storico dove a Camere ferme
evidentemente nessuna legge può essere portata avanti, comincio a parlare
delle nuove Camere sperando finalmente che gli italiani abbiano il Governo che
si meritano - se le nuove Camere non avvenissero l'urgenza di una riflessione
su questo punto, sappiano di potere essere messe in mora, perché possono
essere -scavalcate" da un rimedio giuridico, che potrebbe essere attivato
dai monarchici in Italia, istanti avanti il giudice amministrativo superiore!
A riparazione e testimonianza
di un crimine costituzionale, giuridico e morale, io voglio ricordare -
qualcuno di voi sarà stato pure presente - quella notte quando si è discussa
l'abrogazione della tredicesima disposizione.
Oggi c'è una corsa da parte di
tutti a dire "... non se n'è mai parlato, ma noi siamo pronti..". La
prima Commissione ha avuto il consenso di tutti i gruppi politici, persino
Rifondazione Comunista ha detto "... Ma, a pensarci bene, via, non è che
ci siano grandi problemi e grandi veti..". E tutti vogliono far credere,
rivolgendosi con rimorso alla grande platea dei monarchici, che queste
sperimentazioni non siano state mai concluse perché mai tentate.
lo quella notte c'ero, ed ho
parlato quella notte, e quella indimenticabile notte molti di voi c'erano ad
affollare le tribune del pubblico, una cosa mai vista in Parlamento. Erano
stracolme le tribune del pubblico, era quasi vuota l'aula. Parlava un uomo non
intendo occuparmi, perché già da vivo portava appresso di suo cadavere, il
quale intervenendo, era un socialista oltranzista disse che era questa una
immagine desolante - quelle delle tribune affollate - e usò questa espressione:
"Le tribune sono popolate di fantasmi di vecchie contesse e colonnelli in
pensione".
Io mi permetto di dire a
quest'uomo, sperando che il tribunale di Dio Io abbia assolto anche da questo
crimine, che un fantasma c'era, ma era nell'aula, un fantasma pesante che
aleggiava, ed era il fantasma dell'onore. In quel momento c'erano 63
Parlamentari, perché tutti questi, e solo questi.. votarono la proposta..,
quelli del vecchio Movimento Sociale, più alcuni generosi, ricordo Costamagna
ed altri, e poi c'era il deserto, perché l'onore non poteva in quell'occasione
essere presente nell'aula, in quell'aula tappezzata di odio.
Ecco perché, italiani di Roma,
Monarchici d'Italia io voglio concludere - chiamando a raccolta nel dibattito
tutti gli Italiani, e non solo i Monarchici - (ancora il Profeta della Patria,
Umberto II: "Non intendo essere il re dei Monarchici, ma il Re degli
Italiani"). Riflettano quelli che si accontentano di un voto in più per
avere un Presidente perché quando la maggioranza non è più
"qualificata", basta un voto per spaccare il Paese ed esprimere un
Presidente della Repubblica.. Un solo voto! Chi si chiede perché siano fragili
i rami, osservi l'albero.. Si interroghi chi giustamente esige stabilità
istituzionale.
Noi, ad altro educati,
ricordiamo: c'è chi colloquia con i secoli, c'è chi litiga con i giorni. A
pensarci bene è solo problema di stile! Grazie!
Nessun commento:
Posta un commento