NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 18 maggio 2021

Capitolo XXVI: Carnera ritorna a Milano

di Emilio Del Bel Belluz  


Ormai è passato qualche anno, da quando fu a Milano per la prima volta. Aveva girato mezzo mondo, combattuto, vinto grandi incontri e si sentiva diverso da quel timido pugile che era allora, nel 1928. Dopo i primi combattimenti aveva capito che il pugilato sarebbe stato la sua vita. Tanti pugni aveva preso e tanti ne aveva dati, buttando a gambe all’aria quelli che credevano d’avere a che fare con un pugile da baraccone. 

Tanti bocconi amari aveva dovuto ingoiare per salire in cima alla classifica della boxe mondiale, e molte volte si era chiuso in se stesso e aveva pensato di abbandonare tutto e di tornare al suo paese. Talvolta, diceva a se stesso che la vita del pugile era difficile e poco gratificante, ma poco dopo, ritrovava l’entusiasmo per ricominciarla. Pensava che il buon Dio non lo avrebbe dimenticato, gli chiedeva sempre prima di addormentarsi che lo proteggesse. Si rivolgeva anche al suo angelo custode affinché non lo abbandonasse. 

Ogni tanto gli veniva in mente quel drammatico combattimento in cui era stato ferito ad un occhio, ma anche in quel momento aveva chiesto aiuto al buon Dio. Non ci vedeva dalla tumefazione, solo l’occhio destro era ancora per lui un faro e aveva vinto, contro quell’avversario che lo aveva umiliato. 

Nella vita si vince o si perde, e questo lui lo aveva capito bene e se vai al tappeto è veramente duro rialzarsi per continuare. Milano gli diede la possibilità di trovarsi in mezzo alle persone che parlavano finalmente la sua lingua: per i suoi orecchi era una dolce musica. Era arrivato nella sua patria, la terra dei suoi avi. Secondo lui le donne italiane erano le più belle del mondo, gli capitava che lo cercassero, ma il suo allenatore non lo lasciava mai solo per evitare che si distraesse. Il match di Milano non poteva essere trascurato, doveva rappresentare una prova di forza e di coraggio. 

Questa volta i giornali avrebbero dovuto raccontare quello che Primo era diventato. Non era più quello che aveva combattuto sul ring nel 1928. Era rimasto orgoglioso della pubblicazione della sua lettera inviata alla Domenica del Corriere il 27 marzo 1932, perché raccontava dei progressi ottenuti in campo pugilistico e dimostrava i miglioramenti anche nell’ambito culturale. Infatti, aveva letto molti libri nelle pause tra un combattimento e l’altro, aveva imparato lingue diverse, e il suo orizzonte si era allargato. La vita si sa non è mai stata facile per uno come lui, che la natura aveva creato alto come una montagna, e quando si è più grandi del normale era facile essere oggetto di scherno. Adesso lo rispettavano tutti. Con l’incontro di Milano sarebbe salito sul ring per 57 volte e le vittorie erano state tante per Ko. 

L’esperienza accumulata era notevole, ma a Milano era emozionato come se dovesse affrontare il suo primo combattimento. Quando scese dal treno con il suo fedele allenatore Paul, fu subito avvicinato dalla gente che lo riconobbe, arrecandogli un grande piacere. Fu attorniato anche da alcuni poveri e non aveva perso un attimo per donarli delle banconote che li avrebbero dato un po’ di felicità. Tante volte nella vita aveva pensato a quelli che erano stati più sfortunati di lui, e se faceva la carità agli altri, il bene fatto gli ritornava indietro. Un sacerdote gli aveva detto che Dio alla fine pesa il bene che uno ha fatto e non il male. Queste parole le considerava come un testamento spirituale. Carnera a Milano era atteso da alcuni giornalisti, che non gli lasciarono neppure il tempo di bersi un caffè in pace. Il bar della stazione era gremito di gente che lo voleva vedere e toccare. C’erano delle donne che lo osservavano in modo malizioso, ma anche a questo era abituato. 

Gli venne in mente che aveva letto un libro in cui si diceva che un uomo può viaggiare in tutto il mondo, ma solo al proprio paese ritrova il profumo dell’aria che ha respirato fin da bambino. La felicità la trovava quando tornato a casa, accendeva un fuoco e lo scoppiettio e l’odore della legna della sua terra lo riempivano di serenità. A quei giornalisti che gli facevano delle domande aveva sempre risposto che solo in Italia si sentiva a casa sua. Qualcuno gli chiese se avesse incontrato il Duce, ma Carnera rispose che per il momento era rimasto solo un sogno. Anche nei paesi stranieri molti italiani gli ponevano questo quesito. Mussolini all’estero era molto famoso. Spesso nei locali gestiti da italiani la foto del Duce primeggiava accanto alla bandiera sabauda. Dopo aver ascoltato e risposto alle domande Primo Carnera riuscì a raggiungere il suo albergo, che si trovava al centro della città. Il tassista che lo condusse non finiva più di parlare con il campione, e si sentiva davvero orgoglioso per averlo ospitato nella sua auto, in cui Primo trovò un giornale che riportava un articolo sul suo prossimo match che si sarebbe disputato tra qualche giorno. Arrivò in Italia il mercoledì, e l’incontro si sarebbe disputato domenica. 

