di Emilio Del Bel Belluz
In questi giorni che precedono la festa del Santo Natale il freddo è molto pungente, la natura è spoglia e brulla e davanti al caminetto mi sono messo a leggere un racconto che narra di un Natale del Re Umberto II, che già da qualche anno si trovava in esilio in Portogallo. Qualche giorno prima di Natale il Re era andato alla Santa Messa nella piccola chiesa che distava poco dalla sua casa, come era sua abitudine andarci ogni domenica. Il Re si metteva sul primo banco, entrando sulla destra, davanti alla Madonna. La gente del paese sapeva che il Re amava quel posto e nessuno glielo occupava. Il Re aveva sempre con sé un messale nero che la Regina Elena gli aveva donato. Quelli che lo vedevano a messa di solito erano pescatori che non erano molto ricchi, a quel tempo era difficile fare del denaro con la pesca. Quella mattina il prete del paese lo invitò in canonica, per parlargli di una faccenda che lo turbava. La stanza dove si misero a parlare era un luogo conosciuto dal sovrano, il curato ogni tanto si intratteneva con lui a bere un caffè. La perpetua in quelle occasioni era sempre pronta a portare al Re una fetta di torta appena sfornata e costui gradiva quelle gentilezze. In un certo senso lo facevano sentire a casa, l’accoglienza per un esule è tra le cose che più si apprezzano. Il curato in modo diretto chiese al re un aiuto per una famiglia bisognosa. Si trattava di una moglie che aveva perduto il marito in mare, durante una notte di pesca. Questa donna ora si trovava sola e doveva mantenere cinque figli, e la vecchia madre che viveva con lei. Si avvicinava il Santo Natale, non mancavano che tre giorni, e qualcosa di gentile bisognava fare per questa famiglia affinché passasse un Natale sereno. Il Re si dimostrò subito d’accordo nel sostenerli. Il cuore di Umberto era sempre aperto verso i bisognosi. Il prete lo vedeva alla fine della messa che dava qualcosa a quelli che gli tendevano la mano. Il curato ottenuto la promessa di assistenza, chiese al sovrano che venisse a vedere la casa di pescatori dove c’era bisogno d’aiuto. Il prete lo condusse in una strada poco lontana dove si vedeva una casa che aveva bisogno d’essere sistemata e bussò alla porta. La vedova andò ad aprire la porta ed accolse con gioia gli ospiti. Quando riconobbe il Re, che era molto noto in quel paese di pescatori, arrossì e si scusò per le condizioni in cui si trovava. Il sovrano le fece un gesto con la mano e le sorrise. Quando entrarono in casa la prima cosa che notarono furono i cinque bambini che stavano a tavola davanti ad una scodella di latte, con del pane. I bambini subito si alzarono e salutarono gli ospiti. Il Re in cuor suo si sentiva triste nel vedere questi bambini che non avevano molto da mangiare. Nella stanza il fuoco del caminetto era quasi spento, vi ardeva un vecchio ceppo quasi consumato. La donna volle a tutti i costi offrire qualcosa da bere e da una credenza tolse una bottiglia d’amaro, un liquore che elle stessa aveva fatto, raccogliendo delle erbe medicinali. Il re si mise a parlare con lei, e la donna raccontò che aveva perduto il marito in mare, e da qualche mese si trovava in difficoltà. I bambini nel frattempo avevano preso coraggio e il sovrano fece ad ognuno una carezza sui capelli. Il Re aveva dei figli e in quel momento pesava a loro. La donna aveva compreso che il sovrano che si era degnato di venire nella sua casa, li avrebbe aiutati. Il Re le strinse la mano e la donna gliela baciò, un gesto che le veniva dal cuore. Mentre il re salutava i bambini, comprese che il dolore in quella casa era stato devastante. Il curato si sentiva felice, aveva compreso che quella famiglia non sarebbe stata sola. Il Re salutò sulla porta della canonica il sacerdote promettendogli che avrebbe fatto qualcosa per loro. Quando rientrò in famiglia, venne accolto dai figli festanti, e andò vicino all’albero di Natale, sotto al quale erano deposti dei doni da giorni. Il suo pensiero corse alla famiglia povera, loro non avevano l’albero così ben addobbato, in quella casa non c’era il segno del Santo Natale. Il suo pensiero corse a quando da piccolo sua mamma lo portava a pregare davanti al presepe, o quando nella notte di Natale poneva assieme alle sorelle, il Bambino Gesù. Quella notte non riuscì a prendere sonno. Il mattino seguente chiamò il suo fido collaboratore e l’autista. Espose loro che bisognava portare dei doni alla famiglia di un pescatore. I regali dovevano essere comprati in paese e sarebbero consistiti in generi alimentari, libri da lettura e materiale scolastico per i bambini. Spiegò al suo collaboratore che avrebbe aggiunto anche una somma di denaro sufficiente per le necessità della famiglia per un lungo periodo, e che avrebbe ripetuto tale gesto anche successivamente. Il giorno del Santo Natale una macchina si fermava davanti alla casa del pescatore. Quando la vedova venne ad aprire si trovò davanti a ogni ben di Dio. I bambini sentendo le grida di gioia della mamma corsero e la loro felicità era inimmaginabile. Tra le cose che recapitarono alla famiglia, c’era anche un biglietto di auguri del sovrano. La donna era davvero felice e i figli non ebbero il coraggio di scartare subito i regali di Natale, perché volevano che la sorpresa durasse a lungo. Tra i regali c’era anche un presepe che fu subito collocato vicino al caminetto che aveva ricominciato ad ardere. Per quella famiglia era arrivato un Natale che non si aspettava. Da quel momento il Re tramite il curato continuò a farle del bene. Ogni tanto li vedeva alla Santa Messa, e quei volti non li avrebbe mai dimenticati. Nella solitudine dell’esilio questo gesto d’amore lo aveva fatto sentire meno triste. La Regina Elena dal cielo avrebbe gradito di sicuro. La casa del pescatore ebbe delle imposte nuove ed altre manutenzioni furono eseguite. Quella notte di natale un miracolo c’era stato per davvero.
Mi sono emozionato a leggere questo articolo! Viva il Re, viva la Monarchia. Poteva e Doveva essere il Nostro Re, un Grande Re.
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