NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 28 febbraio 2021

Da Bava Beccaris a Bresci. Anatomia di un regicidio

Giorgio Ferrari ricostruisce il lungo percorso che ha portato all'attentato a Umberto I


 

di Matteo Sacchi

Monza, 29 luglio dell'anno mille e novecento, due destini si incrociano: quello di Umberto I di Savoia, re d'Italia dal 1878, e quello di Gaetano Bresci, anarchico e figlio di contadini.

Tre colpi di pistola - in rapida sequenza, e a breve distanza - contro il Re in carrozza, che saluta la folla venuta ad assistere ad un saggio ginnico, troncano la vita del monarca. È un attimo. La carrozza tenta la fuga, il Re dice «Non credo sia niente» e poi si accascia, la gente inferocita cerca di linciare Bresci che balbetta «non sono stato io». Lo salverà, arrestandolo, un maresciallo dei carabinieri, Andrea Braggio. Bresci non oppone resistenza e solo a posteriori, salvato dai bastoni, dirà la celebre frase: «Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio».

Quella scena accaduta nell'afosa serata estiva di Monza che cambierà la storia d'Italia è solo l'ultima di un dramma iniziato ben prima. Per rendersene conto a 120 anni dalla morte di Gaetano Bresci, forse (e il forse è d'obbligo) suicida nel carcere di Santo Stefano a Ventotene, c'è un libro che ricostruisce non tanto il regicidio, quanto l'intricato percorso sociale e politico che ha portato a esso: Uccidete il Re Buono. Da Bava Beccaris a Gaetano Bresci (Neri Pozza, pagg. 272, euro 18) di Giorgio Ferrari. Ferrari, inviato speciale ed editorialista, cesella con precisione certosina il contesto europeo e internazionale in cui è maturato l'attentato. L'impressione che se ne ricava è che molte delle tensioni politiche e ideologiche del Novecento, nonché il militarismo e la violenza che ha portato alle Guerre mondiali, abbiano solide radici nel secolo precedente. I tre proiettili (ma c'è stato anche chi ha parlato di un quarto colpo) che uccisero un Re schiacciato dall'ombra di suo padre, il vitale e battagliero Vittorio Emanuele II, sono stati fusi tanto nello stampo dell'anarchia che in quello del militarismo bismarckiano.

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https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/bava-beccaris-bresci-anatomia-regicidio-1927016.html

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