dell' On.le Avv. Enzo Trantino
Testo stenografico della conferenza tenuta al Capranica il 21 gennaio 1996
per il Circolo Rex
Ministro
Fisichella, Presidente Selva, Direttore Malgieri, Avvocato Francesco Caroleo
Grimaldi, presidente di uno dei più prestigiosi circoli che la Capitale oggi
possa vantare, signore e signori, Guardie d'Onore, monarchici tutti, io vengo
per continuare un discorso, forse per dire qualcosa di nuovo, ma un nuovo che
nasce da antiche emozioni, da collaudati sentimenti.
Mi permetto di dire che oggi io trovo l'occasione per
poter rivolgermi a voi come ci si può rivolgere a un comitato di creditori,
creditori di storia, creditori di verità, perché questo voi e noi siamo. lo vi
provoco culturalmente con una prima domanda: perché nella vecchia Europa ancora
oggi punto di riferimento culturale e faro nel mondo, nonostante le Americhe ed
il Sol Levante, ben sette stati, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Olanda,
Danimarca, Svezia, Norvegia, più altri tre di modesta consistenza territoriale
ma non per questo meno importanti, anzi economicamente protagonisti (Monaco,
Lussemburgo e Liechtenstein) conservano l'ordinamento monarchico?
La domanda esige una risposta tanto razionale quanto immediata:
perché in questi Stati le istituzioni sono stabili! A pensar bene, la chiave di
lettura di questo intreccio che sembra inestricabile e che sta cadendo nel
grottesco della crisi di oggi, è la mancanza di stabilità.
lo
non dimenticherò mai, e Gennaro Malgieri è testimone, la lezione che ci ha dato
il Ministro degli Esteri Cinese. Quando gli abbiamo chiesto perché mai il
presidente Khol che aveva preceduto la
visita dell'on. Fini aveva al seguito 144 imprenditori con i quali si erano
stabiliti contratti e negozi di affari per gli anni venturi? Così ha risposto:
'Sebbene l'Italia abbia con noi rapporti che si possono definire ultrasecolari,
alcuni millenari, voi avete una credibilità istituzionale tarlata, per dirla
in breve. Infatti io so di parla- re oggi con Khol, tra un anno con Khol, fra
quattro anni con Khol, fra cinque anni con Khol. Con voi so che c'è oggi un
Presidente del Consiglio di un Governo in crisi, non so chi ci sarà domani, non
so chi ci sarà dopodomani. La stabilità è costruzione dell'immagine di un
paese".
Noi siamo tutti volti a
fare il confronto tra Monarchia e Repubblica non sulle ali del sentimento,
perché fare l'intervento emozionale strappalacrime è facile ma inutile. Oggi i
giovani. soprattutto i giovani, vogliono risposte ai duri "perché"
che ci puntano contro. Ecco allora che un primo dato storico consiste nella
considerazione che le Monarchie quando cadono privilegiano le grandi cause.
Pensate un po' alle Monarchie dell'Est europeo. cadute per la inconciliabilità
col marxismo: Russia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Jugoslavia: mentre tre
grandi monarchie pagarono la sfortuna delle armi: Austria, Germania Asburgica,
Italia; la Francia annegò la Monarchia nel sangue di una rivoluzione, ma riuscì, come sanno fare i
francesi col loro senso dello Stato, a costruire un Presidente della Repubblica
... monarchico. Sicché restano Grecia e Portogallo, caduti solo per colpo di
Stato. Ma una prima proposizione importante si affaccia agli esegeti di storia
vera quando vogliamo considerare che marxismo e nazismo irrompono sulla scena
dalle macerie di due imperi, perché cade l'impero russo, cade l'impero
asburgico, entrano in scena due filosofie perverse, marxismo e nazismo, a
riprova modesta delle cose che abbiamo detto.
Quindi, partiamo
sicuramente con una contiguità alla stona senza voler essere storici per non
averne le qualità, se osiamo dire, come stiamo dicendo, che nel caso di specie,
la Monarchia è prova assoluta di libertà come valore concreto.
