Garanzie della Monarchia — Pur non alieni dal riconoscere la fondatezza di alcune critiche,
proclamiamo tuttavia la validità fondamentale, intrinseca ed estrinseca,
dell'istituto monarchico al cui sviluppo ed al cui adeguamento ai nuovi tempi
dedicheremo tutta la nostra attività. È proprio per questo che anche noi
vogliamo la convocazione di un'Assemblea Costituente, perché riconosciamo che
una revisione profonda della struttura stessa dello Stato è oggi necessaria ed
indispensabile in Italia. Noi Monarchici ci proponiamo altresì, valendoci
dell'opera di studiosi del diritto, di concretare uno schema di costituzione
che vorremo divulgare fra gli Italiani affinché possano rendersi. esattamente
conto del come dovranno essere governati, di quali supreme garanzie potranno
godere per la tutela delle riconquistate libertà e quali debbano essere i nuovi
rapporti del patto fra Sovrano e Popolo ; e siamo perciò più di tutti
favorevoli all'istituzione di- uno speciale organo costituzionale che sia il
più severo ed imparziale tutore della integrità della Costituzione stessa e che
possa dare al popolo il più ampio affidamento che nessun atto
anticostituzionale potrà venire commesso da chicchessia, nemmeno dallo stesso
Capo dello Stato.
* *
Plebiscito e Costituente — Proprio in omaggio ai principi di una sentita democrazia, principi
che informano ogni suo pensiero ed ogni sua azione, il «Fronte Monarchico,
sostiene la tesi che la questione istituzionale debba essere decisa
direttamente dal popolo a mezzo di un plebiscito. Con questa affermazione il «Fronte»
non solo intende ricollegarsi alle tradizioni italiane che sono esclusivamente
plebiscitarie, ma ritiene di dare una giusta interpretazione ai principi della
Carta Atlantica che non possono venire in nessun modo posti in discussione da
un popolo che intenda avere una forma di governo veramente democratica. La
Costituente dovrà avere invece l'importantissimo compito cli concretare una
sana costituzione dello Stato che conceda le massime garanzie di libertà e cli
controllo e si imponga al rispetto del cittadino con tutta quella autorevolezza
che le deriverà dalla onestà e ponderatezza con la quale sarà stata concepita.
In realtà anche molti repubblicani
cominciano ad avere oggi poca fiducia nella Costituente, intesa come assemblea
che dovrà decidere fra repubblica e monarchia, giacché non appare ben chiaro
quali garanzie essa possa dare, considerata la sua formazione, nell'adempimento
delle sue delicatissime funzioni. Ecco perché si dovrà alleggerire la
Costituente dal grave compito della decisione lasciandole solo quello
dell'attuazione, compito questo che con più serena obiettività potrà assolvere
non avendo più di fronte a sé l'arduo problema dell'affermazione cli un'idea
piuttosto che di un’altra (monarchia o repubblica), ma soltanto quello di concretare
su una base già ben definita.
In sintesi: il «Fronte» vuole che la
convocazione della Costituente sia preceduta dal plebiscito; e la
manifestazione della volontà popolare, nel modo cui abbiamo or ora accennato,
sarà non soltanto un saggio provvedimento di politica interna, ma anche un
prudente ed assennato atto di politica estera in quanto dimostrerà la buona
volontà dell’Italia ad accettare e mettere in pratica i principi della Carta
Atlantica, uniformandosi così a quello che pare dovrà essere un sistema comune
a tutti i paesi liberati dai nazisti e che, come il nostro, si trovano in crisi
costituzionale.
La data fatidica nella quale il popolo
sarà chiamato ad esprimere il proprio parere sulla forma istituzionale dello
Stato si avvicina a gran passi, ma siamo dell'avviso che il volerla far
coincidere con la liberazione del territorio nazionale è una espressione troppo
vaga ed imprecisa; anche perché vogliamo ben credere che tutti gli Italiani
saranno d’accordo nel ritenere indispensabile che pure tutti i nostri
prigionieri possano esprimere il loro parere perché essi sono proprio quei
cittadini che più di ogni altro la Nazione ha il dovere di ascoltare. Ed essi
non potranno dare con piena coscienza il loro voto se non tornando in Patria in
modo da rendersi conto de visus di quale tremenda tragedia noi siamo ora gli
attori. Il «Fronte Monarchico » si propone di far sì che il concetto
istituzionale sia ben chiaro nella mente di ciascun cittadino, vuole che la
coscienza di ognuno possa esprimere liberamente 'e scientemente il proprio
parere, vuole che un passo così importante e fondamentale, col quale si decide
la sorte della nostra Patria, sia compiuto con la più profonda riflessione
avendo ben valutato il pro e il contro di ciascuna delle due forme istituzionali;
e richiede che il popolo italiano, in questo suo atto dimostri al inondo intero
quel senso di serietà, di consapevolezza e di civismo di cui da ormai troppo
tempo non ha più dato prova.
