NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 22 maggio 2022

L’Italia di Manzoni e Verdi

 



L’AMOR DI PATRIA, UN SENTIMENTO D’ALTRI TEMPI

Il 22 Maggio 1873 moriva a Milano lo scrittore Alessandro Manzoni. Dopo un anno esatto, nel giorno dell’Anniversario della morte, il Maestro Giuseppe Verdi dirigeva personalmente per la prima volta, nella Chiesa di San Marco a Milano, la celebre Messa da Requiem, composta in onore del grande scrittore. Opera che veniva replicata il 25 Maggio successivo al Teatro alla Scala.

funerali solenni, furono celebrati il 29 maggio nel Duomo di Milano, alla presenza delle massime Autorità dello Stato, presenti i principi Umberto e Amedeo di Savoia, e nella commozione generale di una folla infinita. Verdi non era presente, pur ammirando e stimando il genio letterario, e considerando I Promessi Sposi un’opera straordinaria “secondo me, ha scritto non solo il più gran bel libro della nostra epoca, ma uno dei più grandi libri che siano mai usciti da cervello umano. E non è solo un libro, ma una consolazione per l’umanità”.

LA MESSA DA REQUIEM

Il Maestro, spinto da questo sentimento di venerazione, si mise subito all’opera nella composizione della Messa da Requiem, scrivendo il 3 Giugno successivo a Ricordi “Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali”. Composizione che ebbe da subito uno straordinario successo, andando ben oltre i confini nazionali e il secolo di riferimento, l’Ottocento.

[...]

Nessun commento:

Posta un commento