NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 19 maggio 2020

Fancesco Grisi, intellettuale dimenticato


di Emilio Del Bel Belluz  

Leggo nelle pagine del libro pubblicato dalla casa editrice Ceshina nel 1961, dello scrittore Francesco Grisi, le considerazioni che fa su alcuni scrittori del nostro novecento  letterario. 
Francesco Grisi ha conosciuto molti di questi letterati, non solo attraverso le loro opere, ma anche personalmente. Credo che dopo avere letto le pagine di uno scrittore si senta anche il bisogno di conoscerlo. Grisi nacque a Vittorio Veneto da genitori calabresi e specifica nella quarta di copertina del libro che è nato per pura casualità in un vagone ferroviario in transito. 
Poi ha vissuto a Roma, la sua città per sempre. Il libro inizia con la figura di Corrado Alvaro. 
Riporto alcune frasi che avevo sottolineato: “A ognuno è data una parte. Noi siamo abbastanza obbiettivi per renderci conto che ognuno di noi rappresenta una parte, e non può rappresentare che quella”. Credo che risulti difficile sapere quale sia quella parte che noi rappresentiamo.  Questa parte per me è quella di cui non ho ancora compreso il significato. Ogni uomo lascia nel cuore delle persone che incontra un segno, che rimarrà oltre la sua morte. Ognuno porta nel suo cuore le ferite che infligge agli altri e queste sono le più difficili  da dimenticare e di cui deve vergognarsi. Il peso del rimorso è la maggior condanna che una persona possa avere. 
Il Signore che vede i nostri passi può essere l’unico che ci aiuta a lenire il dolore della nostra anima. Ho letto i libri che scrisse Francesco Grisi pubblicati da Mondadori, Thule e Volpe. Vinse con il libro La penna e la clessidra , nel 1980, il premio Salvator Gotta. A mio giudizio,  non raggiunse la popolarità che avrebbe meritato, anche se nel 1986 il suo libro A futura memoria fu finalista al premio Strega. La lettura dei suoi libri mi fu consigliata da un professore di Motta, per il suo scrivere nobile e convincente. 
Mi ricordo alcune pagine che Grisi scrisse su Giorgio Bassani, uomo di grande fascino. Mi associo alla solitudine che Grisi  evidenzia in Bassani,  tutta la vita l’ho cercata, anche se ne avevo paura. La solitudine è una spada che può ferire, ma vi è una sola possibilità per vincerla, quella di accettarla e di amarla.  Grisi scrisse : “ -Tutto passa e si scorda” perché, a bene riflettere, niente passa definitivamente nella sua storia. Niente passa perché tutto si rinnova, si adegua, si ammanta di luce nuova, e, assorbendo motivi del passato, crea il presente. Niente passa anche perché la tradizione è un elemento di civiltà che, si voglia o non si voglia, non fa capitolo a sé ma – se é civiltà – è un tutt’uno con il divenire sintetico della vita ”.  
La vita di uno scrittore è un libro aperto, un diario che condivide con gli altri, perché ha il compito di donare quello che ha visto. Nel mare del mondo letterario, uno scrittore è una goccia, ma una goccia importante, che aiuta a capire i valori della vita.   Il 18 maggio 2020 si ricorda il centenario della nascita del Papa Giovanni Paolo II, che ci ha lasciati ormai da tanto tempo, ma la sua immagine l’abbiamo davanti e ci confortano le sue parole, specialmente in questi tempi – Non abbiate paura - . 
Lo scrittore Francesco Grisi in un suo articolo, comparso sul settimanale il Borghese del 5 novembre 1978, ricorda un incontro con il futuro Papa. Francesco Grisi fa delle considerazioni, di cui due sono molto interessanti. ” 

Oggi è Papa. Forse, senza il Vaticano II non sarebbe diventato il successore di Pietro. L’ ecumenicità non è soltanto del popolo di Dio. La Provvidenza ha una sua logica con la quale opera nella storia. E’ quasi sempre impossibile nel presente intuire i segreti di Dio. La secolarizzazione spesso è un grande ostacolo. Ma il mistero è vicino e ci accompagna. Il Sacro, il senso del Sacro, può aiutarci.  Un pescatore un giorno abbandonò il suo lago in Palestina e venne a Roma. Un sacerdote ha abbandonato la  sua Cracovia ed è venuto a Roma. Questi due seguaci di Cristo, questi due viaggi, sono soltanto storia? O sono anche il mistero che il Sacro alimenta per noi? Ieri come oggi? “ Siamo nel mese di maggio, dedicato alla Madre di Gesù e per me, anche al mio Re, Umberto II. Non posso non pensare all'abbraccio che il Re d’Italia scambiò con il Santo Padre, Giovanni Paolo II il 14 maggio 1982, a Lisbona. Il papa sapeva quanta tristezza dominava il cuore del nostro Re in esilio. Il Papa Giovanni Paolo II, nel suo ultimo periodo di vita, aveva incontrato l’Imperatrice Zita di Borbone, moglie dell’imperatore Carlo d’Asburgo, e con il sorriso le aveva detto che suo padre era stato un sottufficiale dell’Impero.  Nella stupenda Roma, Papa Giovanni Paolo Il proclamò beato, l’Imperatore Carlo d’Asburgo.

Nel libro Intervista all'intellettuale reazionario a cura di Tommaso Romano Francesco Grisi alla domanda:   E le biografie sulla  Famiglia Reale ? Perché tanto successo? Rispose: “Perché gli italiani stanno scoprendo la Monarchia con i pregi e i difetti. L’aristocrazia non ha amato mai le biografie quando era al potere. In ogni biografia c’è sempre qualcosa di pettegolo. Oggi gli italiani sono desiderosi di conoscere le paure, gli amori, le passioni dei personaggi reali. Non vi è dubbio che tra i Savoia la figura e l’opera di Umberto II è la più alta. Lo stesso Vittorio Emanuele II non resiste. Umberto II, invece, appare come un re-templare. C’è un carisma che viene a consacrarlo nell'esilio. E’ un nobile con il suo silenzio e la grande dignità. Non soltanto evita la guerra civile dopo il referendum, ma, poi, non implora e non scrive lettere al partito comunista…” Queste parole mi fanno bene al cuore, il Re Umberto II.

Nessun commento:

Posta un commento