di Emilio Del Bel Belluz
Dopo la seconda difesa del titolo mondiale Carnera appariva abbastanza tranquillo, ormai era un personaggio famoso sia in patria, sia in America. La gente lo amava, specialmente gli italiani sparsi in tutto il mondo. Era considerato un mito per tanta gente. Gli piaceva sapere che le persone povere avrebbero voluto avere un caro amico come lui, e anche i bambini amavano Carnera, lo consideravano un eroe da chiamare nei momenti di difficoltà. Qualche bambino sognava Carnera, come se fosse suo padre, e magari avrebbe voluto che lo accompagnasse a scuola. Primo leggeva spesso le lettere che gli mandavano i bambini, gli piacevano anche i disegni che gli inviavano e spesso lo ritraevano con dei muscoli possenti come Braccio di Ferro, con la differenza che Primo amava mangiare delle grandi bistecche nelle settimane che precedevano il combattimento. I giornali scrivevano di un possibile match contro Max Baer, un pugile molto quotato che aveva conosciuto sul set cinematografico assieme a Mirna Loy, durante le riprese del film: L’idolo delle donne .Con questo film Carnera che era già conosciuto divenne ancora più popolare. Baer rappresentava un pugile che sfidava il campione Carnera, e quest’ultimo veniva sconfitto sul ring. Ciò infastidì tantissimo Primo, a tal punto che non voleva più fare la pellicola, ma a convincerlo fu il compenso di 25 mila dollari che era considerato una fortuna per chiunque. Il film si fece, ebbe molto successo d’incassi e tutto filò liscio. Una cosa Carnera non l’aveva messa in conto, cioè la possibilità che ebbe Baer di scoprire i punti deboli nello boxare del campione, come pure il suo carattere. Carnera era un uomo calmo, tranquillo il contrario di Max che era una persona giocherellona, simpatica, che stuzzicava, anche sul set del film, il campione. I giornali confermavano l’incontro e la data: il 14 giugno a Long Island. Max Baer fece delle dichiarazioni ai giornalisti in cui affermava che avrebbe battuto il campione e gli avrebbe strappato la corona mondiale, ponendo fine alla sua carriera. Il suo era un gioco psicologico, che aveva iniziato già sul set. In Italia si continuava a parlare di Carnera, e molti giornalisti scrivevano che Carnera sarebbe riuscito a vincere anche il suo nuovo sfidante. La fiducia sulla vittoria del campione era diffusa, tanto che veniva dato per favorito. L’affluenza di pubblico durante i suoi allenamenti era altissima, come pure la presenza della stampa, sempre in attesa di nuove interviste. Il vecchio allenatore che lo aveva seguito ovunque in quegli anni, raccomandava a Primo la massima concentrazione. Negli ultimi giorni prima del match gli chiese di intensificare i suoi colpi.
Il 14 giugno doveva stendere il suo avversario, metterlo Ko nelle prime riprese, e fargli pagare tutte le battute che diceva su di lui. Anche se lo spettacolo sarebbe stato soddisfacente per i tifosi solo se durava a lungo. La sera prima del match Carnera ebbe la possibilità di sentire sua madre e si informò se lo stato di salute di suo padre fosse migliorato dopo un malanno di stagione. La povera donna gli raccomandò di non essere troppo duro sul ring, aveva ancora nel cuore il volto della mamma di Ernie, e pregava spesso per lui. Gli disse anche che il parroco lo mandava a salutare e che talvolta si fermava con loro a mangiare e a parlare di lui. Quella sera dopo il colloquio con la madre si sentì più felice, la sua voce lo aveva commosso. Quanto avrebbe voluto che la sua mamma fosse con lui. Nella casa di Primo c’era una foto che la raffigurava davanti al caminetto a ricamare, una sua grande passione. Nella stanza il fuoco illuminava il suo volto, era un pilastro della famiglia, a cui Carnera teneva molto assieme ad altri valori saldi, quali Dio e la patria. Primo nella sua stanza riviveva con la mente gli ultimi avvenimenti che lo avevano entusiasmato: la corona mondiale, l’incontro con Mussolini, i suoi figli, e il match a Roma, davanti a una grande folla. Carnera sognava ad occhi aperti steso sul letto, stanco dell’allenamento che aveva concluso da poco. Il match si avvicinava e qualcuno aveva scritto sui giornali che il campione non godeva di buona salute, ma era solo una falsa notizia. Baer, dal canto suo, continuava a offenderlo con parole spregiative. La sera del 14 giugno 1934 Carnera fece il suo ingresso sul ring, tenendo tra le mani la bandiera Sabauda. Fu accolto con tripudio dalla gente che sventolava il tricolore. I guantoni si alzarono al cielo per salutare la folla in delirio. Nel suo cuore pensò ai tanti italiani presenti che avevano riposto le loro speranze su di lui. Il Duce avrebbe seguito la cronaca alla radio, come pure gli abitanti del suo paese. L’arbitro chiamò i due pugili al centro del ring, facendoli le solite raccomandazioni. Carnera guardò negli occhi il suo avversario, non gli aveva mai dimostrato odio, il ring era solo il posto dove si misurava la forza dei pugili. Il match ebbe inizio. “Gong. Carnera sta nella sua guardia eretta, con il sinistro proteso. Baer va all’attacco .