Carnera nel giornale vide la foto del suo avversario: il teutonico Hans Schoenrath e notò che non era molto alto di statura. Il pugile tedesco era il campione dei pesi massimi in Germania, non poteva quindi essere un pugile facile da abbattere. Oltre a detenere la cintura nazionale, vantava un record di 19 vittorie, contro due sconfitte ed un pari. Sempre sul giornale si diceva che davanti a un pugile così forte Carnera avrebbe dovuto domarlo fin dall’inizio e mandarlo al tappeto nelle prime riprese. In Germania si parlava molto di questo combattimento, e si sperava che il loro connazionale riuscisse nel miracolo di battere Carnera. Finalmente Primo poté raggiungere la sua camera e sdraiarsi sul letto, il viaggio lo aveva stancato molto. Prima di addormentarsi pensò che, avendo vinto contro il campione d’Europa dei pesi massimi, Pierre Charles, ora, solo Max Schmeling, il pugile amato da Hitler, poteva dargli filo da torcere. La stanchezza, le molte emozioni si erano impossessate di lui. 

Dopo due ore di sonno fu svegliato dal suo allenatore, perché era atteso per il pranzo. Primo era molto felice, le cameriere avevano fatto a gara per servirlo e c’erano stati tanti sorrisi. Una di queste, servendogli della carne, dall’emozione lo aveva sporcato con del sugo, e poi, imbarazzata si era scusata mille volte. Carnera le aveva regalato un sorriso e una carezza, dicendole che non era nulla. La giovane aveva provveduto a smacchiare la giacca senza lasciare traccia, e il capo cameriere si era scusato con Primo. In quel momento il pugile fece una grande risata, quello che gli era capitato, gli avrebbe portato fortuna. Quando ebbe finito di mangiare la cameriera che lo aveva macchiato si scusò ancora una volta. Il campione che sembrava più imbarazzato di lei, le volle donare una foto con dedica, ma mentre faceva questo, altre cameriere dell’albergo lo circondarono e gli chiesero pure loro un ricordo. A quel punto il suo allenatore andò a prendere delle foto di Carnera, che aveva fatto in America per i tifosi e volle che ogni ragazza avesse la sua foto. Primo era spesso sorridente e lo si poteva constatare dalle foto apparse nei tanti giornali. 

Al suo paese un vecchio gli aveva detto che un sorriso apre mille porte, e non costa niente, sia il povero che il ricco se lo possono permettere, e questo consiglio lo aveva sempre seguito. Il sorriso aiuta le persone a sentirsi meglio. Gli organizzatori avevano programmato per lui molti impegni: doveva presenziare a conferenze stampa per pubblicizzare il match e fare delle esibizioni pubbliche, per attirare molti spettatori al suo combattimento e poter rientrare, così, dalle spese sostenute. Paul Journée era arrivato a prenderlo per portarlo a vedere la palestra dove avrebbe iniziato gli allenamenti per il match che erano riservati ad un pubblico pagante e ai giornalisti. La palestra, che era stata scelta per la sua preparazione, era quella dell’altra volta, quando venne a Milano nel 1928, non era cambiato nulla, eppure erano trascorsi quasi quattro anni. Lo colpì subito entrando in palastra, una foto di lui assieme a Carpegna, con la cornice dorata, appesa su una parete. 

Vedendola, pensò a quell’uomo che aveva creduto in lui. Quel buon uomo capace di mettere a rischio la sua posizione economica per farlo combattere davanti alla sua gente, ma senza successo. Nel 1928 Primo aveva combattuto il suo quarto incontro. Carpegna era un uomo forte, ma non aveva retto ad una situazione troppo difficile nella quale si era buttato a capofitto e decise di porre fine alla sua vita. Carnera si mise davanti a quella foto e si commosse. Almeno qualcuno non si era dimenticato di Carpegna, povero caro uomo d’altri tempi. I giornalisti e il suo allenatore lo volevano già sul ring per una sessione d’allenamento. Nella palestra molte persone avevano pagato il biglietto e volevano vedere il loro idolo all’opera. Tra il pubblico alcune donne lo applaudirono, e gridavano il suo nome, e questo gli faceva piacere. Primo era uomo di spettacolo e non deluse i presenti, fece i guanti con tre pugili, tra questi una sua vecchia conoscenza, Giovanni Martin, con il quale si era allenato varie volte, e lo considerava un amico. Costui sarebbe stato presente al match di Carnera. Lo avevano ingaggiato per fare un incontro con un pugile francese. Vedere tanta gente assistere ai suoi allenamenti lo inorgogliva e lo faceva star bene. Quella seduta con Martin fu piuttosto dura, e più che un allenamento sembrava un vero e proprio match. Il pubblico applaudiva e urlava il suo nome. Queste erano le cose che amava di più, sentire il pubblico italiano che gli voleva bene. Quando combatteva all’estero si commuoveva ogni volta che sentiva parlare italiano. 

