NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 2 febbraio 2021

Un centenario da esaminare


Il professore Quaglieni, noto ed apprezzato storico, ha scritto, riferendosi al centenario della fondazione del partito comunista, avvenuta a Livorno, il 21 gennaio 1921, nel corso del congresso nazionale socialista, trattarsi di un evento “da studiare e non ( solo ) da celebrare” e mai frase è stata più esatta. Infatti nel 1921 una diversa evoluzione dei socialisti verso una collaborazione e partecipazione governativa, sollecitata più volte da Giolitti, in pieno accordo con il Re, avrebbe sbarrato la strada al fascismo ed inserito, come in altri paesi europei il socialismo nel mondo riformista, bloccando gli scioperi ormai più dannosi che utili, e rafforzando quel piccolo gruppo di ex socialisti, esempio più significativo, Ivanoe Bonomi, che avevano iniziato la collaborazione con la Monarchia, divenendo addirittura Presidente del Consiglio, dopo essere stato Ministro della Guerra. Così il partito comunista iniziava la sua battaglia contro le istituzioni, affascinato dalla definitiva presa di potere dei bolscevichi in Russia, che avevano debellato le ultime resistenze delle “armate bianche”, fucilando diversi loro capi. Questo legame, mai dissolto per decenni, avrebbe dato i suoi frutti dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, ad opera esclusiva del Re, che, finalmente, nel voto del Gran Consiglio del fascismo, aveva trovato la motivazione per dimettere Mussolini, dando il potere ad un governo tecnico, presieduto dal Maresciallo Badoglio. Il partito comunista prese infatti subito posto tra i sei partiti del C.L.N: (Comitato Liberazione Nazionale), assumendone, specie al Nord nel C.L.N.A.I, un ruolo determinante, vedi Luigi Longo, vice comandante delle forze partigiane, essendo le brigate Garibaldi tra le più numerose formazioni nella Resistenza, anche se nel complesso erano pur sempre minoritarie data la presenza massiccia, specie in Piemonte e nel Veneto, dei cosiddetti “Autonomi”, che in realtà erano i militari fedeli al giuramento al Re, che avevano costituito le prime formazioni di patrioti, militarmente organizzate ed a cui si devono i maggiori successi, come, ad esempio la liberazione di Alba, splendidamente descritta dal giovane grande scrittore Fenoglio, “badogliano”, che poi nel referendum votò per la Monarchia, come in maggioranza votarono pure gli elettori di Alba. Altro che la “repubblica di Alba”, così falsamente denominata in epoca successiva.

Nell’Italia, nella parte liberata e restituita al Governo del Re, il partito comunista, grazie al ritorno dalla Unione Sovietica, di Ercole Ercoli, in realtà, Palmiro Togliatti, ed alla “svolta di Salerno”, entrava nel Governo Badoglio, e poi in quelli Bonomi, Parri e De Gasperi, con ministri in dicasteri sempre più importanti, raggiungendo il culmine nel governo che avrebbe gestito le elezioni per la Costituente ed il Referendum, con il Ministero di Grazia e Giustizia, affidato proprio a Togliatti. Senza dubbio nell’avvento della repubblica il partito comunista fu determinante, sia per i quattro milioni di voti, sia per l’opera svolta da Togliatti che aveva manovrato i componenti della Corte di Cassazione, per cui quando venne loro sottoposto il ricorso Selvaggi, circa il modo di calcolare il numero degli elettori votanti, comprendendo giustamente negli stessi i voti annullati, la maggioranza, di undici, votò contro, malgrado il parere favorevole all’accoglimento, del Procuratore Generale, Massimo Pilotti, insigne giurista, e dello stesso Presidente Pagano, che portò ad otto i voti favorevoli. Nei lavori della Costituente, di cui dopo Saragat dimessosi per la sua uscita dal partito socialista, fu nominato presidente il comunista Terracini, il punto più importante raggiunto dai comunisti fu l’inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi con grande scorno degli anticlericali del partito d’azione, repubblicano e socialista, più qualche sparuto liberale e demo sociale. Estromessi dal Governo De Gasperi nel 1947, governo che si resse con i voti dei qualunquisti e monarchici, il P.C.I. puntò tutto per una conquista democratica del potere, con le elezioni generali del 18 aprile 1948, unendosi con i socialisti e qualche indipendente di sinistra nel Fronte Democratico Popolare, a simbolo del quale fu inserito il volto di Garibaldi, dimentichi che il motto del vero Garibaldi fosse stato “Italia e Vittorio Emanuele”! Un possibile sbocco rivoluzionario dopo la cocente sconfitta elettorale del Fronte nelle elezioni che videro la Democrazia Cristiana, sfiorare il 50% dei voti, grazie agli elettori che nel referendum del1946 avevano votato per la Monarchia, fu alla notizia dell’attentato a Togliatti, gravemente ferito da uno squallido estremista anticomunista, tale Pallante, ma proprio Togliatti, salvato dal grande chirurgo Valdoni, seppe inviare un messaggio, che era un ordine, di bloccare qualsiasi movimento insurrezionale.

