NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 5 gennaio 2023

Lampi di luce: la Regina del Popolo


Di F.C.


Nell’oscurantismo che ha caratterizzato, purtroppo, tanti studi, più o meno storici, dedicati alla Casa Savoia nel secondo dopoguerra sono, purtroppo, solo ogni tanto, apparsi “lampi di luce” dovuti all’onestà intellettuale di qualcuno. E’ il caso di quanto verificatosi a Brindisi il 18 maggio del 2020, allorché la banchina centrale del Seno di Ponente veniva intitolata al nome di Sua Maestà la Regina Elena di Montenegro, moglie, per 50 anni, del Re Vittorio Emanuele III, e per 46 ani, appunto Regina d’Italia.

In occasione dell’intitolazione, una targa ricordo venne collocata dal Presidente dell’Autorità di sistema portuale sulla banchina di fronte all’Hotel Internazionale, con la quale la Sovrana viene veniva ricordata come “Regina del popolo” per il suo impegno ne sociale, portato avanti per tutta la sua vita.

L’iniziativa è inserita in un progetto di più vasta portata, promosso dall’on. Mauro D’Attis - giovane deputato salentino, esponente di Forza Italia, eletto alla Camera nel 2018, e confermato anche nelle elezioni 2022 - per il riconoscimento di Brindisi tra le capitali d’Italia. Ciò, considerando che, ad ogni effetto, il Capoluogo pugliese fu sede del Regio Governo italiano dal settembre 1943 al febbraio 1944, quando lo stesso si trasferì a Salerno.

Dal momento che anche in quei mesi drammatici, Elena di Savoia riprese immediatamente la sua ininterrotta opera di assistenza e di supporto verso i bisognosi, in particolare, a Brindisi, a favore degli orfani assistititi presso l’Istituto San Vincenzo, in piazza Duomo, ai quali portava in dono giocattoli fatti da lei, grembiuli e biancheria – nonostante le gravissime ristrettezze economiche in cui sia il Re che la Regina si trovavano, avendo gli stessi lasciato Roma con poco più che gli abiti che avevano indosso - si sono voluti ricordare quei gesti della Sovrana, perpetuandone il nome alle future generazioni.

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