Già: «riuscì perfettamente»,
ma contro l'Italia, non contro i tedeschi che bisognava cacciare in luogo di
farli rafforzare nella Penisola. Dopo pochi mesi durante la lunga sosta
dinnanzi a Cassino molti compresero quell'errore. George Glascow nella
Contemporary Review lamentava «la mancanza di chiaroveggenza e di immaginazione degli
Alleati verso l'Italia dopo il 25 luglio». Più esplicitamente sul settimanale
americano The Nation (dicembre 1944) Eric Sevareid sottolineava gli errori di
tutta la campagna italiana. Egli scriveva: «Sono ora
quattordici mesi che combattiamo in Italia... Abbiamo posto fuori combattimento
i pochi fascisti italiani che ancora rimanevano. Abbiamo conquistato basi nell'Italia
meridionale dalle quali pensiamo fare importanti bombardamenti strategici in
Francia, Austria, Ungheria e Romania e dalle quali possiamo inviare rilevanti
aiuti al maresciallo Tito. E se la cosa vi fa piacere abbiamo contribuito a
distruggere e a impoverire la maggior parte d'Italia. I popoli alleati e la
storia potranno chiedersi se la sanguinosa campagna d'Italia sia stata una
vittoria e se in realtà essa abbia raggiunto un qualche decisivo risultato».
Ma vi è di più. Sotto la data
del 9 settembre 1943 il Ministro della guerra americano Stimson scriveva nel
suo diario (2): «La resa dell'Italia annunciata ieri è stata la notizia
culminante di una settimana di buone nuove da tutti i fronti. Alcune ore dopo
l'annuncio di resa, considerevoli forze alleate, fra cui unità della V Armata
americana, tutte al comando del tenente generale Mark W. Clark, sono sbarcate in
diversi punti nella zona di Napoli. Queste truppe sono già in contatto coi
tedeschi e soddisfacenti progressi vengono fatti in questa operazione anfibia,
fra cui la cattura di prigionieri germanici.
«La capitolazione dell'Italia
costituisce una importante vittoria per le armi alleate, sebbene non significhi
che tutta la penisola italiana sarà occupata rapidamente e senza opposizione
nemica. Dobbiamo ancora fare i conti con i tedeschi che vi si trovano, i cui
effettivi ammonteranno a 15 o 20 divisioni, forza questa più numerosa di quella
con la quale abbiamo avuto a che fare sia in Tunisia che in Sicilia. Inoltre i
tedeschi se lo vogliono, possono aumentare il numero delle loro forze in
Italia, giacché se è vero che hanno subito un grave colpo è pur vero che sono
tuttora capaci di una forte resistenza, per cui è probabile che dovremo sostenere
duri combattimenti in Italia.
«L'armistizio italiano fu
negoziato dal generale Eisenhower e dal suo Stato Maggiore; esso tratta
soltanto di argomenti militari e non tocca problemi politici ed economici che
vengono rimandati a più matura considerazione. Mentre le condizioni di
armistizio non sono ancora state pubblicate si annuncia che esse stabiliscono
la resa incondizionata di tutte le forze armate italiane.
«Il successo delle operazioni
nel Mediterraneo costituisce' un grande tributo alla strategia ed intuizione
del generale Eisenhower e dei suoi valenti associati britannici ed americani.
Esso è direttamente derivato dall'occupazione del Nord Africa che iniziò la
serie delle fortunate campagne culminate nella resa dell'Italia.
«Ma come ho detto questo
successo non significa una prossima fine della guerra, in quanto i nostri
principali due nemici devono ancora essere sopraffatti e nulla giustifica la
supposizione che essi saranno eliminati. Avremo quindi tempo di celebrare la
nostra vittoria quando essi saranno sconfitti.
