CHIARIMENTI PROGRAMMATICI
Premessa. — Breve e schematico, necessariamente, è stato il programma formulato
dal Fronte Monarchico nella sua costituzione; opportuno è ora illustrarlo con
chiarificazioni e direttive programmatiche.
Una premessa è necessaria a ribadire
un’idea, già del resto enunciata nel programma stesso, auspicante
un nuovo risorgimento democratico della
Patria.
Piace ai nostri avversari politici
rappresentare il Fronte Monarchico quale movimento di reazione, o, peggio che
mai, di nostalgia d'infausto passato. Sarebbe un chiudere gli occhi alla realtà
non riconoscere lo spirito democratico che pervade la società moderna ed il
dovere di elevazione morale e materiale del popolo, che è scopo supremo della
formazione di un nuovo Stato italiano.
Ma proprio con tale spirito e con tale
preciso sentimento del dovere noi concepiamo la funzione che la Monarchia,
rinnovala, può e deve ancora esercitare; ed è appunto in forza cli tali
sentimenti e convincimenti che il nostro movimento ha ragione cli essere e di
agire nell'interesse del paese.
Il nostro è un movimento, non è un
partito, né accoglie uomini di un solo partito in quanto si propone unicamente
di trattare la questione istituzionale del capo dello Stato, prescindendo da
qualsiasi orientamento od atteggiamento politico che riposi su asserzioni di
carattere sociale, economico, ecc. La questione istituzionale interessa i
partiti, la soluzione monarchica del problema interessa uomini di più partiti;
quelli cioè per i quali ricostruire non significa distruggere tutto, ma
conservare, adattare ciò che merita di essere conservato.
Abbatte forse il giardiniere, per
riprendere una similitudine, Tolstoiana, la quercia secolare che è nel campo
che egli vuol trasformare in giardino? O non adatta piuttosto aiuole e viali in
modo che essi dall'antica pianta traggano motivo di bellezza?
* *
Compiti del " Fronte „ — Noi intendiamo riaffermare i valori di una tradizione da difendere
e da conservare; tradizione profondamente sentita in ogni strato della
popolazione e alla quale si ricollega necessariamente tutta la nostra storia di
nazione fin dal suo sorgere. Oggi, come prima si può affermare che la
monarchia, nella sua intima essenza d'istituto, è il centro a cui debbono
convergere ed intorno al quale gravitare tutte le forze di coloro che amano la
Patria al di là di ogni fazione e di ogni ideologia, di coloro che, non
immemori del passato, auspicano il risorgere di una nuova Italia. Non un
reazionarismo politico o sociale, non un gretto e vacuo conservatorismo ci
sospingono, ma un nobile ideale per la difesa di valori tradizionali ed
insostituibili, parte integrante del nostro patrimonio storico, mentre ci
proclamiamo fautori e promotori di una ordinata e legalitaria evoluzione in
ogni campo. Ecco perché noi vogliamo, fra l'altro, che la nostra Patria venga
mondata da tutte le scorie del fascismo e che sia fatta giustizia, ma non
vogliamo che l'animo del giudice sia pervaso da un basso spirito di vendetta o
dal desiderio della rivalsa; e più ancora non vogliamo che l'arbitrio personale
si sostituisca al giudizio sereno del magistrato.
Noi intendiamo dimostrare come la
monarchia sia tuttora la forma istituzionale che meglio si addice alle necessità
morali e spirituali dell’Italia in questa dura triste ora della sua storia;
intendiamo assolvere questo nostro compito nel più assoluto rispetto della
legge della libertà: intendiamo stabilire un onesto, serio, leale
contradditorio con i sostenitori della tesi repubblicana affinché i problemi
costituzionali, attraverso il vaglio della critica reciproca, assumano contorni
ben definiti e diventino un qualcosa di concreto e di comprensibile anche nella
mente del cittadino più umile, meno fornito di elementi culturali. La nostra
posizione nei confronti degli altri movimenti o partiti aventi la pregiudiziale
monarchica è chiara e precisa; fattiva e appassionata collaborazione al di
sopra di ogni egoistico e particolaristico interesse; l’identità degli scopi i
valori ideali che noi difendiamo ci accomunano, ci unificano, ci rafforzano.
Noi siamo, e teniamo a proclamarlo, tenaci
e devoti sostenitori della tesi monarchica; ma se il popolo italiano volesse
per avventura decidere per una tesi opposta, noi scioglieremmo il Fronte e
diverremmo i migliori cittadini di una repubblica italiana, lasciando però ad
ognuno la responsabilità dell'atteggiamento che intenderà prendere
individualmente; purché, com' è logico, la scelta del popolo sia veramente
libera, cosciente e meditata e non debba avvenire in ambiente di coercizione,
di minaccia, di ricatto. Se noi dunque non dovessimo raggiungere lo scopo
prefissoci, di confermare cioè l'istituto monarchico in Italia, se tuttavia con
la nostra opera di propaganda e di critica avremo fatto sì che il popolo abbia
raggiunto almeno un sufficiente grado di preparazione per esaminare e giudicare
con obiettività la questione istituzionale, e possa quindi esprimersi con
assoluta coscienza di fatto, noi ci riterremo in parte soddisfatti, certi di
avere assolto un compito di civiltà concorrendo alla formazione di una
coscienza nazionale veramente democratica.
