Il 18 marzo 1983 moriva in Svizzera l’ultimo
Re d’Italia, Umberto II, per una crisi cardiaca, dopo una lunga malattia. Ma il
cuore del Re aveva già finito di battere nel momento della sua partenza
dall’Italia, con il volto sorridente aveva salutato i suoi corazzieri e quei
fedeli che lo avevano sostenuto. Se ne andò con la morte nel cuore, augurandosi
di morire mentre l’aereo stava affrontando una tempesta in volo. Giunse in
Portogallo, a Cascais, nobile paese che lo accolse per ben trentasette anni di
doloroso esilio.
Ogni volta che mi capita di
incontrare un portoghese lo ringrazio per avere ospitato il Re.
Non credo che il Re avesse mai pensato di rimanere lontano dalla sua patria per sempre, anche perché non aveva fatto nulla di male, anzi se ne era andato per evitare una guerra civile che avrebbe insanguinato il Paese. L’Italia ricompensò questo suo nobile animo con l’esilio fino alla morte, avvenuta in una clinica svizzera.
Non credo che il Re avesse mai pensato di rimanere lontano dalla sua patria per sempre, anche perché non aveva fatto nulla di male, anzi se ne era andato per evitare una guerra civile che avrebbe insanguinato il Paese. L’Italia ricompensò questo suo nobile animo con l’esilio fino alla morte, avvenuta in una clinica svizzera.
Aver fatto morire in esilio il Re è da considerarsi una cosa grave, mentre il nostro Paese garantisce ogni diritto a chiunque metta piede in Italia e ogni tipo di sostegno anche a quelli che delinquono. I Savoia neanche da morti sono potuti ritornare in Italia e questo è un segno di una democrazia che traballa. L’ultimo appello per il rientro dei Savoia fu fatto al Presidente della repubblica dalla principessa Maria Gabriella che chiese di poter rimpatriare i suoi nonni, il Re Vittorio Emanuele III e la diletta Regina Elena di Montenegro, nonché il Re Umberto II e la regina Maria Josè. Questo appello non ebbe nessun riscontro. Quanto sarebbe bello che gli ultimi re d’Italia potessero riposare al Pantheon dove sono sepolti gli altri sovrani. In questo modo si sarebbe scritta una pagina di storia meno vergognosa.
Ma la storia viene scritta dai
vincitori. Ho l’impressione che il mio
Paese si spaventi per ogni iniziativa che non sia condivisa dal governo di
sinistra, comprensivo verso tutti, ma non con la propria storia e con i Savoia
che hanno unificato l’Italia. Si può constatare che in questi settanta anni
dalla fine della monarchia, il Paese si presenta sempre più disunito e sempre più
povero d’ideali di patria.
L’Italia che non aiuta gli
italiani come dovrebbe è un ‘Italia che ogni giorno conta i passi che le
mancano per sparire come nazione. Basti pensare alla denatalità che è già un
dato stabile nel nostro Paese, si nasce di meno perché si ha paura di mettere
al mondo nuovi italiani senza prospettive di futuro. Il marzo 1983 ad oggi sono
trascorsi 34 anni dalla scomparsa di Re
Umberto II, un re che è stato dimenticato perché in pochi ne hanno parlato in questi anni, e se lo hanno
fatto, spesso è stato per calunniarlo.
Personalmente lo ho sempre amato
perché ho visto in lui l’uomo che ha vissuto una vita difficile con il tormento
della solitudine dell’esilio e con la tristezza di non aver potuto essere con i
suoi amati italiani. Alla sua morte, lasciò alla Chiesa, la Sacra Sindone, ma
la Chiesa lo ha dimenticato. La stampa cattolica non gli ha mai dato lo spazio
che avrebbe meritato. Eppure i Savoia sono stati sempre vicini alla Chiesa e ai
suoi papi.
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