Voi pensate che nel Giappone la Monarchia è
sopravvissuta persino all'atomica e il Giappone ha saputo dare con la sua grande
e raffinata cultura, con la delicatezza dei suoi sentimenti' un
quadro che suscita in me tutte te volte in cui mi sovviene alla memoria, una
grande ondata emozionate, quando, persa la guerra, il popolo giapponese si
riunì nella notte davanti alla Reggia in ginocchio per chiedere scusa al
proprio Imperatore d'aver perduto la guerra! ...
Qui noi, dimenticando un
passato, abbiamo considerato la Monarchia unico capro espiatorio di una guerra
non vinta più che persa. Ecco perché le Monarchie hanno questo radicamento nel
sangue della gente: e allora, se la Spagna riesce con Juan Carlos a traghettare
una dittatura nella democrazia, allora il postulato che ci siamo permessi di
affrontare prioritariamente noi, trova una prima spiegazione, cioè la prova del
riscontro, che la Monarchia è libertà nella tradizione. Ecco il quesito: se
risponde a concretezza la preminenza del sistema monarchico, cosa ci interessa
da vicino per il ritorno alla Monarchia?
Sorge una attualità nel
momento del dibattito generale sulla forma istituzionale. lo mi permetto
immediatamente, non per privilegiarli sugli altri, ma perché protagonisti nel
dibattito, Fisichella per quel prezioso libro sulla Monarchia, Selva perché
Presidente di quella Commissione che ha all'esame proprio l'abrogazione della
tredicesima disposizione, il Direttore Malgieri perché raffinato uomo di
cultura, mi permetto offrire oggi, a loro e a voi il piccolo dono di
un'intuizione, con la debolezza intima di un brivido (perché gli intellettuali
abbiamo questo limite o questa forza, fate voi: davanti alla ricerca felice,
riuscita, si prova l'eccitazione intellettuale del punto fermo).
C'è un modo per uscire dall'attuale crisi
istituzionale? Stranamente questa modesta indicazione, antica e nuova, viene da
una sala di cinema romano, ed è lo Statuto Albertino!
Se voi rileggete lo Statuto Albertino, e
confesso che per averlo considerato patrimonio acquisito ho trovato novità
anch'io nel leggerlo dopo tanti anni, nei passi salienti resterete coinvolti,
nell'ardore dell'esposizione, dal rinvenire le chiavi della crisi, cioè della
soluzione della crisi: “Il Capo dello Stato
nomina e revoca i ministri i quali
soggiacciono a loro volta la Legge votata dai rappresentanti del popolo
e da benemeriti nominati dal Re; Camere composte dunque con criteri diversi per
nomina, per estrazione, per durata, sì da evitare l'inutile e dispendioso
bicameralismo perfetto; alla nomina diretta può eventualmente sostituirsi o combinarsi
la rappresentanza delle categorie produttive".
Se si pensa che un
simile sistema rileva, nella sua essenza, efficienza ordinata a cui deve
protendere ogni Stato, a differenza di un disegno, l'attuale, dove i poteri si
annullano a vicenda, perché questo fu lo scopo recondito dei costituenti del
dopoguerra; se si pensa ad un modello dove un capo duraturo coordina i tre
poteri, garantendo la sanzione della Legge, la scelta del Governo, la
supremazia sulla Magistratura, indipendente ma non dalle regole: non si vede
come tale modello non possa rientrare a buon diritto, come occasione imitativa
e affinabile, tra le possibili forme istituzionali di un nuovo Stato. Non solo,
ma a ciò si aggiunge un particolare di estrema importanza che le tendenze federalistiche
attuali, oggi pane di ogni condimento (non si può parlare di nulla, neppure dei
problemi domestici, se non entra subito il federalismo, perché oggi è
diventato un vizio ed una moda, come ieri era l'antifascismo; oggi l’istituto
che ha sostituito l'antifascismo è il federalismo, annullando con gli eccessi
fanatici e strumentali, i contenuti opportuni e positivi). Persino un problema
di infedeltà coniugale “l'ubriaco di Mantova" vuole risolverlo con il
"suo" federalismo, che, essendo un istituto importante, si sporca
nel momento in cui viene propugnato da un uomo le cui idee non nascono né dal
cuore né dalla testa, ma dal sistema biliare ... e vengono
quindi vomitate dalla bocca. Mi rivolgo alle scritture: 'Gesù, fate
luce"...