Mulinello di guantoni. Parte un improvviso swing destro e Carnera è colpito al mento. Arretra barcollando, cade a terra. Cade male. Stupore, meraviglia. Ma Carnera, qui è il suo grande errore, non lascia all’arbitro il tempo di contarlo. Si rialza subito. Il californiano gli è addosso come una furia e lo colpisce di nuovo. Primo cade sulle corde che gli impediscono di precipitare fuori dal ring. Si solleva stordito. La sua vista è annebbiata. Il momento è drammatico. Il campione è alla mercede dello sfidante. Lo salva la campana. Peggio di così non poteva cominciare. Seguiamo la cronaca trasmessa dal corrispondente,della “ Rosea”, Carlo Giovanardi. Secondo Round. Baer riprende subito a sparare tremendi colpi sul volto di Carnera che lo avvinghia e lo paralizza con una stretta possente. Cadono entrambi. Breve sospensione delle ostilità. Si alzano, si rimettono in guardia e Baer torna a sferrare i suoi destri. Carnera ne para uno, due, e il terzo lo riceve in pieno. Cade di nuovo. Sullo slancio, Baer incespica nel corpo di Carnera e perde anche lui l’equilibrio. La lotta è animalesca. L’italiano sembra riprendersi. Lavora infatti con calma e precisione, manovrando la sua arma migliore, il diretto sinistro. Sorpreso, Baer segna il passo. Ma prima del gong centra ancora il mento di Carnera che vacilla. Terzo round. Forse Carnera ha superato la terribile crisi. Baer si mantiene aggressivo ma il nostro campione lo tiene lontano con il sinistro. Baer insiste, spinge l’avversario in un angolo e torna a colpirlo. La punizione è severa. Carnera cade. E Baer non cessa di tempestarlo. L’arbitro si oppone. Segue un furibondo corpo a corpo. Gli italiani di Brooklyn incoraggiano a gran voce il povero golia che si scuote, finalmente. Nella quarta ripresa Carnera è più sicuro, boxa meglio, con più precisione. Due sinistri di Baer vanno fuori. Invece Carnera centra due destri di eccellente fattura. Baer è affaticato. Però non abbandona il suo atteggiamento di guappo e invita Primo ad attaccare. Carnera risponde alle provocazioni piazzando precisi sinistri alla faccia. Netta superiorità di Carnera. Che il match stia cambiando musica? All’inizio della quinta ripresa Carnera porta sette sistri consecutivi senza che una sola risposta di Baer interrompa la serie. Poi, d’un lampo, Baer reagisce. Uno – due al mento, un destro al fianco, uno swing destro al viso. Carnera sanguina dal naso e Baer non lo molla, bersagliandolo alla figura. Carnera ha una fiammata d’orgoglio e costringe Baer nell’angolo, ma quello si sottrae abilmente e termina la ripresa con un micidiale swing sinistro. Sesto round. Baer continua l’offensiva a tutto spiano. Non è più preciso come all’inizio, è logico, ma Carnera ne soffre ugualmente. L’italiano risponde con rabbia a un insulto dell’avversario e Baer gli saltella intorno a guardia bassa, prendendolo in giro, continuando ad insultarlo. Nel settimo round Baer si ripete ma Carnera rimane calmo. L’emorragia è cessata. Il gigante trova la forza di partire all’attacco. Vantaggio suo. Ottava ripresa. Il dominio di Baer è completo. Appena decide di premere l’acceleratore colpisce come e quando vuole. Ormai ha accumulato tanti di quei punti che Carnera, per non perdere la corona, può sperare solo in un Ko.
