Un saggio di Paolo Cacace ricostruisce tutti i piani segreti prima del 25 luglio 1943
di Matteo Sacchi
Alle 2 e 30, nella notte del 25 luglio 1943, la lunga parabola politica di Benito Mussolini si schianta contro il muro della sfiducia, votata dal Gran consiglio del Fascismo. La vittoria della mozione presentata da Dino Grandi - 19 voti a favore, 7 contrari, 1 astenuto - e il successivo arresto, la mattina seguente, di Mussolini a Villa Savoia sono un turning point della Seconda guerra mondiale e quello che è accaduto nei convulsi giorni a seguire, sino all'armistizio dell'8 settembre, è stato studiato dagli storici con precisione certosina. Più difficile indagare il percorso che ha portato all'arresto dell'uomo che, per un ventennio, aveva controllato l'Italia. Come è stata costruita la tela di relazioni di Grandi, Presidente della camera dei fasci e delle corporazioni, per giungere al voto? Come hanno agito Vittorio Emanuele III e la corte ormai certi dell'impossibilità di continuare la guerra? Che ruolo hanno avuto i militari? Che ruolo hanno avuto i tedeschi visto che ormai si fidavano pochissimo della tenuta del fronte italiano? E soprattutto come è caduto Mussolini nella trappola della sfiducia di un organo che era solamente consultivo e che lui considerava ancora fondamentalmente malleabile?
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