VI. - Analisi e sintesi di una
ricostruzione
Dopo tutte le considerazioni,
le rielaborazioni, e i rilievi che precedono, mi chiedo se, prima di concludere
il già lungo discorso, mi sia lecito tentare una ricostruzione logica dei
risultati del referendum, quali
avrebbero potuto essere se non fossero intervenuti gli elementi di «turbativa»
nelle cifre «ufficialmente dichiarate» e nei conseguenti conteggi, che via via
si son posti in chiaro, e le cose si fossero svolte rispettando le leggi
dell'onestà, che dovrebbero regolare anche la vita politica.
Pare anzitutto logico che i
voti «presunti», appartenenti cioè agli «elettori inesistenti», siano restituiti
agli aventi diritto, e perciò annullati, e quindi sottratti alla parte che se
li è visti attribuiti per l'eccessivo zelo dei suoi fedeli. Ergo, sono voti
1.609.975 da togliersi da quelli attribuiti alla Repubblica.
Poi, sono da prendersi in
considerazione i voti nulli. Di questi, 1.146.729 sono rappresentati da voti
non espressi. Poiché non mi piace incolparne l'ignoranza, preferisco
considerarli dovuti tutti all'agnosticismo, sia pure di elettori che forse «poi
ci hanno ripensato». Comunque, ritengo soprattutto «onesto» lasciarli fra i
«perduti», e non tenerne conto.
Le schede nulle e i voti nulli
e contestati, assommano insieme a 363.006. Si è osservato che la percentuale
più alta del «fenomeno» si è verificata, per una comprensibile coincidenza, nelle
circoscrizioni elettorali a netta prevalenza monarchica: dove è anche meno
elevato, nel popolo minuto, il grado di istruzione, che avrebbe aiutato a
meglio comprendere il rischio di i lasciar segni» sulle schede. Né
mancherebbero altre osservazioni, che contribuiscono a legittimare
l'attribuibilità - per destinazione indubbia - di tali voti alla Monarchia.
Ma sono ancora da prendersi in
considerazione i voti di coloro che non poterono votare perché sprovvisti di
certificato.
Anche nei riguardi della
ripartizione regionale dei certificati consegnati i agli elettori, si ripete
quanto già rilevato per voti nulli e contestati, e cioè che la percentuale più
elevata si riscontra in Sicilia (7.40%) e nel Meridione (6,20%), e la più bassa
in Italia Settentrionale (4,60%).
Si rileva ancora -
dall'Istituto Centrale di Statistica - che il 58,80% di certificati non
consegnati riguarda elettori residenti nello stesso Comune di emissione, e che
mentre la media per tutto il territorio dello Stato è del 5,40%, essa si eleva
al 9,10% nell'insieme dei Comuni con più di I00.000 abitanti, con una massima
del 14,90% a Genova e un minimo del 0,70% a Taranto. Queste due Città segnano
gli estremi del fenomeno, ma altresì le eccezioni in quanto le più alte percentuali
(dal 14,10% al 13,70%) Si riscontrano nell'Italia Meridionale e in Sicilia, e
le più basse (dal 5,7o% al 4,80%) nell'Italia Settentrionale. Se ne trae
l'osservazione che le più alte percentuali si riscontrano nelle circoscrizioni
elettorali e nelle grandi città a prevalenza monarchica.
Si può ancora tener conto di
un altro elemento che può trarsi dal confronto fra la distribuzione
territoriale percentuale degli elettori, e la distribuzione percentuale dei
certificati non consegnati.
Se ne ricava il seguente
prospetto:
da cui si rileva che il 6o%
dei certificati non consegnati si riscontra nelle circoscrizioni a prevalenza
repubblicana, che assommano il 66,40% del corpo elettorale, ed il 40% nelle
circoscrizioni meridionali e insulari, a prevalenza monarchica, che assommano
il 33,60% degli elettori.
Una ponderata analisi degli
elementi sopra illustrati, in rapporto alle caratteristiche delle categorie di
elettori sforniti di certificato elettorale, autorizza a dedurre che - qualora
tali elettori avessero potuto votare - i loro voti sarebbero stati espressi,
con ogni attendibilità, per il 40% in Italia Settentrionale e Centrale, per il
90%, nel Meridione e nelle Isole, e così nell'intero territorio per il 60%, in
favore della Monarchia.
Volendosi porre per uno
scrupolo di obbiettività la domanda quale sarebbe stata la probabile sorte dei
25.990 voti degli elettori «sospesi dal diritto elettorale», ritengo di poter
rispondere che nella quasi totalità sarebbero stati in favore della Repubblica.
A questo punto, è possibile tradurre nel seguente prospetto riepilogativo le
considerazioni e i rilievi testé compiuti per un tentativo di ricostruzione
logica dei risultati del «referendum», che mi par lecito affrontare, e sottoporre
ad una serena ed obbiettiva disamina.
Ne sarebbe quindi risultata
una lieve prevalenza in favore della Monarchia per poco più di 250.000 voti.
CONCLUSIONE
La conclusione a cui si è
arrivati, darebbe ragione a chi sosteneva che, comunque, un « capovolgimento »
dei risultati del « referendum non sarebbe stato possibile.
Capovolgimento, nel senso di
una netta inversione dei risultati numerici mantenendosi il distacco di due
milioni di voti, certo no; ma capovolgimento nel senso di arrivare ad
attribuire la prevalenza alla Monarchia, sia pur di stretta misura, lo si è
dimostrato possibile; non per artifizio di conteggi, ma per logica di
ragionamenti condotti ad interpretare con rigorosa obbiettività il linguaggio
delle cifre;
Peraltro, LO SCOPO DI QUESTO
STUDIO non era, né poteva esserlo, di dimostrare che il 2 giugno 1946 la
vittoria dei voti non era stata dei fautori della Repubblica, ma di DIMOSTRARE
CHE LA ORGANIZZAZIONE ELETTORALE DEL «REFERENDUM» ERA STATA IMPERNIATA SU UN
FALSO DI CIFRE - popolazione, e numero degli elettori - PREORDINATO PER UNA
EMISSIONE DI UN NUMERO CORRISPONDENTE DI FALSI CERTIFICATI ELETTORALI, che
inficiava a priori il risultato delle votazioni.
Spero di esservi riuscito.
AGOSTINO PADOAN Roma,
gennaio 1953.
OSSERVAZIONI SULLO STUDIO SUI
RISULTATI UFFICIALI DEL «REFERENDUM » ISTITUZIONALE DEL 2 GIUGNO 1946
Per un esame attento dei dati
dello studio precedenti, furono richiesti elementi precisi alla Direzione
generale dell'Istituto Centrale di Statistica; questa comunicò quanto segue con
sua nota n. 024 in data 12 gennaio 1945
2) NUMERO DEI MORTI A CAUSA DI BOMBARDAMENTI NELLA GUERRA
1940-1945.
È in corso una indagine sulle
perdite dì vite umane a causa della se¬conda guerra mondiale (1940-/945) i cui
dati non sono ancora noti.
3) NUMERO DEGLI EPURATI.
Non sono a conoscenza di
questo Istituto i dati relativi alla epurazione. Ritengo che la Presidenza del
Consiglio dei Ministri, della quale dipendeva l'Alto Commissariato per
l'epurazione, abbia qualche notizia in materia.
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