Definire
Waldimaro Fiorentino uno scrittore prolifico e poligrafo è una realtà, perché,
oltre ad aver firmato dodicimila articoli sui più vari argomenti, i suoi lavori
più impegnativi spaziano dagli scienziati italiani, opera monumentale, patrocinata
dalla Società Italiana per il Progresso delle Scienze, al mondo della musica e dell’operetta
italiana, ai problemi religiosi della “Rerum Novarum”, a problemi storici e politici
da De Gasperi, al rapporto di Casa Savoia con l’Alto Adige, al federalismo e
decentramento, alla questione istituzionale vista dal punto di vista monarchico,
agli italiani in Egitto, alla genesi della prima guerra mondiale ed ora agli esuli dell’Istria, Fiume
e Dalmazia.
Il volume
così intitolato “Istria, Fiume e Dalmazia – La tragedia degli esuli“ (Edizioni
Catinaccio – Bolzano – maggio 2017 –
Euro 15,00), uscito da pochi mesi e che ha avuto importanti e positive recensioni
sui quotidiani trentini ed altoatesini, è una precisa documentazione storica dal
1800 ad oggi della vita e delle azioni che gli italiani di queste terre hanno compiuto
per riaffermare la loro italianità sotto il governo asburgico, e poi, dopo il purtroppo
breve periodo del loro ricongiungimento al
Regno d’Italia, nel triste e tragico dopoguerra della seconda guerra mondiale sotto la ben peggiore oppressione comunista
titina, terminato con la partenza e l’abbandono della terra natia e dei beni,
da parte
della grande maggioranza della popolazione di lingua, cultura e tradizione
italica. Esuli che non sempre furono accolti in Italia, specie all’inizio, con sentimenti
fraterni particolarmente da parte dei comunisti, per i quali la solidarietà ideologica
con la Jugoslavia, era superiore alla solidarietà nazionale.
Secondo
il suo stile e metodo Waldimaro Fiorentino, approfondisce date e nominativi di persone
nate in quelle terre, frutto di una non certo facile ricerca storico anagrafica,
che rendono il suo testo difficilmente oppugnabile e discutibile. Ed a date e nominativi,
di coloro, numerosi, che si distinsero in tutti i campi e che ben operarono per
l’italianità, nomi che in molti casi lasceranno sorpresi i lettori, si aggiungono
cifre e statistiche altrettanto precise per cui libri come questo sono come pietre
miliari della storia di terre dove Venezia aveva impresso il suo stampo d’italianità,
che dopo la sua caduta, venne ripreso in quel più vasto movimento nazionale che
fu il Risorgimento, con l’unità raggiunta, sia pure parziale, nel 1861 con la proclamazione
del Regno d’Italia. Ed al Regno d’Italia da tale data al 1915, inizio della IV Guerra
d’Indipendenza, guardarono, sperarono e dettero anche un contributo di sangue, gli
italiani di queste terre. Quindi Irredentismo e senso nazionale che suscitarono
la reazione politica, poliziesca, e snazionalizzatrice dell’impero austro-ungarico,
a vantaggio di slavi e croati, così ben documentata ed approfondita da Fiorentino,
di cui è doveroso ricordare le sue ragionate convinzioni monarchiche sabaude che
lo portarono, giovanissimo, ad iscriversi al Movimento Giovanile del Partito Nazionale Monarchico ed il suo impegno successivo che lo
ha visto per decenni rappresentante monarchico nel Consiglio Comunale di Bolzano.
Domenico Giglio
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