Il nostro rappresentante cerca il colpo risolutivo e qualche pugno riesce a piazzarlo con felice scelta di tempo, ma i suoi muscoli non hanno più l’energia necessaria per stendere l’implacabile americano. Nella nona, Carnera dimostra stupende qualità di resistenza. Boxa di nuovo con sicurezza, e invita Baer a farsi avanti . Ma Baer non abbocca, conosce i trucchi. C’è anche un breve intermezzo di lotta greco-romana: Max si scioglie sparando due bellissimi destri. In questo match se ne vedono di tutti i colori. Nella decima ripresa, la scena madre. Baer produce lo sforzo finale. Scatta in avanti e piazza due destri tremendi. Le gambe di Carnera si piegano. Il campione si appoggia alle corde ma Baer non gli dà tregua. Carnera si aggrappa. Baer lo respinge e, presa la distanza, lo colpisce ancora. E’ un massacro. Allo stremo delle forze, l’italiano si affloscia a terra invece di riprendere fiato torna subito in piedi. Un istante prima del gong, Carnera cade ancora, folgorato da un destro al mento. Soresi accorre con il suo aiutante e insieme lo trasportano quasi di peso nell’angolo. Undicesima ripresa. Il campione non si muove più, è un bersaglio fisso. E Baer lo incalza per distruggerlo. Carnera barcolla. Baer lo atterra altre due volte. Perché continuare? Il pubblico protesta contro l’arbitro. E Donovan, dopo che Carnera gli ha rivolto qualche parola, interrompe il combattimento. Max Baer ha vinto per Ko tecnico. Carnera deve abbandonare la corona. Il divo Californiano lo sostituisce sul trono di pesi massimi. Tutta l’America si leva in piedi, esultante. Il titolo numero uno del pugilato è tornato negli Stati Uniti”. (Primo Carnera – L’uomo più forte del mondo – Mondadori- di Aldo Santini ) Il match si concluse, era stato il calvario di un uomo coraggioso, perché Primo era sempre stato un uomo tenace e determinato. Il buon Primo, s’avvicinò al campione per complimentarsi con lui. Era esausto, triste, avrebbe voluto non assistere mai a quel momento, l’unica consolazione era data dall’aver dato il meglio di sé stesso.
La gente, dopo la proclamazione, applaudì il vincitore, ma i tanti italiani presenti facevano sventolare le bandiere della loro patria. Primo era assieme al suo allenatore che lo fece scendere dal ring, era zoppicante, faceva fatica a camminare, per i forti dolori alla caviglia fratturata di destra. Quell’infortunio accaduto alla seconda ripresa compromise lo svolgimento del combattimento. Carnera venne visitato nei camerini dal medico, che consigliò il ricovero in ospedale. Fuori dagli spogliatoi i giornalisti erano tutti attorno a Max Baer, ora era lui il nuovo campione del mondo. Paul Journée lo consolava dicendogli che Baer gli avrebbe dato la possibilità della rivincita. Primo andò con il pensiero all’anno prima, quando divenne campione del mondo e in quel momento nel suo camerino entrò proprio Jack Sharkey, lo sfidante sconfitto. Jack gli disse parole di conforto, e di stima. Gli ricordò che aveva perso una battaglia, ma non la guerra e che il coraggio di un uomo era sempre quello che dimostrava dopo una caduta. All’ospedale vi giunse con una ambulanza, era la prima volta che vi saliva, e questo particolare lo fece riflettere. Il dolore fisco si faceva sentire, le tante volte che era andato al tappeto gli avevano fatto male. Rannicchiato sull’ambulanza stretta e corta, gli fece pensare a quanto amara poteva essere la vita. Solo qualche ora prima disponeva di una grande fiducia in sé stesso, che ora aveva perduto, si sentiva umiliato, stanco senza sperare che il riposo lo avrebbe vinto dall’angoscia di vivere. Mentre l’ambulanza lo portava in ospedale ebbe, perfino, il tempo per pensare a quello che era capitato al buon Ernie Shaaf, a quanta sfortuna aveva avuto, e al loro legame spirituale che non si sarebbe mai interrotto. Carnera pensò che pure Ernie, moribondo era andato all’ospedale, ma il suo destino era ormai segnato, e non si riprese più. Il sentiero della vita lo aveva percorso troppo in fretta, il buon Dio lo aveva voluto con sé. Ma il forte dolore alla caviglia lo riportò subito alla realtà e non vedeva l’ora di arrivare in ospedale. Tra le persone che lo accolsero, v’era un’infermiera giovane, d’origine italiana.