Durante gli allenamenti vide tra il pubblico un suo amico di Sequals e ne fu felice. Questi abitava a Milano, dove lavorava in una falegnameria da qualche mese. Quando aveva letto nei giornali che il suo amico Carnera era a Milano, aveva chiesto al suo capo qualche giorno di permesso, perché voleva incontrarlo ed assistere all’incontro. Aveva detto a tutti che Primo era di Sequals, come lui. Dopo l’allenamento si trovò con lui a parlare dei vecchi tempi. Apprese con gioia che il suo amico si era sposato e aveva dei figli. “Gli organizzatori avevano anche provveduto a fornire Carnera di -dichiarazioni ufficiali - da farsi in circostanze diverse. La più importante suonava così: “La mia venuta a Milano è stata ostacolata da una serie di equivoci, di false voci, di contrattempi che avranno indubbiamente indisposto. Tengo ad affermare che né io, né il mio manager e gli organizzatori, abbiamo colpa di queste beghe che hanno ostacolato la mia venuta. 

Al di fuori del risultato, questo match ha comunque per me, Primo Carnera, un valore morale importantissimo. Non mi perdo in vanagloria se affermo di essere conosciuto in tutto il mondo; soltanto gli italiani che, come più volte ho dimostrato, sono i soli che mi interessino, sanno poco o niente sul mio conto. Ma si è visto novizio contro Islas; ho in seguito ritentato e qualche cosa di buono credo di averlo pur fatto. Il vostro giudizio è quello che maggiormente mi interessa, la vostra accoglienza sarà quella che soprattutto mi commuoverà, la vostra critica sarà quella che mi farà riflettere, il vostro elogio mi riempirà d’orgoglio”…“ Un temporale mai visto nell’annata si annunciò per la data fissata. Il maggio di quell’anno era veramente impertinente e non… tifava per il grosso gigante italiano. Gli scrosci seguitarono fino a mezzogiorno, e finalmente apparve il sole. Otello Piazza però aveva deciso per il rinvio del match alla domenica successiva, vale a dire il 15 maggio, il grande pubblico che si attendava aveva scelto altro luogo di svago che non lo stadio di San Siro, facendo in tal modo la disperazione di Otello Piazza e della sua organizzazione”. L’incontro si svolse lo stesso come era stato concordato, e la pioggia cessò. Quando vennero effettuate le operazioni di peso. l’avversario Hans aveva fatto registrare 93,700 Kg. Primo Carnera, invece, aveva fatto oscillare la bilancia a 118Kg. La differenza tra i due pugili era quindi di 24,300 Kg, che poteva essere paragonata ad un bambino delle elementari. 

L’incontro ebbe inizio: “Al suono del gong, Hans è già su Carnera cercando disperatamente di colpire la mascella. Carnera indugia cercando di azionare il sinistro in diretto, ma i colpi vanno a vuoto; Hans è ancora all’attacco ma ora Primone si scuote e le grandi pale … battono sul lattiginoso corpo del tedesco. Hans ora sbanda, si piega, chiude la guardia ma non cede, mentre la campana della fine del primo tempo rompe l’azione. Il secondo round ha la fisionomia del primo. Carnera cerca di “spezzare “il ragazzo, e pare che una fretta insolita lo solleciti a portare subito a termine l’impegno. Hans però sa il fatto suo, e sembra impastato di cemento. Alla fine del tempo, il tedesco sbuffa, respirando a fatica. Lèon, manager di Carnera, intuisce che il tedesco non può reggere ancora molto, e al “corner” incita vivacemente Primo. Dopo un altro paio di colpi, il viso del tedesco assume una… fisionomia diversa. Contorti i lineamenti sia perché tirati dallo sforzo, sia perché martellanti da Carnera. 

Ancora un minuto di lotta, poi la fine. Per Hans Schoenrath è la terza confitta della sua giovane carriera; per Primone la sua 57° vittoria in ordine di tempo. Egli sembra ancora acerbo in fatto di tecnica pugilistica; ma al pubblico piace immensamente. Anche i milanesi sono rimasti entusiasti. Léon capisce che è arrivato il momento di pensare alla cintura di campione mondiale”. (Giuseppe Quercioli -Boxe Match- del 5 marzo 1961).

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