Mentre procedono le operazioni
nella zona di Napoli, truppe britanniche e canadesi stanno conquistando un
forte punto di appoggio all'estremo della penisola italiana, e la scorsa
settimana è stata impiegata nel consolidamento ed ampliamento delle posizioni
conquistate. Le truppe italiane hanno opposto scarse resistenze e mano a mano
che le truppe alleate avanzavano, tedeschi e italiani si ritiravano, ma nel
ritirarsi distruggevano sistematicamente strade e ponti. Queste vaste demolizioni
aggiunte all'aspra natura del terreno di questa parte della penisola italiana,
hanno rallentato la nostra avanzata: tuttavia i progressi sono soddisfacenti
ove si considerino queste difficoltà incontrate.
«Le forze aeree americane e
britanniche hanno il dominio dell'aria sia in Sicilia che nella parte
meridionale della penisola italiana. Tale dominio ha costituito un fattore
importante nell'assicurare il successo delle nostre truppe nella penisola; i
nostri aerei sono penetrati profondamente nell'interno del paese distruggendo
comunicazioni ferroviarie e stradali attraverso le quali i tedeschi potevano
rifornire o rafforzare le loro truppe in Italia, e i nostri bombardamenti
pesanti hanno raggiunto le Alpi, estremo confine della penisola, dove hanno
interrotto la ferrovia del passo del Brennero.
«Nell'analisi che procede ci
siamo occupati soltanto dei fattori materiali e fisici della situazione, ma v'è
un altro aspetto che non va perduto di vista quando si voglia valutare l'importanza
di questa vittoria; si tratta del fattore morale. Ho notato stamane che uno dei
nostri quotidiani metteva in rilievo il fatto che l'Italia si era arresa mentre
i tedeschi tuttora occupavano con grandi forze la penisola, quando cioè la resa
significava un atto di sfida ai tedeschi che avrebbero cagionato al popolo
italiano inevitabili sofferenze per le sicure rappresaglie tedesche. In altre
parole - gli italiani- si erano arresi quando tale resa non significava che
avrebbero conseguito come risultato di essa la salvezza ed una pronta pace.
«Orbene, ciò che questo
significa per noi è che esso dimostra, a mio parere, la fondamentale simpatia
del popolo italiano per la causa delle libertà ed anche il fatto che esso
riconosce che noi e le nostre forze rappresentiamo tale causa. Ebbene, questo è
un importantissimo presagio, un presagio di grande speranza per le nostre
campagne future, giacché dimostra che i popoli d'Europa riconoscono la causa
che noi rappresentiamo.
«La memoria degli uomini è abbastanza
corta e la nostra generazione è portata a dimenticare che meno di un secolo fa
l'Italia scrisse un capitolo molto glorioso nella storia della libertà umana;
Io che sono più vecchio sono rimasto più volte sorpreso nel riscontrare quanto
siano poche le persone, con le quali ho avuto occasione di parlare, che hanno
letto la storia di ciò che gli italiani chiamano il Risorgimento, vale a dire
quel meraviglioso e rapido periodo durante il quale l'Italia fu unificata in un
sistema di Governo; che noi chiamiamo liberale, nel quale cittadini italiani
conseguirono la loro libertà individuale. È perciò di alta importanza per noi
di metter sempre in chiaro che lo scopo nostro e del nostro esercito è di
ricreare e di restaurare, non di distruggere quelle libertà che furono tanto
gloriosamente conquistate in epoca sì recente.
Riteniamo perciò che una delle
grandi lezioni di questa campagna finora sia la prova dell'esistenza nell'animo
del popolo italiano, a differenza di quello dei suoi governanti, di un fondamentale
amore per la libertà, lo stesso amore che noi tutti abbiamo nel nostro paese,
ed inoltre, come ho detto sopra, che il popolo italiano riconosce che noi ne
siamo i rappresentanti. Ritengo che sia tale sentimento che ha, in certa guisa,
dato vita ai fattori morali e psicologici della campagna finora condotta contro
gli italiani ».
(1) Politica Estera, 1945, n. 2, pag. 80.
(2) H. L. Stimson : Prelude to
invasion. Casa Editrice Corso, Roma, 1915.
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