Carnera sbarcò in Argentina, ritrovò la vittoria e si sentì ancora un campione. Questa volta aveva vinto ai punti, ma in modo netto, e la conferma gli veniva data dai giornali che scrissero pagine e pagine sul meritato risultato. La risalita era appena iniziata e subito gli proposero altri incontri, che con entusiasmo accettò. Dopo aver affrontato Campolo, avrebbe voluto far ritorno in Italia, ma questa decisione l’avrebbe allontanato dall’Argentina dove stava risalendo la china. Il popolo argentino lo amava e lo faceva sentire come a casa propria. Decise, quindi, di festeggiare il Santo Natale in Argentina, anche se dispiaciuto nel non poter essere assieme ai suoi familiari. Carnera non amava la solitudine e festeggiò con dei connazionali e il suo allenatore che gli permise in quell’occasione di trasgredire la sua ferrea dieta. A Primo piaceva cantare delle melodie italiane accompagnate dalla sua inseparabile fisarmonica, ciò lo faceva sentire meglio. Il suo allenatore gli fece presente che già a gennaio ci sarebbe stata la possibilità di combattere. Gli allenamenti lo impegnarono completamente. L’incontro si svolse in Brasile, a San Paulo, e Carnera si sbarazzò in sette riprese del suo avversario Harry Harris. Fu una vittoria convincente, in presenza di molti tifosi che gli manifestarono il loro calore. La sua popolarità era talmente grande che Carnera interrompeva il traffico di San Paolo. La seconda vittoria dopo la caduta è ancora più bella. I giornali scrissero che avrebbe dovuto incontrare Paulino Uzcudum e sarebbe stata la terza volta che si battevano. Carnera nei due combattimenti precedenti aveva sempre dominato. Ma le trattative non andarono a buon fine perché il pugile basco richiedeva una borsa molto più sostanziosa e non gli rimase che far ritorno in patria. Carnera combatté, nel frattempo, a Rio De Janeiro dove si impose per Ko, alla sesta ripresa, contro un oriundo estone di 86 chili. In due settimane era salito sul ring due volte, riportando altrettante vittorie. Gli sembrava di ripercorrere i tempi passati in cui combatteva più volte al mese. Carnera si sentiva nuovamente vincente, anche perché rassicurato sulle sue capacità fisiche da un addetto ai lavori, quale il suo allenatore. La gente di Rio De Janeiro riempiva le strade per incontrarlo, e i migranti italiani che vivevano in quella città erano felici di quel loro connazionale che aveva avuto fortuna. Non c’era italiano che non lo conoscesse, e la sua storia, era ormai diventata una leggenda. Carnera era felice del periodo che stava attraversando. Incontrava volentieri sia i tifosi che i giornalisti, anche la stampa americana continuava a scrivere su di lui. Il suo allenatore decise che era ora di tornare in America. In uno degli ultimi giorni di permanenza in Argentina ebbe la gradita sorpresa di vedere esposto in vetrina un quaderno scolastico che sulla prima pagina riportava una sua foto e sull’ultima la sua biografia. Fu talmente entusiasta che ne comprò venti copie da donare a degli alunni di Sequals. Una volta era stato a visitare una scuola elementare, frequentata da molti figli di italiani. La scuola era situata in un vecchio edificio, sistemato alla meglio. Intrattenne una classe raccontandole alcuni aneddoti sull’Italia. Questi bambini lo avevano ascoltato in silenzio, alla fine della sua visita tutti volevano stare con lui, e una carezza non l’aveva negata a nessuno. Carnera era felice e comprò un centinaio degli stessi quaderni Passò alcune ore a firmarli tutti. Il giorno dopo si recò alla scuola con un sacco, dove li aveva riposti, e d’accordo con la maestra donò a ciascun allievo una copia. I bambini contenti per ringraziarlo cantarono una canzone italiana. La maestra commossa promise a Carnera che avrebbe fatto fare un tema su di lui. Questa cosa piacque a Primo e alla fine della visita si incontrò con il sacerdote che dirigeva la scuola. Gli consegnò una somma di denaro con la quale avrebbe potuto aiutare qualche ragazzo in difficoltà. Il sacerdote volle che visitasse il piccolo museo allestito dove avevano esposto delle foto che ritraevano degli italiani che avevano lasciato la loro patria. Nella mostra primeggiava anche la foto del pugile, nel giorno in cui divenne campione del mondo. Il vecchio sacerdote, accompagnando Carnera, lo ringraziò tanto per il suo nobile gesto e non nascose che gli sarebbe piaciuto che si fermasse in Argentina. Le porte dell’America si erano riaperte finalmente. Con sua grande meraviglia vide che i suoi tifosi lo cercavano ancora, come pure i giornalisti che volevano conoscere i suoi prossimi progetti. Ma Carnera notò che nessuno scriveva sulla sua prossima rivincita contro Max Baer che si era eclissato, non mantenendo la promessa fatta dopo la sua vincita. Il 15 marzo 1935 a New York disputò e vinse l’ incontro per Ko alla nona ripresa con il pugile d’origine italiana, Ray Impellettieri. Carnera non convinse molto, ma aggiunse un’altra vittoria al suo record. In quello stesso periodo proposero a Carnera di risalire la classifica mondiale dei pesi massimi se avesse battuto il pugile Joe Luis che aveva ottenuto 22 vittorie, delle quali ben 19 per Ko. Il pugile era alto 1.86 e pesava 89 chili. Carnera era più alto di lui, arrivava a quasi due metri, e pesava oltre 120 chili. Carnera non ci pensò molto, dalla perdita del titolo era passato quasi un anno, e le ferite morali e fisiche sembravano essere superate. L’avventura in Sud America gli aveva fatto ritrovare entusiasmo e felicità. Carnera quindi decise di rimanere in America, e l’anno 1935 era iniziato bene. La sua meta tornava ad essere ambita. L’unica cosa che lo turbava era la nostalgia per i suoi familiari e compaesani che non li vedeva da un anno. Quello che successe nelle settimane seguenti fu davvero importante. Dai giornali aveva appreso che Max Baer avrebbe difeso il titolo per la prima volta contro il pugile Jimmy Braddock, il 13 giugno 1935, lo stesso giorno, ma un anno dopo la sconfitta di Carnera. Primo incontrò casualmente Max Baer, ma costui non gli aveva più proposto la rivincita. Carnera andò a vedere l’incontro tra il suo avversario Max Baer e lo sfidante Braddock. Quella sera davanti a tanta gente il campione Baer perdette il titolo mondiale, e questo fu davvero un avvenimento. Max Baer venne battuto da un pugile che era riuscito nell’impresa dopo un momento difficile della sua vita. Quella sera Primo andò a trovare nel camerino Baer, che appariva molto provato dall’incontro, ma non aveva perso la sua teatralità. Primo Carnera gli strinse la mano, e gli dette una pacca sulla spalla. Furono poche le parole che i due si scambiarono. Lasciando gli spogliatoi un giornalista gli chiese cosa ne pensasse del nuovo campione e Carnera disse che era stato molto bravo e coraggioso. Primo sorrise, dicendo, che tra una decina di giorni sarebbe stato sul ring per combattere contro Joe Luis e sperava di vincere. Le cose non andarono come Primo sperava, e il 25 giugno allo Yankee Stadium, davanti a sessanta mila persone Carnera veniva travolto dalla furia di Joe Luis.
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