Il cuciniere fu messo subito in valore, ma c’era ben poco da
fare. Bisognava soprattutto trattenere le tende che il vento voleva portare
in... territorio austriaco. Tutti gli uomini erano lì, sotto la pioggia, a
legare agli alberi ed agli arbusti le funi delle grosse tele. Era una lotta disperata
e allegra con la natura. Niente di tragico, ma restar tutti allo scoperto
sarebbe stata una bella noia. Il Re mangiò della carne in conserva, bevve del
marsala e volle uscir fuori. Un ufficiale gli offrì il suo mantello, il Sovrano
vi si avvolse e sotto la pioggia scrosciante e il vento impetuoso accorse fra i
soldati.
Li vide intenti alla strana opera di salvataggio. Un alpino
s’era abbracciato con comica desolazione ad una tenda già mezzo scossa e
ridendo come un matto, gridava : - O te o la morte!
Prima di lasciarti scappare farò qualunque sacrificio! Ohè,
ragazzi, acchiappatele per i pioli! - Un altro alpino aveva ficcato le braccia
nelle feritoie della sua minuscola tenda ed aveva incrociato le braccia sul
resto, cosi che appariva avvolto nell'enorme tonaca improvvisata, come uno
stranissimo frate guerriero. Scene di questo genere si svolgevano dovunque, su
uno spazio di trecento metri. Il Re vide e scoppiò in una bella risata. Poi
volto ai soldati:
- Ragazzi, non ne deve scappareuna! E se una sola ne vola,
andremoa riprenderla in Austria!
Si voltarono e videro il Re. Tuttala compagnia si schierò in
un inverosimile saluto: una mano al berrettoed una... alle tende! Non si
sapevafare a meno di tener l’attenti davantial Re; ma non si potevano lasciar fuggire
lo tele. Fu il Re stesso che disse :
- Avanti, lavorate!
La lotta durò ancora per poco, finchéil grosso del temporale
passò e rimasesolo una pioggerella fine e noiosa, cheperò impedì al Re di
ritornar giù.
L’oscurità era completa o gli ufficialidovettero mostrare al
Sovrano il pericolo cui sarebbe andato incontroavventurandosi per la strada
rovinatadal temporale. Fu così che VittorioEmanuele III passò una rigida
nottein un accampamento alpino, su unlettuccio da campo, avvolto in un mantello
da ufficiale, soldato fra soldati.
L’alba lo trovò già sveglio, in piedi.Grida di entusiasmo altissimo
si levarono dalla truppa schierata sulla piattaforma della montagna! soldati
eranocommossi davanti al loro Re che avevadormito accanto ad essi, per poche
ore,nell’attendamento alpino, come un modesto tenente.
Se a questi ragazzi domani un ufficiale davanti al nemico,
griderà : Innome del Re, avanti! - essi si precipiteranno nella lotta con
ardore invincibile e con fede centuplicata.
La colezione con i
bersaglieri.
E giunto stamane improvvisamentea cavallo su un’altura
fortificata. Ilfiume scorre, ingrossato dalle tempesterecenti, a cinquecento
metri, su unletto petroso e giallo, visibile nel riflesso della luce anche a
distanza.
Pare che le acque corrano sopra unletto di ossa bianche,
arrotondandolesempre più.
L'accampamento dei bersaglieri ha accolto il Re con l’entusiasmo
solito. Il Sovrano è giunto allenove: fra mezz’ora, rancio. Ha saggiatoprima la
carne, poi ha dato gli ordiniper la mensa.
Sotto il magnifico sole mattutinonon ancora cocente, su un
gran pratomorbido, un intero battaglione di bersaglieri, su per giù un migliaio
diuomini, s’è schierato sull’attenti. Poi,quando il Re è arrivato, tutti si
sonoseduti in un larghissimo circolo, intorno a Lui. La mensa ed il menu,uguali
per tutti, il Sovrano in mezzo,gli altri intorno, ufficiali e soldati. La conversazione
s’è fatta subito animata.
Il Re ha incominciato a parlare coni più vicini Per
rispondere alle domande un caporalotto s’è alzato inpiedi, sull’attenti. Ed il
Re : - Stabuono. Siedi e rispondi. Pensa a provvedere allo stomaco. Occorre
esser fortitutti i momenti. Capitano, si puòavere qualcuna di quelle vostre
scatoledi biscotti ?