Dalla radio aveva saputo che il campione era stato sconfitto, era il primo volto sorridente che incontrava dopo aver perso, e questo lo tranquillizzò. Fu sottoposto a delle radiografie. Successivamente la giovane italiana, che viveva da molti anni in America volle rimanere con lui. Carnera venne a sapere che si chiamava Angela, era nata a Napoli, e con la famiglia da bambina era arrivata in America. La giovane si occupò di Carnera portandogli del ghiaccio da porre sulla caviglia tumefatta. La buona Angela si preoccupò anche delle ferite che il campione aveva sul volto. Carnera non smetteva di pensare a come si fosse concluso il match. La giovane gli portò del cibo, che Primo gradì moltissimo. Dopo il match di solito i pugili si ritrovano a mangiare, e sicuramente Max Baer sarà stato a festeggiare con i suoi amici, e con i tanti giornalisti che gli avranno fatto cento domande. Per un attimo ripensò alla pellicola che aveva girato con Baer, in cui perdeva. Alle volte i film possono prevedere la cruda realtà. La ragazza gli disse di essere onorata di potersi occupare di lui e con modi affabili gli rivelò di essere dispiaciuta che il suo turno lavorativo stesse per finire. Carnera le sorrise, ma non seppe nascondere una smorfia di dolore. Era stato contento delle espressioni di vicinanza della ragazza. L’infermiera lo salutò con un sorriso e se avesse potuto l’avrebbe baciato, ma durante il lavoro non era concessa nessuna manifestazione d’affetto. Carnera la salutò, e mentre se ne stava andando le disse che sperava di rivederla. Carnera in quella stanza non aveva visto che medici e infermieri, ma nessuno del suo staff,con grande dispiacere, era venuto a fargli visita. Nella stanza silenziosa, Primo osservò il crocifisso che gli stava di fronte, e si mise a recitare una preghiera. Gli sarebbe piaciuto essere in Italia, perché la presenza di sua madre poteva essergli di grande conforto; ma il buon Dio aveva già fatto un piccolo miracolo mandandogli Angela. L’indomani, Max Baer assieme a dei giornalisti venne per informarsi sul trauma alla caviglia che era stata ingessata.