Nell'ordinamento composto da tre Stati previsto
dallo Statuto Albertino, che dovrebbe sostituire Io Stato Regionale, l’istituzione
monarchica non contrasta affatto, ma anzi è garanzia di un nome al vertice e di coordinamento anti disgregativo per
un eventuale Stato federale e ci conforta l'esempio del
passalo: la Monarchia Asburgica o l'impero tedesco, o l’esempio del
presente: la Monarchia belga, la Monarchia belga che esalta le federazioni e
quindi il federalismo, assicurando l'unità della Patria.
Ecco perché Ammiraglio
Cocco, ecco perché Sergio Boschiero. noi siamo attuali e futuribili, perché lo
Statuto Albertino a distanza ormai di oltre un secolo, può trovare risposte a
quelli che oggi cercano i nuovi Diogene: un nuovo assetto istituzionale che ha
soltanto l'esigenza del lucidare l'antica argenteria per essere sempre
presentabile nel momento in cui noi abbiamo bisogno, e ne abbiamo tanto
bisogno, di fare bella figura.
Ma si torni all'analisi dello Statuto: il potere
legislativo esercitato collettivamente dal Re, dalla Camera dei Deputati
eletta dal popolo e dal Senato di nomina Regia: il Re ha insieme a ciascun
cittadino il potere di proporre le leggi, oltre ovviamente ad ogni
rappresentante parlamentare: ha inoltre il potere di sanzione sulla legge
approvata dall'assemblea, (è in sostanza il diritto di veto che negli Stati
Uniti può esprimere il Presidente, anche se in quel Paese può essere
vanificato, come contrappeso istituzionale, dal voto del Congresso a
maggioranza qualificata di 2/3). Previsti e diversificati (non inutile
doppione) i due "rami" del Parlamento: senatori ultraquarantenni,
come adesso, ma di nomina regia, nominali a vita, donde il non previsto potere
di scioglimento dell'assemblea da parte del Re, come viceversa avviene per la
Camera dei Deputati, è una garanzia di stabilità e permanenza contrapposta
all'altra Camera, con la scelta tra predeterminate e tassative categorie che
garantiscono l'esperienza del settore pubblico e le competenze
"alte": i Deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio, i
Ministri di Stato, i Ministri Segretari di Stato, gli Ambasciatori, i primi
Presidenti e i Presidenti della Suprema Corte di Cassazione, i primi Presidenti
delta Corte d'Appello. l'Avvocato Generale presso la Suprema Corte, Il
Procuratore
Generale dopo cinque anni
di funzioni, i Presidenti delle Magistrature d'Appello dopo tre anni di funzione,
i Consiglieri di Cassazione e della Corte dei Conti dopo cinque anni di
funzione, gli Ufficiali Generali delle Forze Armate, i Consiglieri di Stato
dopo cinque anni di funzione, i membri dell'Accademia della Scienza dopo sette
anni di nomina, i membri del Consiglio Superiore dell'Istruzione Pubblica dopo
sette anni di esercizio, coloro che con servizio e meriti eminenti hanno
illustrato la Patria.