Così dopo il 1948 iniziò il lento, costante inserimento dei comunisti, pesantemente aiutati finanziariamente dall’Unione Sovietica, nei vari settori non politici, cominciando dalla cultura, secondo l’insegnamento gramsciano, riabilitando tutti gli ex fascisti che si erano convertiti al comunismo, settore dimenticato dai democristiani, un cui importante esponente aveva parlato di “culturame” e questo inserimento, anche da un punto di vista politico, ebbe una consacrazione, dopo l’avvento delle Regioni, purtroppo previste nella Costituzione, per una vecchia idea sturziana, inizialmente contrastata proprio dai comunisti, e combattuto fino all’ultimo da liberali, monarchici e missini, con la conquista e quindi il governo di tutte le regioni dell’Italia Centrale, Toscana, Emilia Romagna, Marche ed Umbria, creando una rete di potere durata per cinquant’anni e solo recentemente, in parte sgretolata, escluse sempre la Toscana e l’Emilia, incrollabilmente “rosse” : Così vennero poi la Presidenza della Camera, convergenze parallele ed altro, per finire con il cambio del nome, bloccando sempre lo sviluppo di un forte partito socialdemocratico o laburista, come nel resto dell’Europa, per cui solo in Italia la sinistra ha coinciso con “comunismo” con gravissimo danno nella alternanza democratica del potere che avveniva invece normalmente nel Regno Unito, in Germania, in Francia e nella Spagna tornata alla liberaldemocrazia in una restaurata e rinnovata Monarchia.

Un giudizio? Non giudicate se non volete essere giudicati, per cui invece alcune considerazioni e constatazioni. Inseriti e difesi dagli ordinamenti democratici e parlamentari, gli esponenti comunisti hanno rivestito cariche anche altissime, sono stati commemorati e celebrati, persino con emissione di francobolli, in occasione della loro scomparsa, giudicati sempre in termini benevoli e comprensivi, ed i loro più giovani esponenti vengono intervistati, esponendo i loro sogni ed i loro ideali ( ? ), grazie anche ai tanti ex comunisti(?), stabilmente inseritesi nella RAI-TV e nella grande stampa, vedi il recentissimo caso del novantaseienne Macaluso, ricordato come un grande uomo, amico del popolo, evitando la sorte tragica di tanti loro compagni di partito, che in paesi dove erano giunti al potere, ( fortunatamente non l’Italia ),vedi ad esempio, Cecoslovacchia ed Ungheria, finirono successivamente sul patibolo, nella migliore tradizione staliniana, uno per tutti l’infelice Imre Nagy, già primo ministro ungherese impiccato dai suoi compagni di partito.

Domenico Giglio

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