Max strinse la mano a Carnera, dicendogli che gli avrebbe concesso la rivincita nei prossimi mesi, ma nel dirlo sembrava poco convincente. Primo sorrise, sapendo che il suo avversario era incapace di mantenere le promesse. In cuor suo Carnera sperava in quella rivincita, anche se prevedeva un verdetto infausto. Prima d’avere una nuova possibilità di battersi per il mondiale, avrebbe dovuto fare alcuni incontri per dimostrare che non era finito. Max rimase nella stanza per una buona mezz’ora, si vedeva che doveva aver passato la sua prima notte di campione festeggiando con del buon cibo e con delle donne, lo si sentiva dal profumo che emanavano i suoi vestiti. Carnera dichiarò ai giornalisti che aveva sofferto molto dopo il trauma alla caviglia e che questo gli aveva impedito di portare avanti il match come avrebbe voluto. Primo elogiò Max per aver condotto un buon combattimento. Il nuovo campione sorrise, e volle farsi una foto vicino al letto del suo avversario, stringendogli la mano. I giornali italiani scrissero della sconfitta inaspettata del campione. I suoi connazionali lo avrebbero voluto sul gradino più alto del podio per almeno dieci anni, ma la vittoria è imprevedibile. A Carnera dispiaceva di non aver vinto perché il Duce se l’aspettava vittorioso. Primo rimase in quell’ospedale per qualche giorno, e la caviglia non gli faceva più tanto male. In quel posto lo trattarono tutti molto bene. Alcuni pazienti erano venuti a trovarlo, fieri di poter raccontare agli amici d’aver incontrato Carnera. I giornalisti dopo i primi giorni non si fecero più vedere, e i giornali parlavano solo del nuovo campione. Carnera lesse un’ intervista rilasciata da Max Baer e riportata su un giornale sportivo: “ Fin da quando ho conosciuto Carnera mi sono sentito sicuro di poterlo battere e ne ho dato la prova. Sono contento che l’arbitro abbia deciso di sospendere il match perché Primo aveva ricevuto una severissima punizione. Se gli avessi allungato qualche altro pugno temo che sarebbe finito all’ospedale. E’ stato il più facile incontro della mia carriera. Carnera non mi ha mai colpito seriamente, eccettuato nella sesta o nell’ottava ripresa, quando mi raggiunse con un uppercut nel quale aveva messo tutta la sua forza. Ma vi assicuro che negli allenamenti ho incassato colpi più duri. Primo ha combattuto una partita sportiva e cavalleresca senza ricorrere a sotterfugi.
Si è dimostrato l’avversario più sportivo che abbia mai affrontato. Credo di averlo colpito duecento volte con pugni che avrebbero demolito una casa e avrebbero messo a dormire qualsiasi altro pugile. Ma lui ha resistito fino in fondo, per quanto io credo che nelle ultime due riprese non sapesse più neppure in che mondo era . Ciononostante ha continuato a lottare”. Sempre nell’intervista gli chiesero: “ Cosa vede nel suo futuro?” Gli domandarono: “ Sono certo: rimarrò campione per dieci anni . Poi mi dimetterò in favore di mio fratello Buddy che ora ha diciannove anni ed è grosso quanto Carnera. Mio padre, Buddy e io abbiamo constatato che questo affare del campionato mondiale ci piace molto e perciò abbiamo deciso di tenerlo in famiglia”. Tratto dal libro L’uomo più forte del mondo –Ed. Mondadori-di Aldo Santini. Carnera quando lesse queste righe diventò triste, nella sua lunga carriera aveva sempre avuto un grande rispetto per gli avversari, e ne aveva sempre parlato bene. L’intervista non gli piacque, era offensiva, e nel suo cuore gli sarebbe piaciuto poter ottenere la rivincita, visto che Baer era tanto convinto di uscirne vittorioso. Mentre rifletteva entrò Angela con un pacco di telegrammi indirizzati a Primo. La ragazza gli sistemò il letto, e gli alzò con difficoltà il piede. In quella giornata di giugno splendeva un bel sole, che l’aiutava ad affrontare il suo nuovo ruolo di sconfitto. La buona infermiera aveva un sorriso dolce che rasserenò il volto di Primo. La ragazza aprì la finestra, e un leggero soffio di vento entrò. Angela chiese a Primo se poteva fargli la cortesia di firmargli una foto,che era per suo padre che quella sera aveva assistito al match, e si considerava un suo grande tifoso. L’uomo aveva detto a sua figlia che Carnera avrebbe battuto nella rivincita Baer, e che questa volta non avrebbe avuto problemi. Una sconfitta non determina la fine di un pugile, e gli italiani sono un popolo che non si arrende. Il volto di Angela venne illuminato da un raggio di sole, e se avesse potuto l’avrebbe stretta a sé, gli mancava il calore e il profumo di una donna. Primo pensò che gli rimanevano due titoli, quello italiano ed europeo dei pesi massimi. Al Columbia hospital dove si trovava Carnera aveva avuto la possibilità di incontrare i suoi amici, quelli che non lo avevano abbandonato, e in modo particolare suo fratello, e suo cugino Pasquale. Il suo manager era sparito, lo aveva visto solo dopo l’incontro, uno che non lo aveva lasciato era il suo allenatore che cercò di consolarlo in tutti i modi.
