di Alfonso Raimo-Dire
“Estote parati”, dice il
presidente dell’Unione monarchica italiana Alessandro Sacchi, al termine di un
infuocato discorso a Roma, in via Cavour.
Ad applaudire, in una sala dove
sono rimasti solo posti in piedi, tra corone e gigantografie di Umberto II, stemmi
della casa reale e tricolori del Regno, anche l’ex presidente del Senato (della
Repubblica) Renato Schifani, l’ex ministro montiano Giulio Terzi di Sant’Agata,
l’ex presidente della commissione finanze della Camera Daniele Capezzone.
Sua altezza reale Bianca di
Savoia-Aosta, contessa Arrivabene, primogenita del duca Amedeo, rappresenta la
dinastia (ex) regnante ( in realtà S.A.R. la Principessa Mafalda, terzogenita del Duca Amedeo, n.d.staff).
Spunta anche una fascia
tricolore: la indossa Camillo Savini, consigliere comunale a Penne, Pescara
(‘Ho la delega al Risorgimento’, spiega).
I monarchici 2.0 non hanno
superato il trauma del 2 giugno 1946.Vorrebbero appellarsi nuovamente al popolo
per porre l’antico dilemma: repubblica o monarchia? E questa volta, sono
convinti, le cose andrebbero diversamente. Anche perché’, quel referendum sfociò
in “un colpo di stato”, sostiene lo storico Francesco Perfetti. E fu solo la
“grande responsabilità” di Umberto II, “uomo dal carattere meraviglioso e dai
sentimenti buoni” a evitare la guerra civile. Dal lungo esilio istituzionale i
monarchici potrebbero tornare oggi se la politica ne accogliesse le richieste:
in primis, il rientro delle salme dei Savoia. E poi la cancellazione delle tre
lettere, ‘non’, dall’articolo 139 della Costituzione (‘la forma repubblicana
non puo’ essere oggetto di revisione costituzionale’).
Piattaforma accolta solo
parzialmente da Schifani, per il quale “il rientro delle salme e’ di buon
senso”. Impervia, invece, la strada che conduce alla revisione costituzionale:
“In questa legislatura non ci sono le condizioni. Nel prosieguo, se tutte le
forze politiche, a 360 gradi, fossero d’accordo, si potrebbe aprire un
dibattito…”, spiega l’ex presidente del Senato. Troppo poco per convincere
Sacchi, che dal palco chiede l’abrogazione del 139, “una mostruosità
giuridica”.
“Noi- spiega alla DIRE il
presidente dell‘Unione monarchica italiana- abbiamo due richieste. O ce le
danno, o faremo da soli. Non escludiamo niente. E’ finito il tempo in cui
eravamo solo portatori di voti”. Che possano esserci candidati monarchici, o
liste monarchiche alle elezioni del 2018, è sub condicione della legge elettorale.
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