Una prima, immediata riflessione: tra le categorie di persone
che vengono scelte per il Senato non rinverrete una sola devianza di natura,
usiamo una espressione moderna, "clientelare"; non un 'prelievo"
da parte di famiglie importanti, che possono contrabbandare sempre una nomina
regia dicendo "lo consente lo Statuto". A ben vedere qui c'è la
corporazione delle arti, delle scienze, delle lettere, gli uomini che onorano e
illustrano un Paese, c'è una selezione meritocratica che noi abbiamo
dovuto rispolverare con un secolo di ritardo, nel momento in cui è ritornato,
almeno come progetto, il valore della meritocrazia, quando lo Statuto Albertino
fissava dei paletti perché il Sovrano non era libero di nominare chi volesse,
ma doveva dar conto della nomina regia che prelevava personale istituzionale da
categorie che rappresentavano l'illustrazione della Patria, il più alto
vertice, l'aristocrazia dei valori, o per usare la dottrina di Umberto II:
"la gerarchia dei valori"! Il Re cerca valori e non salotti, lobbies
o famiglie, cerca morale e fosforo e non araldica o censo, e questi uomini, per
la loro funzione e non per il loro nome, essendo fondamento del Regno, onorano
la Patria ed hanno il diritto ad essere prescelti sugli altri. C'è l'antica
saggezza, c'è il sale della terra, c'è la scienza
dei valori, c'è tutto nello Statuto Albertino:
aggiornandolo ed attualizzandolo come avviene per ogni
cosa scritta dagli uomini: si può trovare ancora una risposta. Passando al
potere esecutivo: questo appartiene al Re e ai ministri, nel senso che il Re
nomina e revoca i suoi ministri, articolo65, donde derivò consuetudini
contrarie al senso letterale della norma che fece sì che
il Capo del Governo nominato si presentasse coi ministri alle Camere per ottenerne la fiducia. Il costrutto è
peculiare soprattutto perché comprime gli eccessi del presidenzialismo
all'americana, una netta e distinta separazione che il Presidente è Capo del
Governo senza che abbia ingerenze di proposta per legiferare, ed al contempo i
Ministri che rispondono solo ed esclusivamente
nei suoi confronti sono quindi sostanzialmente irresponsabili.
Nello Statuto Albertino è invece previsto
espressamente che i Ministri siano responsabili non solo e non tanto dinanzi al
Re, nei cui confronti hanno prestato il giuramento, ma dinanzi lo Stato, il popolo
in generale. Possono infatti venir messi in stato d'accusa dalla Camera dei Deputali
davanti al Senato, costituita appositamente in Alta Corte di Giustizia,
competente in generale per i crimini di alto tradimento ed attentato alla
sicurezza nazionale da chiunque commessi. Ecco allora che, tirate le somme, non
vi è chi non veda un sistema agile e moderno che supera in garanzie il sistema
americano e non ha nulla da invidiare al francese, definito sorta di Monarchia
... repubblicana per la particolare posizione del Presidente. Non vi è la
separazione assoluta dei poteri si come nel sistema presidenziale puro, mentre
non manca una sicura distribuzione degli stessi nella soprintendenza generale
del Capo dello Stato, appunto il Re.
V'è una interegenza di poteri che non si
annullano ma si compendiano e non vi sono confini ambigui tra un potere ed un
altro. Il Parlamento, ad esempio, pur nella non sussistenza del regime
parlamentare del rapporto fiduciario, fa politica perché fa le leggi e con le
leggi si tracciano gli indirizzi dello Stato, si danno i poteri
dell'amministrazione, non solo vincolandola con la legge finanziaria,
si stabilisce ciò che può essere e non essere fatta Non avviene ciò in
America, che trattandosi di Stato Federale, le leggi di immediata efficacia nei
confronti dei consociati sono quelli dei singoli Stati, né può il congresso
imprimere una linea politica ad un Governo totalmente autonomo e distaccato da
essi.
Si è senno che il sistema
intanto è attuale, e ciò non può essere controverso, in quanto ben si attaglia
ad un modello repubblicano con elezione diretta del popolo. Ma la
modernità di un modello rappresentativo monarchico non cessa di esistere se si tiene
conto:
a) che resta sopra le parti ed essenzialmente persona
superpartes, laddove il Presidente altro non è se non l'espressione di una
fazione in un dato periodo storico, ancor meno: in un dato periodo cronologico;
b) ha, in
quanto carica vitalizia, il carattere della stabilità ed e per Questo garanzia
di normalità nella conduzione della Nazione e, soprattutto, è svincolato
dall'esecutivo e perciò libero da ogni ricatto di parte.
