di Domenico Giglio.
Nel bicentenario della morte
di Napoleone, tra celebrazione, ricordi ed aneddoti, credo opportuno ricordare
un fatto d’arme, durante la prima campagna d’Italia, condotta dal Bonaparte avvenuto
in Piemonte, tra le truppe francesi e quelle piemontesi. Il 12 e 13 aprile 1796,
a Cosseria, un castello mezzo diroccato, sulle colline che costeggiano il
Tanaro, quando 6000 soldati francesi comandati del generale Augereau furono bloccati,
prima di cedere, da soli 1000 soldati sabaudi, la cui difesa diretta dal colonnello
Del Carretto, che poi cadde eroicamente sul campo, suscitò l’ammirazione degli
avversari, che concessero l’onore delle armi
Gioacchino Volpe scrive:
“Siete circondati, arrendetevi” dicevano i francesi, ”sappiate che voi avete a
che fare con i granatieri piemontesi che non si arrendono”, rispondevano i
granatieri, che dopo la resa onorevole e la sepoltura del loro colonnello
“uscirono dal vecchio castello a tamburo battente e bandiere spiegate”.
Successivamente Napoleone assegnò
una pensione alla vedova Del Carretto e curò l’educazione del figlio. E dobbiamo
al Carducci, poeta della “terza Italia”, che si continua, a sproposito, definire
“repubblicano” un ricordo poetico, dopo essere salito a vedere i ruderi di
Cosseria, dove esalta il valore dei granatieri e del loro comandante. L’ode è la
“Bicocca di San Giacomo:” , scritta nel settembre del 1897 dove scrive :”..stiè
Del Carretto- Sulle ruine del castello avito – giovine,bello , pallido,
senz’ira, - ei maneggiava sopra i salienti - la baionetta”,e rivolgendosi in
chiusura al Re: “E a te, dimani, Umberto Re, in conspetto - l’Alpi d’Italia
schierano gli armati – figli a la guerra. Il popolo fidente – te guarda… avanti,
avanti, o Italia - nuova ed antica.”
Nessun commento:
Posta un commento