Carnera comunque non si vuole arrendere, il suo obbiettivo è la riconquista del titolo mondiale, ma i suoi amici gli consigliarono di tornare a casa e di riposarsi. Carnera voleva ritornare in Italia solo con la corona mondiale e non si sentiva di presentarsi ai suoi paesani a mani vuote. Quando venne dimesso dall’ospedale, a salutarlo c’era sempre Angela, che si rese disponibile d’ andarlo a trovare per aiutarlo. Carnera accettò con gratitudine i servizi della giovane infermiera. Nell’albergo dove ritornò, ritrovò la stessa affettuosa vicinanza degli amici di sempre. Carnera aveva recuperato in parte il buon umore, stava elaborando il trauma della sconfitta. Anche il suo allenatore gli rimase sempre accanto. Dopo avergli tolto il gesso fece i primi passi sostenuto da Angela ed è solo dopo le sedute di fisioterapia, praticate dall’infermiera, che riuscì a stare in piedi autonomamente. Primo s’era accorto che il periodo di immobilità lo aveva fatto ingrassare. Quando si trovò finalmente a passeggiare per la città, sentì il calore della gente che non aveva dimenticato il suo idolo. Carnera ricordava con commozione i negozi che esponevano la sua foto e quella del Duce. Mussolini gli aveva fatto pervenire una lettera, dove lo incoraggiava ad andare avanti. Costui, come i suoi figli, gli volevano bene, non potevano dimenticare quello che aveva fatto per l’Italia fascista e per la Patria. Questo lo rincuorò, gli tornò la voglia di allenarsi e si affidò alle mani sicure di Paul Journée. Primo credeva ancora alle parole di Max Baer che aveva promesso che gli avrebbe dato la rinvicita, ma nel suo clan nessuno credeva a questa possibilità. Carnera era ancora in vetta alla classifica tra i primi dieci del mondo, in Europa era ancora il campione. I giornali scrivevano di un possibile match in Argentina, dove tra l’altro vivevano molti italiani. In Argentina avrebbe dovuto battersi con il pugile mastodontico Campolo che aveva boxato e sconfitto tre anni prima. Ma nel frattempo costui poteva aver affinato la sua tecnica pugilistica, pertanto, non era assolutamente da sottovalutare. “Quando tocca terra tutti gli si pigiano attorno, tutti vogliono stringergli la mano, o almeno toccarlo. Il pubblico vicino è come preso da un delirio d’entusiasmo, mentre quello più lontano, che non ha potuto entrare nell’aeroporto continua ad applaudire e a gridare : “ Carnera! Carnera!” ( L’entusiasmo della folla per il formidabile atleta, 3 Novembre 1934 dal libro Carnera di Daniele Marchesini- Ed. Il Mulino)“ Boca è la sottoripa genovese del Sudamerica. E l’ingresso di Carnera nello stadio del Boca Juniors è salutato da applausi scroscianti. Il golia di Sequals risponde con il saluto romano. Poi, è finita la partita e consumati molti brindisi, visita la sede del “ Mattino d’Italia,” il giornale dei nostri emigranti |….| Corrientes, la strada più rappresentativa della metropoli, simbolo dell’italianità argentina, tributa onori solenni all’ex campione del mondo. Per il friulano è un bagno di fiducia e di entusiasmo. “ Qui mi sento di nuovo a casa mia” ( Daniele Marchesini – Carnera- Ed. Il Mulino). Carnera continua gli allenamenti, anche se ha ancora qualche dolore al piede. Dopo la sconfitta erano terminati gli inviti alle feste, alle manifestazioni, alle inaugurazioni e le sue partecipazioni agli eventi pubblicitari. I soldi incominciavano a scarseggiare, ma come spesso suo padre ripeteva:” Dio vede e Dio provvede”. La fede e la speranza nel Signore non erano mai venute meno. Carnera in quelle settimane si vedeva con Angela, ma era ben conscio che non le poteva offrire un futuro assieme. Angela, d’altra parte, non gli chiedeva nulla, e spesso gli faceva compagnia dopo gli allenamenti. Una sera gli lesse un articolo su Campolo. Il suo avversario era nato in Calabria, precisamente a Reggio –Calabria , nel 1903, e a soli quattro anni dovette lasciare il paese natio per l’America.