Le scatole sono arrivate in numerodi dodici. Una delizia, un
profumo squisito. I denti giovanili hanno maciullato con molta rapidità. La
colezioneera per finire, quando un grosso largoboato vicino s’è fatto sentire :
il cannone. Un altro, un altro. Un duellod’artiglieria incominciava, serrato
enutrito. Un cannoneggiamento fittos’annunziava.
I soldati sono rimasti un momentoincerti, con l’orecchio teso
e i biscottiin mano. Il Re ha chiamato un ufficiale e ha parlato con lui pochi
minuti. Poi s’è rivolto ai bersaglieri :
- E il cannone che lavora oltre l’Isonzo. Bene! Preparatevi a
muovervi.
Il Comando ha bisogno fra un’oradelle vostre baionette.
La colezione è terminata. Con larapidità che solo i nostri
hanno, indieci minuti oltre mille bersaglierierano completamente armati, su unalarga
distesa di terreno, pronti a marciare. Bisognava mettersi in riga. Unmovimento
vivissimo s’è fatto, ufficiali e graduati subalterni correvanodi qua e di là,
ordini brevi e rapidivolavano nell’aria. I soldati caricavano sulle spalle gli
zaini, imbracciavano i fucili. Un soldato chiede:
- Ohè, dov’è Sua Maestà?
Una voce oramai nota a tutti i combattenti gli risponde,
alle' spalle :- Eccomi. - Il ragazzo, rigido sull’attenti, s’è fatto rosso come
un bambino colto in fallo. E il Sovrano: Chiedete del Re sempre che sentiteil
bisogno di vederlo.
Il Re comanda: Avanti!
Allora s’è svolta una scena profondamente commovente. Il
battaglione sapeva che si andava «alla baionetta».
Prima di partire per la carica, ognuno ha voluto presentare le
armi al Re.
Questi, moltiplicandosi con inesauribile energia giovanile, era
accanto atutti, a ciascuno diceva una parola d’incoraggiamento e di lode.
- Avanti, ragazzi! Andiamo a dare un’altra lezione agli
austriaci! Mostriamo loro che cosa sono le baionette che combattono nel nome di
Savoia! In riga!
Il Re stesso ha dato gli ordini. Un colonnello che ha già dato
belle provedi valore aspettava l’ordine di marciare. I soldati presi da un entusiasmo
frenetico a stento trattenuto aspettavano la parola. Il Re era salito a cavallo e
si era messo di lato, inpiedi sulle staffe, solo, col busto eretto e gli occhi
scintillanti. Il battaglione era lì, pronto a scattare, come una formidabile
molla trattenuta da una forza invisibile, allineato e scintillante di lame
brunite e di piume violacee. Quando non un piede era fuori diriga, non una
baionetta fuori posto,quattro bersaglieri hanno dato uno squillo di tromba ch’è
parso un grido.
Una voce - quella del Re - ha detto:
- Avanti!
Non è stata una partenza, ma uno scatto. La massa stupenda
degli uomini s’è mossa tutta insieme, la marcia è incominciata veloce e
regolare.
Di lì ad un chilometro o due, la marcia si sarebbe mutata in
corsa, lo slancio sarebbe diventato assalto, la baionetta avrebbe fatto
miracoli.
Tutto il battaglione è sfilato davanti al Re. Evviva e grida
d’entusiasmo arrivavano a Lui da ogni fila:-Maestà, vinceremo e torneremo tutti!
- Viva la Regina! - Arriveremo a Vienna! - Viva Savoia! -Viva il Principe di
Piemonte! -Avanti, bersaglieri del Re!
Fino a che l’ultimo bersagliere sorridente non è passato, il
Re è rimasto in piedi sulle staffe del suo cavallo,facendo segni affettuosi di
saluto colcapo, portando spesso la mano al berretto. Il battaglione si è
dileguato nella polvere, rapidamente, tra una musica di armi e di canti di
guerra.
Il Re aveva gli occhi fissi sui suoi soldati che si allontanavano.
Sul volto gli si leggeva una gioia ansiosa e virile, una fiducia illimitata
nelle armi e nel diritto d’Italia, una felicità maschia e non celata, una forza
indomabile e tenace, che lotterà per la vittoria, fino a che non sia completamente
nostra, primo fra i soldati d’Italia, con lo stesso ardore e con lo stesso
slancio che tutti i combattenti hanno nell’anima.
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