TESTIMONIANZA
DEL NUNZIO MONS. HEIM
I miei
primi contatti con Re Umberto coincisero con la mia Missione in Egitto nel
1970. Sua Maestà era preoccupata per la tomba di suo padre Re Vittorio Emanuele
III che era morto ad Alessandria.
Il Re
è sepolto nell'altare maggiore della Cattedrale Latina d'Alessandria,
precisamente nella parte posteriore tra due scale che servono per salire ad
accendere e spegnere le candele del monumentale altare. Solo una lastra di
marmo bianco segnala il luogo dove riposa la salma; la lastra non porta che il
nome VITTORIO EMANUELE III e le due cifre 1869/1947.
Ho
visto per la prima volta questo umile monumento il 15 novembre 1969 e, dopo, lo
ho visitato ogni volta che sono andato ad Alessandria. Ho riferito a Re Umberto
che in quel tempo esaminava la possibilità di trovare un posto più degno e meno
nascosto per la tomba.
Ho
discusso la cosa con il Vescovo latino di Alessandria e ho disegnato un
progetto per un monumento nella prima cappella laterale della Basilica. Ho
parlato anche con il Governo Egiziano ed il Segretario di Stato mi ha detto:
"dica al Re che non si preoccupi. Le piramidi sono la prova di quanto sono
rispettate in Egitto le tombe dei monarchi."
Re
Umberto ha poi abbandonato l'idea di far fare un altro sepolcro provvisorio per
suo padre, perché pensava che la salma avrebbe dovuto essere portata al
Pantheon, ma questo finora è stato ostacolato.
Personalmente
ho incontrato Re Umberto per la prima volta nel settembre del 1973 quando, dopo
la Messa Pontificale nella Chiesa Abbaziale di St. Maurice, mi ha rimesso la
Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Durante questa Messa sono
rimasto impressionato dalla profonda religiosità del Re.
Un mio
amico svedese domiciliato a Londra, che all’età di vent'anni da protestante
luterano è diventato cattolico, mi ha scritto: "quando per la prima volta
sono stato ricevuto dal Re nell'Hyde Park Hotel di Londra il Conte Olivieri mi
ha introdotto nel salotto. Il Re si è mostrato gentilmente affabile e
amichevole. Ad un certo momento ha guardato l'orologio dicendo - mi scusi, sono
le sei, Le dispiace se diciamo l'Angelus insieme? - si è alzato ed ha recitato
l'Angelus in latino facendomi segno di unirmi a lui. Ero molto impressionato
dal sentimento religioso del Re che, anche in mezzo ad una conversazione non
voleva rinunciare a questa sua abituale devozione. Dopo ha detto - mi perdoni
di averla interrotto, ora continuiamo.
Questo
mio amico avendo da tempo gravi problemi di salute ha bisogno di speciali
trattamenti in ospedale. Quando Re Umberto ha sentito che si trovava di nuovo
ricoverato ha fatto telefonare dal suo aiutante per sapere se era in difficoltà
finanziarie e per far dire che in tal caso sarebbe stato 'ansioso di aiutarlo.
Un'altra
volta ha fatto telefonare persino da una delle sue figlie Principesse per sapere
se in aggiunta alla fragile salute avesse forse anche problemi materiali. Il
mio amico non aveva bisogno di aiuto, ma fu profondamente impressionato dal
delicato e generoso pensiero di Sua Maestà.
Abbiamo
pure saputo che una volta, a Londra, ha invitato una famiglia di emigrati
italiani che era in gravi difficoltà economiche. Non voleva imbarazzarli, ma
quando stavano lasciando l'Hotel il Conte Olivieri dovette rimettere loro una
busta con un generoso assegno.
Una
volta, passeggiando con quello stesso mio amico, passando davanti ad una
bottega di falegname il Re disse: "che nobile mestiere quello del
falegname, pensando che il Figlio di Dio fu chiamato, ed era in un modo, figlio
del falegname." Infatti Dio, Gesù Cristo e la Madonna erano sempre nella
mente di Re Umberto.
A
Londra, quando una volta la macchina fu bloccata dal traffico l'autista si
scusò per il ritardo, ma il Re disse: "fa niente; qualche volta è bene
essere costretto ad aspettare, ci dà un'occasione inaspettata di pregare."
A
momenti Re Umberto sembrava triste, ma mai mostrava rancore. Uscendo da una
Chiesa si fermò davanti ad un grande Crocifisso e disse: "Cristo ha
accettato il tradimento di amici che sembravano fidati, perché' allora noi
dovremmo essere amareggiati?" Soffrire invece di dover stare lontano dalla
patria, ma era rassegnato pur sapendo, come noi, con quanti trucchi e
irregolarità si arrivò al risultato di quel referendum.
Ogni
volta che Sua Maestà era a Londra mi faceva l'onore di accettare un mio invito.
Nel 1982 poi ho potuto visitarlo più volte nella London Clinic. Mi ha pregato
di portargli la S. Comunione in occasione di future visite e l'ha sempre
ricevuta con edificante devozione.
All'amico
svedese ha detto: "preghi per me", e lui ha risposto: "sicuro
Sire, Lei ha molti amici dappertutto che pregano per Lei". Il Re sorrideva
dicendo: "crede veramente? Con la preghiera si ottiene molto!"
Quando
ho visitato Sua Maestà nella London Clinic il 21 dicembre 1982 ha detto:
"a Natale vorrei venire a Messa in Nunziatura." Era il suo ultimo
Natale. Soffriva molto, ma era molto raccolto ed ha ricevuto la comunione con
grande devozione. Questa ultima uscita dalla clinica gli è costata un grande
sforzo, ma ha pure accettato una leggera colazione.
L'ultima
volta ho visitato il Re alla London Clinic il 7 febbraio 1983. Si era
completamente arreso alla volontà di Dio e mi ha detto che avrebbe voluto farsi
portare a Ginevra per morire più vicino all'Italia. Uscendo dall'infermeria ho
incontrato la Regina; ero afflitto ed ho sentito tragico il fatto che il più
pio e cordiale dei Re Sabaudi, a causa delle macchinazioni di fanatici
antimonarchici, doveva essere l'ultimo.
Nessun
Presidente della Repubblica ha potuto far meglio di quanto avrebbe potuto fare
Re Umberto II che è stato esiliato prima di essere veramente conosciuto.
+
Bruno B. Heim N.A.
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