La sua famiglia aveva un allevamento di bestiame e lui dopo aver perso con Carnera s’era ritirato a lavorare nella fattoria di famiglia. Nel 1934 riprese ad allenarsi, in vista di un futuro incontro con Primo. Gli organizzatori gli avevano offerto una discreta somma di denaro se era disposto di salire sul ring con determinazione, ed era quello che Vittorino Campolo aveva fatto. Nei primi due incontri di rodaggio aveva sconfitto due pugili abbastanza importanti, il campione del Cile, Arturo Godoy, e il campione uruguayano, Josè Santa. Con queste credenziali si preparava ad incontrare Carnera. Gli organizzatori avevano puntato molto su questo match. I migranti italiani e gli italo-argentini avevano accolto Carnera al suo arrivo come un eroe, ancora detentore del titolo mondiale dei pesi massimi. Primo sembrava aver dimenticato quel terribile match e gli pareva che la vita iniziasse a sorridergli di nuovo. In Argentina si cercava il nuovo Luis Angel Firpo, il selvaggio toro della Pampas come era soprannominato. Carnera trascorreva le sue giornate in palestra ad allenarsi, interrotto, talvolta, da qualche giornalista. Una volta fu avvicinato da un reporter americano che doveva scrivere degli articoli su di lui. Primo lo aveva incontrato altre volte ed era sempre stato una persona corretta, non aveva mai travisato la verità, pur di incentivare le vendite del giornale. Primo era sempre affabile con i suoi connazionali e gli dispiaceva solo d’incontrare molti di loro che non avendo avuto fortuna in Argentina avevano deciso di far ritorno in patria. Talvolta, aveva fatto visita a dei migranti italiani e si commuoveva perché nelle loro case, appese alle pareti c’erano le foto dei reali e del Duce: una parte d’Italia era stata portata via con loro. Il 24 novembre 1934 il pugile saliva sul ring, era come se fosse il suo primo incontro. Nel cuore del campione erano racchiusi il ricordo del povero Ernie e il dolore indicibile della madre. Pochi minuti prima di entrare sul quadrato osservò un crocefisso appeso alla parete, istintivamente si fece il segno della croce, e pregò. Il match che stava per affrontare non era tra i più facili. L’ultima volta che era salito sul ring era andato al tappeto per ben undici volte. Il suo allenatore gli aveva già messo l’accappatoio sulle spalle, i muscoli del volto erano tesi, ma non temeva nulla, perché la sua storia era nelle mani di Dio. Gli organizzatori rimasero stupiti perché tra il pubblico c’erano delle persone che erano arrivate dall’Uruguay con il battello. Un fiume di persone inneggiava al pugile che ritornava a combattere dopo una sconfitta. Ciò rappresentava un’ iniezione di vita, il modo migliore per allontanarsi da quel 29 giugno di pochi mesi prima. Carnera non si sentiva più come una quercia spezzata, ma una persona nuova. All’incontro con il pugile di origine italiane Primo non fallì, lo sconfisse ai punti dopo dodici riprese e vittorioso gli parve di essere tornato il campione del mondo dei pesi massimi. Il suo allenatore era felice, il suo campione era all’apice del successo.
I festeggiamenti che ricevette Carnera dopo il match erano indescrivibili. L’entusiasmo del popolo argentino, per un pugile che era rinato ed aveva scritto una nuova pagina della sua vita, era indicibile. Anche il suo avversario riconobbe la superiorità di Primo e si congratulò con lui. Si erano incontrati due volte e per due volte Carnera lo aveva sconfitto. Quella sera dopo il match, finalmente, Carnera brindò con del buon vino. Seduto al suo tavolo c’era un grosso industriale che gli propose di rimanere a vivere in Argentina. Carnera sorrise, non ebbe il coraggio di dire nulla, ma nel suo cuore aveva il suo paese, anche se in Argentina aveva trovato una seconda patria. La notte argentina fu lunga, un brindisi si susseguiva all’altro, e non mancarono delle risate fragorose.
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