Monarchia e rivoluzione — Troppo spesso e troppo avventatamente si parla oggi, in Italia, di
rivoluzione armata, senza sapere evidentemente che cosa essa sia, come e a
quale scopo si faccia e, soprattutto, se la si possa fare. p certo che un paese
rovinato come il nostro, depredato, bombardato, affamato, privo di materie
prime, ha estremo bisogno del credito e della fiducia delle potenze più ricche
e più solide economicamente; ma se ci precipitiamo nel tremendo sconvolgimento
che ogni rivoluzione inevitabilmente provoca, non otterremo né l'uno né l’altro
e la prima immediata conseguenza sarà che gli Italiani moriranno di fame e di
freddo nel senso più tragico della parola. Noi abbiamo autonomia sufficiente
per fare una rivoluzione di 24 ore, cioè la parodia della rivoluzione; ma se
disgraziatamente la farsa dovesse prolungarsi, si passerebbe al dramma ed alla
tragedia e il fatale epilogo sarebbe l'annientamento dell'Italia come Stato, ed
il triste ritorno alla «espressione geografica». Riflettano quindi, con la
dovuta serietà, quegli Italiani che tanto parlano oggi di rivoluzione,
considerino la realtà della situazione e soprattutto non si riempiano la testa
di astratte filosofie e teorie sociali che tradotte in pratica provocherebbero
il decesso del paese fra le più atroci convulsioni.
Anche per questo motivo noi siamo dunque
fautori dell’istituto monarchico: perché esso è, per la sua stessa natura, il
più solido elemento antirivoluzionario e perché, d'altra parte, il bisogno che
il paese sente di rinnovarsi, di aggiornarsi, di modificare il suo assetto
economico e sociale può solo attuarsi attraverso quell'evoluzione che la
monarchia acconsente e facilita, sempre esercitando una funzione conciliatrice
e temperatrice, e non con la rivoluzione che la monarchia avversa e contrasta.
* *
Monarchia e fascismo — Troppi Italiani sostengono oggi che l'avvento del fascismo, con
tutte le sue nefaste conseguenze, sia da attribuirsi alla monarchia; ciò è
falso ed anche stupido. Basta considerare quello che è successo in Germania per
vedere come dalla repubblica cli Weimar si sia arrivati alla dittatura cli
Hitler che nessun Sovrano può oggi destituire. P bene che gli Italiani tengano
in proposito sempre presenti le parole di Winston Churchill, quando affermò che
un popolo cli 40 milioni di abitanti che per oltre 20 anni ha subito il regime
fascista, non può non essere corresponsabile della rovina della propria Patria.
Questa è purtroppo l'amara verità: noi tutti, chi più chi meno, siamo stati gli
artefici, spesso ignari, spesso illusi, della nostra stessa rovina. Invano
cerchiamo cli allontanare da noi la tremenda responsabilità che ci incombe e
cerchiamo di attribuirla a questo o a quello: la verità è troppo palese perché
possa essere occultata o semplicemente artefatta; quando noi ci saremo convinti
dei nostri errori, dei nostri accecamenti, dei nostri troppo facili entusiasmi,
avremo fatto il primo grande passo sulla via della redenzione; ma finché
andremo attribuendo la colpa soltanto alle istituzioni e non a noi stessi
saremo sempre fuori strada e costruiremo sulla sabbia.
Ricordino, anche, gli Italiani, quello che
Mussolini stesso ha scritto nella sua «Storia di un anno», e cioè che la
Monarchia è stata l'unico ostacolo concreto che si sia opposto al. fascismo e
che dal fascismo non sia stata completamente travolta. La prova di ciò possiamo
averla proprio in quel fatidico 25 luglio che ha segnato la fine della
dittatura fascista e in cui si è avuta la manifestazione inequivocabile
dell'opportunità dell’istituto monarchico che col suo funzionamento, sia pure
tardivo, ha salvato l'Italia da più gravi rovine. Noi ci domandiamo ora se è
lecito, per questioni di risentimento personale, infirmare la validità di tutto
un istituto che ha dato infinite prove cli estrema utilità al paese. Noi
domandiamo al popolo italiano che cosa mai sarebbe accaduto se non fosse
esistita la monarchia: la spaventosa tragedia della Germania che la diabolica
volontà cli Adolfo Hitler sta trascinando nel baratro più profondo, sia cli
monito e cli esempio a quegli Italiani che con troppa facilità profetizzano ed
auspicano per il nostro paese una costituzione repubblicana.
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Monarchia e guerra di liberazione — Nessuno dimentichi infine quanto il senso della fedeltà alla
Monarchia abbia contribuito e contribuisca alla lotta anti-tedesca e
antifascista.
Il giuramento prestato determinò il deciso
atteggiamento della R. Marina che, ubbidendo compatta agli ordini del Re, fu il
primo segno della nostra riscossa nazionale ; il giuramento prestato determinò
l'atteggiamento degli ufficiali e delle truppe del C. I. L. che da Gassino al
Foglia hanno valorosamente combattuto, valido motivo per il ritorno dell'Italia
al consesso delle libere nazioni ; il giuramento prestato determinò
l'atteggiamento di tanti patrioti e di tutti gli ufficiali e soldati che hanno
preferito grandi sacrifici per sé e per le loro famiglie piuttosto che ubbidire
ai numerosi bandi di presentazione delle autorità fasciste alle quali non si
riconosce alcuna veste legale unicamente perché in opposizione al legittimo
governo del Re.
* *
Italiani! pensiamo che dalla nostra
decisione dipenderà il futuro della nostra Patria e l'avvenire dei nostri
figli; non lasciamoci stordire dall'ebbrezza della riconquistata libertà, dalla
curiosità del nuovo, dallo si-rito di vendetta anche se giustificati dalle sofferenze
patite. Memori del nostro glorioso Risorgimento che, con Vittorio Emanuele II,
vide l'Italia affermarsi nel mondo come nazione e come stato, ripetiamo ancora
le storiche parole di un grande repubblicano, Francesco Crispi «La Monarchia ci
unisce, la repubblica ci dividerebbe».
Firenze, 15 Febbraio 1945.
IL
COMITATO CENTRALE
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