POLITICA DELL'AGRICOLTURA
C) Occorre rivedere e migliorare la
attuale legislazione relativa alla riforma agraria, e tutta la politica
agraria. Circa i problemi economici e sociali nel settore dell'agricoltura,
deve anzitutto premettersi che esso non è inficiato, come quelli industriale e
finanziario, del fenomeno capitalistico, se non forse in poche e individuali
singole eccezioni, e che esso è stato vittima di una manovra politico-capitalistica,
intesa a scaricare sull'agricoltura la pressione demagogica nella speranza di rallentarla negli altri settori,
manovra nella quale governo e maggioranza quadripartita sono corresponsabili. Nella agricoltura
italiana i principI della proprietà e
dell’iniziativa privata privata sono – a differenza di quanto accade in altri
settori - ancora sostanzialmente sani, sebbene anche in questo settore siano aperti,
e talvolta urgenti, i problemi di gararantire l'adempimento della funzione
sociale della proprietà, di ripartirla secondo le esigenze sociali e produttivistiche
ove essa non abbia risposto e non risponda a quell'adempimento, di elevare il
tenore di vita - spesso bassissimo - delle classi lavoratrici, di assicurar
loro maggiori possibilità di lavoro e più dirette misure previdenziali insieme
con il problema della difesa del reddito agricolo dal doppio giuoco dei
monopoli industriali e delle indiscriminate e inopportune importazioni. I più
urgenti problemi sociali ed economici dell'agricoltura italiana possono così
indicarsi:
PROBLEMI AGRICOLI URGENTI
a) Necessità di uno legge generale
di riforma agraria basata sul criterio della produttività ed in armonia col
principio fondamentale della subordinazione del bene privato del singolo
proprietario all’interesse superiore e collettivo dell’agricoltura Nazionale.
Da ciò l'inaccettabilità da parte nostra
dei principi informatori della legge stralcio, in base ai quali gli enti di
riforma hanno proceduto agli espropri , entro i rispettivi territori, non secondo
criteri tecnico produttivistici bensì secondo un rigido limite di imponibile
fiscale sopra il quale noti si può ben possedere e sotto il quale si può invece
anche mal possedere.
Si ritiene che gli enti di riforma,
così come oggi tecnicamente e giuridicamente congegnati, costituiscano un
complesso di organismi eccessivamente costosi, in proporzione alle superfici da
esse servite, e troppo vistosamente soggetti ad illecite interferenze politiche.
La natura e le funzioni degli
attuali ispettorati agrari provinciali, ridotti oggi a semplici uffici di
statistica economica o di pura sperimentazione o di arida promozione di
concorsi qualitativi, fanno ritenere però che gli enti di riforma, una volta
riportati nell’alveo giuridico della normale amministrazione statale, ed
utilizzati secondo i nuovi principi di una riforma generale, possa-no trovare
la propria giustificazione ed il proprio utile impiego sotto forma di Centri
Tecnici Provinciali o meglio intercomunali, ponendo al servizio di un intero
territorio l'opera del proprio personale specializzato o la ingente
disponibilità del proprio macchinario agricolo.
Lo Stato avrà il diritto ed il
dovere di procedere all'esproprio, previo equo risarcimento, senza alcun
riguardo all'estensione della superficie posseduta, quando il proprietario, al quale
siano state preventivamente offerte tutte le opportune provvidenze di
miglioramento fondiario e di credito agrario, abbia dato dimostrazione di non
volerne usufruire.
E' altresì di urgente soluzione il
problema della «polverizzazione» della proprietà agricola, altrettanto
perniciosa agli interessi della produzione Nazionale di quanto lo sia la grande
proprietà tecnicamente arretrata e priva di capitale liquido di riserva; appare
pertanto indispensabile una apposita legislazione che stabilisca il limite minimo
tecnicamente razionale della proprietà agricola, sotto al quale nessuna entità
economica rurale possa determinarsi tanto per frazionamento ereditario quanto
per atto di compra-vendita.
b) Necessità di porre fine all'incertezza del diritto nel campo dei
contratti agrari mercé una legge la quale - secondo indiscutibili principi
generali di diritto - faccia salva la volontà delle parti circa i termini e il
contenuto del contratto, rivaluti l'istituto della mezzadria classica, tipica e
felice elaborazione della agricoltura italiana, e quanto agli altri contratti
ne definisca i tipí economico
giuridici salvando la necessaria libera circolabilità delle famiglie contadine
sulla terra, così per fondamentali ragioni morali e giuridiche come per profondi
motivi sociali ed economici.
c) Necessità di innovare
completamente la legislazione previdenziale abolendo gli attuali contributi
unificati, che si sono rivelati un esoso espediente fiscale più che non un
efficiente strumento previdenziale. sostituendoli con un sistema di previdenza
personale e diretta per le effettive prestazioni di lavoro compiute, come
quello che vige per i lavoratori degli altri settori economici; e salvo sempre
il dovere dello Stato di provvedere direttamente e congruamente alle previdenze
per vecchiaia e disoccupazione che, nel settore agricolo più che in altri, sono
-da considerarsi una conseguenza dell'attuale ordine sociale il cui carico ricade.
direttamente sullo Stato. Al problema della disoccupazione agricola - là dove essa si rivela fenomeno endemico - lo
Stato può e deve provvedere, in concomitanza con la auspicata legge di riforma
agraria generale nuova. per criteri ispiratori e per strumenti esecutivi, con
operazioni di migrazione interna le quali attraggano i lavoratori e le loro
famiglie, senza violarne la libertà di residenza, per fondati motivi economici
e sociali.
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