Valutate nel
laboratorio delle vostre riflessioni le proposizioni che ho avuto l'onore di
sottoporvi e che rappresentano non scienze archiviata, ma, tranne dettagli e
lucidature, attualizzazione di un sistema di normazione istituzionale. Ma io mi
chiedo: se la Monarchia fosse stata oppressiva, come si spiega la nostalgia dei
popoli die l'hanno persa? E siccome io non devo affidarmi, ho fatto questo
impegno solenne, a nessuna prosa sentimentale, mi Permetto affidarmi al diario
di queste consistenze, tratto proprio dai costituzionalisti, i più seri, i più
impegnati.
Dutavier: (francese), ed e
un tema questo che è stato riproposto proprio da Fisichella nel momento in cui
ha tracciato la panoramica generale, globale, sull'importanza della Monarchia e
sulle risposte che la Monarchia dà alle attese di un popolo.
Seguite: i popoli dell’Est
europeo si ribellano invocando i loro Sovrani in esilio e chiedendo a gran voce
il ripristino della libertà religiosa, i due baluardi a difesa della dignità
dell’uomo. Così la principessa Maria Luisa di Bulgaria, figlia di Re Boris,
morto in circostanze drammatiche, e della regina Giovanna di Savoia, appena
giunta per una visita privata in terra bulgara, trova ad attenderla mezzo
milione di persone che l’acclamano in un tripudio di gioia con un tappeto di
fiori lungo ben sette chilometri. Un trionfo da Regina, dopo quarantotto anni
di esilio mentre Simeone di Bulgaria è libero di vedere la sua patria. Re
Michele di Romania dopo la caduta della feroce di Ceausescu improvvisamente e
diventato un punto fermo di riferimento per i rumeni e per la Romania, sulla
via di una lenta democratizzazione. L'Ungheria onora gli Asburgo e riscopre
l’apporto dato alla civiltà slava, se è vero, come è vero che i simboli del
glorioso impero austroungarico sono stati rimessi nella bandiera nazionale. La
Cecoslovacchia e la Polonia, riscoprono gli antichi valori spirituali, morali e
civili che hanno reso felice nel passato una realtà nazionale a reggimento
monarchico.
Il Montenegro, tanto caro
agli italiani perché ha dato i natali alla Regina Elena, Regina della carità e
della dignità, riscopre i propri Sovrani in una vampata di orgoglio e di dignità
di popolo e accoglie le spoglie mortali con onori storici. I croati e gli sloveni
e tutti i popoli della variegata Repubblica di Jugoslavia, si ribellano invocando
il Re Alessandro di Jugoslavia in esilio a Londra, elevata a punto di
riferimento per gli sviluppi politici e futuri. I sostenitori della Monarchia
Asburgica si stanno molto attivando, perché capaci di grandi slanci di fronte a
ripensamenti (non e dato sottovalutare il ritorno trionfale della salma
dell'ultima Imperatrice Zita, consorte vedova dell'ultimo Imperatore Carlo).
In molli laend della
Germania, e in forte ripresa l’idea della restaurazione monarchica e nella
repubblicana Francia gli ultimi sondaggi danno grossi punti a favore della
possibile restaurazione monarchica, il che non ha bisogno di commenti; infine,
la Russia, la ex-Unione Sovietica, che si esalta in una crescente ansia dl
ritorno ai tradizionali valori ovili e spirituali di quel grande
popolo,
l'altare e il trono.
Avevate ragione,
cari Valore e Previtera, quando vi impegnavate in queste ricerche. Avevate
ragione perché sono ricerche oggi confortate dal controllo della storia, tanto
che possiamo noi dire che la monarchia è anzitutto, e cominciamo ad approdare alle
realtà propositive, sintesi di valori di stabilità istituzionale.
