NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 31 maggio 2020

Io difendo la Monarchia Cap IX - 5


Già: «riuscì perfettamente», ma contro l'Italia, non contro i tedeschi che bisognava cacciare in luogo di farli rafforzare nella Penisola. Dopo pochi mesi durante la lunga sosta dinnanzi a Cassino molti compresero quell'errore. George Glascow nella Contemporary Review lamentava «la mancanza di chiaroveggenza e di immaginazione degli Alleati verso l'Italia dopo il 25 luglio». Più esplicitamente sul settimanale americano The Nation (dicembre 1944) Eric Sevareid sottolineava gli errori di tutta la campagna italiana. Egli scriveva: «Sono ora quattordici mesi che combattiamo in Italia... Abbiamo posto fuori combattimento i pochi fascisti italiani che ancora rimanevano. Abbiamo conquistato basi nell'Italia meridionale dalle quali pensiamo fare importanti bombardamenti strategici in Francia, Austria, Ungheria e Romania e dalle quali possiamo inviare rilevanti aiuti al maresciallo Tito. E se la cosa vi fa piacere abbiamo contribuito a distruggere e a impoverire la maggior parte d'Italia. I popoli alleati e la storia potranno chiedersi se la sanguinosa campagna d'Italia sia stata una vittoria e se in realtà essa abbia raggiunto un qualche decisivo risultato».
Ma vi è di più. Sotto la data del 9 settembre 1943 il Ministro della guerra americano Stimson scriveva nel suo diario (2): «La resa dell'Italia annunciata ieri è stata la notizia culminante di una settimana di buone nuove da tutti i fronti. Alcune ore dopo l'annuncio di resa, considerevoli forze alleate, fra cui unità della V Armata americana, tutte al comando del tenente generale Mark W. Clark, sono sbarcate in diversi punti nella zona di Napoli. Queste truppe sono già in contatto coi tedeschi e soddisfacenti progressi vengono fatti in questa operazione anfibia, fra cui la cattura di prigionieri germanici.
«La capitolazione dell'Italia costituisce una importante vittoria per le armi alleate, sebbene non significhi che tutta la penisola italiana sarà occupata rapidamente e senza opposizione nemica. Dobbiamo ancora fare i conti con i tedeschi che vi si trovano, i cui effettivi ammonteranno a 15 o 20 divisioni, forza questa più numerosa di quella con la quale abbiamo avuto a che fare sia in Tunisia che in Sicilia. Inoltre i tedeschi se lo vogliono, possono aumentare il numero delle loro forze in Italia, giacché se è vero che hanno subito un grave colpo è pur vero che sono tuttora capaci di una forte resistenza, per cui è probabile che dovremo sostenere duri combattimenti in Italia.
«L'armistizio italiano fu negoziato dal generale Eisenhower e dal suo Stato Maggiore; esso tratta soltanto di argomenti militari e non tocca problemi politici ed economici che vengono rimandati a più matura considerazione. Mentre le condizioni di armistizio non sono ancora state pubblicate si annuncia che esse stabiliscono la resa incondizionata di tutte le forze armate italiane.
«Il successo delle operazioni nel Mediterraneo costituisce' un grande tributo alla strategia ed intuizione del generale Eisenhower e dei suoi valenti associati britannici ed americani. Esso è direttamente derivato dall'occupazione del Nord Africa che iniziò la serie delle fortunate campagne culminate nella resa dell'Italia.
«Ma come ho detto questo successo non significa una prossima fine della guerra, in quanto i nostri principali due nemici devono ancora essere sopraffatti e nulla giustifica la supposizione che essi saranno eliminati. Avremo quindi tempo di celebrare la nostra vittoria quando essi saranno sconfitti.
