4) Sulla dilatazione del mercato di consumo della produzione
nazionale, ed in particolare sulla indispensabile revisione dell’attuale
politica del commercio con l’Estero. Il complesso di provvedimenti e di riforme
indicati da questa mozione tendono — oltre che a fini proprii di giustizia
sociale, di soldarietà nazionale e di equilibrio politico — a dilatare sempre
più, quali a rapido effetto e quali a lunga portata, il potere di acquisto del
mercato interno onde trovare maggiore possibilità di sbocco alla produzione
nazionale. Anche a questo fine — che interessa precipuamente l’equilibrio economico
nazionale, giacché una economia che sia ridotta a produrre per il magazzino
oltre le normali aliquote è una economia alla vigilia del fallimento quale che
sia l’aumento dei suoi indici di produzione — sono urgenti e rispondenti ad
improcrastinabili necessità dell’equilibrio economico nazionale così i
provvedimenti su una nuova strutturazione del sistema fiscale, e specialmente la
abolizione delle Imposte di Consumo che più incidono sui consumi delle classi
medie e popolari e la riduzione delle altre fra esse, quelli per una riforma
del regime del credito suggeriti nella prima parte di questa mozione, come oggi
atto o provvedimento che tenda ad accrescere i redditi delle classi medie e
popolari. Giacché questi, per le necessità della vita, più rapidamente che non i redditi delle classi ad alta ricchezza ritornano sul
circolo delle scambio monetario e stimolano le vendite ed i consumi con immediato
sollievo delle categorie produttrici e commerciali.
Ma qualsiasi esaltazione dei
consumi sul mercato interno sarà insufficiente ad assicurare un confacente
sviluppo ad una attività produttiva la quale non solo è in aumento, ma deve
essere per ogni altra possibile via stimolata a sempre più accrescersi per
incrementare il mercato del lavoro. A questo fine occorre assicurare alla
produzione italiana assai più vasti sbocchi che non gli attuali sui mercati esteri,
scopo che non sembra raggiungibile senza una revisione radicale dei criteri
della politica del commercio estero.
Questa deve ispirarsi, oltre a tutti gli altri che ne conseguono,
a due criteri fondamentali: a) equilibrare con i provvedimenti analoghi degli
Stati stranieri i provvedimenti di «liberalizzazione» cosicché questa teoricamente
auspicabile — non avvenga se non a condizioni di garantita reciprocità e con
piena garanzia degli interessi della produzione nazionale nei confronti della
concorrenza straniera; b) condurre una politica del commercio estero capace soprattutto
di dirigere le nostre esportazioni non su mercati scelti in base a criterii
politici, ed economicamente concorrenti o inaccoglienti, ma su quei mercati
che, oltre ad essere tradizionali all’attività mercantile italiana e ad offrire
larghe possibilità di intercambio, sono naturalmente ed economicamente complementari
al mercato italiano. Sono questi i mercati dell’Est, sia esso europeo, mediterraneo
o asiatico.
A potenziare il nostro intercambio con questi mercati e ad assicurare
in essi all’attività commerciale italiana quelle solide posizioni che già essa
vi conobbe, deve esser rivolta la nostra maggior cura, superando quei
pregiudizii, quelle eventuali inibizioni e quegli ostacoli che potessero
venire, per alcuni di essi, da motivi strategici ed ideologici.
Tale politica
del commercio estero deve essere sostenuta da una adeguata politica estera la
quale, senza infrangere la solidarietà occidentale, deve preoccuparsi in ogni
questione e di fronte a qualsiasi alleato della sovranità ed indipendenza del
giudizio italiano, degli interessi nazionali in ogni caso preminenti su quelli comuni,
e riconquistare quella autonomia di politica estera che possa consentire anche
all’Italia, come da qualche mese consente alla Francia, di lavorare, nell’interesse
comune, alla distensione europea e alla pace mondiale. La decisa ripresa delle
nostre relazioni commerciali ad Est, suffragata dai necessari atti politici (come
il riconoscimento della Repubblica Cinese e lo stabilimento tra Roma e Pekino di
reciproche normali relazioni diplomatiche) appare essenziale a questi fini
generali, oltrecchè urgente ai fini preminenti dell’interesse economico e
politico italiano.
PASQUALE PENNISI (Roma), Delegato di base.
ALDO SALERNO (Roma), Vice Segretario Generale del PNM.
STEFANO CAVALIERE (Foggia), Deputato al Parlamento.
ALBERICO LENZA (Salemo), Deputato al Parlamento.
IPPOLITO CARINI (Rovigo), Consigliere Nazionale del PNM. - Ispettore Regionale per il Veneto.
FRANCO MAGGI (Pescara), Consigliere Nazionale del PNM.
CONCETTA LANFRANCHI (Taranto), Ispettrice Nazionale del M.F. del
PNM.
ENRICO AIELLO (Potenza), Ispettore Regionale per la Lucania.
GIOVANNI SEMERANO, Direttore della rivista « La Monarchia ».
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