* *
Funzione della Monarchia — Nel pensare alla ricostruzione di domani non si dimentichi ciò che
siamo oggi. Noi abbiamo bisogno di pace nell'ordine morale, giuridico,
politico. Certamente la lotta politica per la libertà è condizione della
libertà stessa, della vita dei partiti e dello sviluppo della democrazia; ma
chi deve rappresentare lo Stato deve dare garanzia di essere al di sopra dei
partiti, di rappresentare la continuità storica, la stabilità interna; non deve
essere un capo partito tra i molti partiti ed i molti capi.
Gl'Italiani non hanno ancora un'esperienza
repubblicana; e una coscienza repubblicana non s’improvvisa: tutt'al più si può
improvvisare una costituente di repubblicani; e la nuova repubblica sarebbe
solo l'imposizione di una fazione, non il prodotto spontaneo di una coscienza
formata del popolo.
Una delle tendenze più decise dell'ora
presente è quella di fare rivivere la regione, giustificata reazione ad un
eccessivo accentramento che è stato pernicioso; ma tale esigenza di autonomia
regionale deve essere fatalmente inalveata entro l'unità nazionale.
Noi dobbiamo difendere e conservare con
ogni sforzo l'unità, materialmente e moralmente: è il retaggio prezioso del
Risorgimento, è condizione per sollevarci e per ritrovare il cammino perduto.
Senza l'unità divamperebbero municipalismi
e regionalismi, rancori ed odi e si ricadrebbe nei tristi tempi di servaggio
morale e politico degli Italiani del più fosco Medio Evo.
Orbene, solo la Monarchia può esercitare
questa funzione di unificazione morale delle regioni, può e deve essere simbolo
e realtà di unità nazionale, perché solo il Re, per essere al di sopra di ogni
partito e di ogni regionalismo, può determinare quell'azione centripeta che è
indispensabile alla solida armonicità dello Stato.
* *
Incognite della Repubblica — Nei rapporti internazionali la nostra situazione non è meno
delicata e scevra di pericoli. Di fronte all'Europa, nell'assetto
internazionale di domani, gli Stati Alleati vincitori hanno ben ragione di
volere garanzie politiche dall'Italia, che essi ritengono poter avere
solo mercé un regime democratico; e la Monarchia può e deve essere
democratica come in paesi democratici quali ad esempio. la Svezia, il Belgio,
l'Olanda, l'Inghilterra.
Nessun presidente di repubblica potrebbe
avere in Italia l'autorità necessaria per garantire la continuità dello stato
nelle più gravi e difficili circostanze; se infatti la figura del capo dello
stato ha, in un regime repubblicano, una propria fisonomia politica, se egli è,
cioè, l'espressione di un partito, ne seguirebbe inevitabilmente le sorti ; a
meno che non si voglia giungere alla assurda affermazione di un solo partito
permanentemente al potere, il che porterebbe come logica conseguenza alla
dittatura di partito e segnerebbe la fine della tanto auspicata libertà
democratica. Nel caso invece che il presidente della repubblica fosse estraneo
a tutti i partiti non si vede con quale autorità egli potrebbe mantenersi al
potere in mezzo al turbinare della contesa politica che in Italia si è sempre
dimostrata e tuttora si dimostra particolarmente violenta e spesso al di fuori
della legalità.
Oggi come oggi, quindi, noi troviamo che
sarebbe di gran pericolo per l'avvenire del nostro paese portare nella
costituzione dello stato quell'elemento di parte che sarebbe inevitabile
qualora il popolo dovesse optare per la repubblica. Si tenga inoltre sempre ben
presente che le correnti repubblicane dominanti attualmente in Italia possono
distinguersi in tre tendenze di cui due preminenti; quella comunista e quella
sociale (socialisti - partito d'azione e, - perché no? - partito fascista
repubblicano). Le idee repubblicane quali si possono trovare in seno al partito
liberale, alla democrazia cristiana e allo stesso partito repubblicano sono in
netta minoranza rispetto a quelle or ora indicate ed avrebbero ben poche
probabilità di affermazione.
E anche nel caso che esse riuscissero a
trionfare sarebbe un successo di breve durata perché la repubblica che ne
deriverebbe slitterebbe inesorabilmente verso una repubblica sul tipo di quella
sovietica, cioè verso una vera e propria dittatura.
Solo con la monarchia dunque l'elemento di
parte non verrebbe a influire sulla suprema autorità dello stato di modo che,
mentre la solidità del medesimo viene accresciuta dalla continuità del suo
capo, l'alternarsi dei vari partiti al potere può avvenire con maggiore
tranquillità e serenità in quanto si avrebbero, nella peggiore delle ipotesi,
solamente delle crisi governative e non dello crisi costituzionali; e si
eviterebbe al paese in via di ricostruzione e di ricostituzione quel pericoloso
travaglio periodico che è rappresentato dalle elezioni presidenziali. Ecco
perché la Monarchia può essere garanzia di continuità e di ordine più che
qualsiasi presidente di più o meno improvvisati repubblicani italiani.
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