Mentre procedono le operazioni nella zona di Napoli, truppe britanniche e canadesi stanno conquistando un forte punto di appoggio all'estremo della penisola italiana, e la scorsa settimana è stata impiegata nel consolidamento ed ampliamento delle posizioni conquistate. Le truppe italiane hanno opposto scarse resistenze e mano a mano che le truppe alleate avanzavano, tedeschi e italiani si ritiravano, ma nel ritirarsi distruggevano sistematicamente strade e ponti. Queste vaste demolizioni aggiunte all'aspra natura del terreno di questa parte della penisola italiana, hanno rallentato la nostra avanzata: tuttavia i progressi sono soddisfacenti ove si considerino queste difficoltà incontrate.
«Le forze aeree americane e britanniche hanno il dominio dell'aria sia in Sicilia che nella parte meridionale della penisola italiana. Tale dominio ha costituito un fattore importante nell'assicurare il successo delle nostre truppe nella penisola; i nostri aerei sono penetrati profondamente nell'interno del paese distruggendo comunicazioni ferroviarie e stradali attraverso le quali i tedeschi potevano rifornire o rafforzare le loro truppe in Italia, e i nostri bombardamenti pesanti hanno raggiunto le Alpi, estremo confine della penisola, dove hanno interrotto la ferrovia del passo del Brennero.
«Nell'analisi che procede ci siamo occupati soltanto dei fattori materiali e fisici della situazione, ma v'è un altro aspetto che non va perduto di vista quando si voglia valutare l'importanza di questa vittoria; si tratta del fattore morale. Ho notato stamane che uno dei nostri quotidiani metteva in rilievo il fatto che l'Italia si era arresa mentre i tedeschi tuttora occupavano con grandi forze la penisola, quando cioè la resa significava un atto di sfida ai tedeschi che avrebbero cagionato al popolo italiano inevitabili sofferenze per le sicure rappresaglie tedesche. In altre parole - gli italiani- si erano arresi quando tale resa non significava che avrebbero conseguito come risultato di essa la salvezza ed una pronta pace.
«Orbene, ciò che questo significa per noi è che esso dimostra, a mio parere, la fondamentale simpatia del popolo italiano per la causa delle libertà ed anche il fatto che esso riconosce che noi e le nostre forze rappresentiamo tale causa. Ebbene, questo è un importantissimo presagio, un presagio di grande speranza per le nostre campagne future, giacché dimostra che i popoli d'Europa riconoscono la causa che noi rappresentiamo.
«La memoria degli uomini è abbastanza corta e la nostra generazione è portata a dimenticare che meno di un secolo fa l'Italia scrisse un capitolo molto glorioso nella storia della libertà umana; Io che sono più vecchio sono rimasto più volte sorpreso nel riscontrare quanto siano poche le persone, con le quali ho avuto occasione di parlare, che hanno letto la storia di ciò che gli italiani chiamano il Risorgimento, vale a dire quel meraviglioso e rapido periodo durante il quale l'Italia fu unificata in un sistema di Governo; che noi chiamiamo liberale, nel quale cittadini italiani conseguirono la loro libertà individuale. È perciò di alta importanza per noi di metter sempre in chiaro che lo scopo nostro e del nostro esercito è di ricreare e di restaurare, non di distruggere quelle libertà che furono tanto gloriosamente conquistate in epoca sì recente.
Riteniamo perciò che una delle grandi lezioni di questa campagna finora sia la prova dell'esistenza nell'animo del popolo italiano, a differenza di quello dei suoi governanti, di un fondamentale amore per la libertà, lo stesso amore che noi tutti abbiamo nel nostro paese, ed inoltre, come ho detto sopra, che il popolo italiano riconosce che noi ne siamo i rappresentanti. Ritengo che sia tale sentimento che ha, in certa guisa, dato vita ai fattori morali e psicologici della campagna finora condotta contro gli italiani ».


(1) Politica Estera, 1945, n. 2, pag. 80.
(2) H. L. Stimson : Prelude to invasion. Casa Editrice Corso, Roma, 1915.

Nessun commento:

Posta un commento