di Gianluigi
Chiaserotti
Cade quest’anno
un doppio anniversario per Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, e
precisamente il CL della nascita (1873) ed il CX della morte (1933).
Terzogenito
di Amedeo di Savoia, Re di Spagna, il nostro nacque in Madrid il 29 gennaio
1873. Essendo
il primo figlio maschio nato dopo l’ascesa al trono del padre, viene investito
del titolo di “Infante”, ma la
sua nascita avviene in un momento critico per il regno di Spagna, in una
situazione di massima insicurezza, con il paese sul punto di esplodere. La
solenne cerimonia del suo battesimo è in effetti l’ultimo evento ufficiale a
cui Amedeo I presenzia nel ruolo di re di Spagna: il giorno 11 febbraio,
quando il figlio neonato ha solo quattordici giorni di vita, pone fine al suo
regno breve e tormentato con la propria abdicazione.
La
famiglia rientra quindi a Torino e si
stabilisce nel palazzo Cisterna. Luigi ha poco più di tre anni e mezzo quando
nel novembre 1876 muore, a soli trent’anni, la
madre Maria Vittoria, di salute cagionevole. E ne ha appena sei e mezzo quando
nell’agosto 1879 viene arruolato come mozzo
nella Regia Marina,
per ricevere un’educazione militare, come da tradizione per i principi della
casa reale, destinati a ricoprire alti gradi nelle forze armate.
Luigi
trascorre gran parte delle sue vacanze in montagna, coltivando una passione
condivisa da molti membri della famiglia reale, in particolare dalla principessa Margherita,
dal 1878 regina d’Italia, che dedica una
particolare cura ai tre nipoti rimasti senza madre. Durante l’estate Amedeo
affida i figli allo scienziato e frate barnabita Francesco Denza, che li introduce alla
pratica sportiva dell’alpinismo intesa come strumento didattico per l’apprendimento
delle scienze naturali e l’arricchimento spirituale.
Nel
dicembre 1884 il Duca diviene allievo di prima
classe della Regia Accademia
Navale di Livorno e si imbarca a bordo della fregata “Vittorio
Emanuele”, condividendo studi e addestramento con un altro
figlio illustre, il coetaneo Manlio Garibaldi, figlio dell’eroe risorgimentale,
dimostrandosi un buon allievo, con una media di voti sopra i 16/20.
Nel
luglio 1889, a soli sedici anni, viene
nominato guardiamarina nel
Corpo dello Stato Maggiore generale della Regia Marina e si imbarca sul brigantino “Amerigo
Vespucci”, con cui compie la sua prima navigazione intorno al
mondo, durante la quale conosce il tenente di vascello Umberto Cagni, fedele compagno di quasi
tutte le sue future esplorazioni. Nel febbraio 1891,
al suo rientro in patria dopo un viaggio durato quasi un anno e mezzo, è
diventato sottotenente di
vascello e, in seguito alla morte del padre avvenuta nel
gennaio 1890, è stato nominato da re Umberto I Duca
degli Abruzzi.
Quindi iniziò
la sua carriera di esploratore.
Il 31 luglio
1897 salì, lui per primo, sulla vetta del Monte Sant’Elia (mt. 5512), in
Alaska, avendo come compagni Francesco Gonella, Umberto Cagni, Vittorio Sella e
Filippo de Filippi, il quale poi narrò (1900) la memorabile ascensione.
Il Duca
degli Abruzzi partì quindi (14 giugno 1899) sulla sua nave “Stella Polare”
dal porto di Lauvik, e ciò per esplorare
il Mare Glaciale Artico e con l’intento di raggiungere il Polo.
Erano con
lui Umberto Cagni, il tenente di vascello Francesco Querini, il capitano medico
Achille Cavalli Molinelli, i marinai Giacomo Cardenti e Simone Cànepa, nonché
le guide valdostane Giuseppe Pétigax, Alessandro Fenouillet, Felice Ollier
(scomparso purtroppo col Querini) e Michele Cavoye.
La “Stella
Polare”, attraverso lo stretto di Nachtigall, il Canale britannico, il mare
della Regina Vittoria, toccò Capo Fligely.