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La presenza del Commonwealth è la conferma di
quanto noi sostenuto. La Monarchia opera il miracolo di unire popoli, razze, idiomi, tradizioni diverse e spesso posti
in nome di una sola realtà viva. Il Sovrano, simbolo comune di affiatamento
nazionale, di comuni tentativi per superare i particolarismi locali.
Tra
tanti è possibile parlare della Nazione americana, quando apprendiamo che la
divisione alla fine porta persino alla separatezza tra varie legislazioni. Il
Re è il Re di tutti, dei presenti perché come persona fisica nella contingenza
del presente vissuto, come parte integrante della dinastia e come Sovrano, cioè
come istituzione senza tempo, seppure incarnata nel tempo. II Re della generazione
passata perché legato alle generazioni trascorse a mezzo della successione
dinastica; dinastia, Re Patria e popolo sono cosi un tutt'uno, pur nel fluire
del tempo e degli eventi; è realizzazione che continua il cammino della storia
delle radici di una Comunità nazionale.
Un filosofo del diritto, il mio maestro, un
costituzionalista che sicuramente resterà non solo nella memoria, ma nel
futuro delle generazioni italiane, parlo del grande Orazio Condorelli, quando
ci insegnava ad amare la Patria, ammoniva: "La Patria ed il Re sono un
tutt'uno; ma la Patria si serve anche quando si perde il Re, perché il Re
questo vuole, perché la Patria è casa di storia e di memorie"!
E allora la Monarchia diventa anzitutto stile:
immaginatevi un Re che esterni nelle occasioni che gli sono o non gli sono consentite,
che soprattutto cerchi visite all'estero, incredibile ma così, per parlare
delle miserie interne e dare un'impressione penosissima, soprattutto ai nostri
connazionali all'estero, non chiamateli emigranti, sono sessantacinque milioni
e rappresentano l'altra Italia - immaginate un Re che in visita istituzionale
parli delle miserie interne, delle beghe, delle diatribe della Patria, quando
sappiamo che arrivano in Italia Presidenti di Repubblica ... monarchici, e voi
sapete a chi mi riferisco, che hanno la forza di passare su quello che è stata
la rivoluzione tentata dalle sinistre nel proprio Stato, parlo della Francia,
dove le sinistre hanno voluto dimostrare che il voto non serve a nulla fino a
quando c’è la volontà delle sinistre di immobilizzare eversivamente la
democrazia e ci vuole la grande forza di un
Capo di Stato per resistere persino alle barricate ed arrivare in un'Italia che
si era permessa in esternazione di parlar male di questo Stato, e dire: lo
vengo a rendere onore al Santo Padre, non certamente vengo in visita al
governo degli insulti"...
E perché questi statisti? Perché il senso dello Stato non si compra alla Standa, non si improvvisa, non lo insegnano i Partiti. O si ha o non si ha. È come la nobiltà dell'animo: o c’è o non c'è. È come l'onestà: può essere affinato ed è affinato con l'educazione, con l'esperienza, col Governo dei problemi. Non può succedere mai che improvvisandosi statisti tali si resta, perché al primo impatto si sfascia l'immagine precaria. Organizziamo una riflessione: l'ingegneria costituzionale non deve inventare solo progetti possibili, e torno di nuovo a Fisichella. Deve anche autorizzare istituti fondamentali e perenni. Ma voi pensate, nell'epoca dei diritti diffusi, Avv. Caroleo, quando persino le organizzazioni, le più variegate, possono costituirsi parte civili in processi particolari di ambiente o di violenza e così via, nell'epoca dei diritti diffusi noi ci siamo ingegnati (!) a sopprimere il diritto fondamentale, vale a dire quello dell'esercizio della democrazia, con l'art. 139 della Costituzione, che non rende soggetta a revisione costituzionale una forma che si dice scelta dal popolo!
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