La
spedizione svernò nella baia di Teplitz, ove, in un’escursione, Luigi Amedeo
cadde in un crepaccio e ne riportò il congelamento di due dita della mano
sinistra, le cui estremità gli furono amputate.
L’escursione
a N fu affidata al capitano Cagni, il quale rimandò indietro i due gruppi della
spedizione, ed avanzando quindi da solo per il Nord.
Di uno dei
due gruppi, quello comandato dal Querini, non si ebbe più notizia, mentre l’altro,
dopo venti giorni di marcia, raggiunse il Duca degli Abruzzi negli
accampamenti.
Durante
codesta ardita marcia, che ebbe un immenso valore scientifico, il capitano
Cagni si spinse nella direzione del Polo, 20’ più a nord di Nansen, che fino ad
allora aveva raggiunto la massima latitudine, cioè 84’ 34’ (24 aprile 1900) ed
appunto riuscirono a rientrare a Teplitz, ma solo tre mesi dopo.
Luigi
Amedeo, rientrato in Italia (6 settembre 1900), dopo queste gloriose gesta,
scrisse, unitamente al Cagni ed al Cavalli Molinelli, la relazione del viaggio,
volume per il quale ebbe meritati onori (Medaglia d’Oro col Cagni della Società
Geografica Italiana; Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei; dottore “honoris
causa” all’Università di Bologna; Medaglia d’Oro della Società Geografica
di Londra e Grande Medaglia d’Oro della Società Geografica di Berlino).
Il Duca
degli Abruzzi, sempre per il suo innato spirito di scoperta, ma soprattutto di
apprendimento, organizzò una nuova spedizione, però in Africa, scalando, il 18
giugno 1906, la più alta vetta del Ruwenzori.
Di questa
spedizione parlò in due conferenze, una a Roma, e l’altra a Londra e pubblicò
una dettagliata relazione.
Instancabile,
nel 1909 organizzò una spedizione in Asia con l’esplorazione del Karakorum con
la fallita ascesa, e per poco, del K2.
Quindi il
Duca, con il grado di Contrammiraglio, prese parte alla guerra italo-turca e
per la rapidità con cui seppe organizzare i servizi di crociera delle navi
(cacciatorpedinieri e siluranti) al principio delle ostilità italiane contro la
Turchia (Ionio 1911), il 6 aprile 1913 fu insignito, dal Re Vittorio Emanuele
III, della Commenda dell’Ordine Militare di Savoia e da contrammiraglio fu
promosso a vice ammiraglio.
Nel 1915,
nel corso della Prima Guerra Mondiale, fu investito del comando della flotta italiana
nel Mare Adriatico con Capo dello Stato Maggiore l’Ammiraglio Paolo Thaon di
Revel.
Terminata la
Guerra, il Duca degli Abruzzi partì per la Somalia ove andò ad esplicare un’attenta
opera di pioniere per la valorizzazione di quelle terre.
Intraprese,
in seguito, un’operazione di una grande bonifica agraria lungo la valle del
fiume Uebi Scebeli (con coltivazioni e campi sperimentali di agricoltura) di
cui, nel 1928, nel corso dell’ultima esplorazione, il Duca scoprirà le sorgenti.
Il Duca degli Abruzzi muore
il 18 marzo 1933 (esattamente
cinquant’anni prima del Re Umberto II) nel villaggio “Duca degli Abruzzi”
(oggi “Johar”), in Somalia, senza figli.
Sembra che negli ultimi
anni della sua vita, il Duca avesse una relazione con una giovane principessa
somala di nome Faduma Ali.
Secondo le sue volontà
viene lì sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli.
Infatti, alla sua
partenza da Napoli, il 7 febbraio 1933, disse: «Preferisco che intorno alla
mia tomba s’intreccino le fantasie delle donne somale, piuttosto che le
ipocrisie degli uomini civilizzati.».
Terminava così la vita
di questo singolare, ma eccezionale, Principe Sabaudo.
Grazie a
lui, si affermò che furono senza dubbio gli italiani a far conoscere l’Africa
agli aficani.
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