NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 9 maggio 2020

Il 9 Maggio1978, il Re, i monarchici e l'assalto allo Stato delle brigate rosse


Il 9 Maggio è l'anniversario di tante cose. Dalla proclamazione del nostro effimero Impero, all’ascesa al Trono di Re Umberto II, all’assassinio di Aldo Moro.

Nel 1978 il Re era, seppur esiliato, ben presente nella vita politica italiana e i monarchici, pur senza rappresentanza parlamentare partitica, potevano contare su un’organizzazione agguerrita come l’UMI ed il suo FMG e su una discreta lobby in Parlamento.

Vogliamo riportare oggi l’articolo che scrisse Sergio Boschiero, storico Segretario generale dell’UMI, dopo l’assassinio dell’on. Moro ed il telegramma che i Sovrani inviarono dall'esilio alla vedova Moro.




Il barbaro assassinio di Aldo Moro è stato consumato. Terroristi ignoti solo alle forze dell'ordine hanno potuto tenere prigioniero il presidente della DC e procedere poi alla esecuzione. Ma questo avvenimento non può essere considerato come un fatto indipendente da tutta una trama eversiva che sta travolgendo la Nazione. E fanno semplicemente ridere le affermazioni del tipo «lo Stato si difende», «il popolo è compatto», «difendiamo la repubblica ». Lo Stato non è in grado di difendersi dal attacco       dei guerriglieri, il popolo non è affatto compatto e in quanto a difendere la repubblica e le sue istituzioni si tratta di frasi ad effetto perché la realtà è ben diversa.
E allora cosa occorre fare? Come provvedimento immediato non vi è altra soluzione che adottare provvedimenti eccezionali non escludendo la mobilitazione delle Forze Armate.
A questo riguardo sia detto una volta per tutte che appare risibile tenere in piedi un apparato militare in vista di una futuribile guerra mondiale mentre è in atto una guerra in casa. Mentre le attuali forze armate non potrebbero fare nulla contro un'aggressione esterna potrebbero e devono essere
L'incontro in terra straniera con il Re Umberto II fa sentire tutto l'orgoglio di sentirci monarchici non tanto e solo per quello che di grande la Monarchia sabauda ha voluto significare nella Storia italiana, quanto per le risorte certezze e speranze in ordine al ruolo che la rinnovata Monarchia potrebbe tornare a svolgere nell'interesse dell'Italia e del suo popolo.
La realtà dell'Italia repubblicana è nel disfacimento dello Stato, nello smarrimento dei cittadini, nella decadenza di ogni impiegate per stroncare la guerriglia interna. Così hanno fatto e fanno altre nazioni che sono state prese nel vortice della guerra civile.
Ma quel che è più grave è che non solo non si ricorre a queste misure di emergenza ma si finisce di abbattere quello che rimane dei servizi di sicurezza con l'allontanamento di ufficiali e sottufficiali che erano ancora in servizio tra le rovine del SID.
Ma al di là degli interventi tattici contro i terroristi resta il problema di fondo, resta il politico. Il regime sta agonizzando e giustamente Saragat ha detto che con Moro è morta la prima repubblica.
Ecco dunque che si pone il problema della successione della forma istituzionale. E nessuno che abbia un minimo di raziocinio può lontanamente pensare che un'altra repubblica sia in grado di far fronte al caos attuale.
Occorre ridare fiducia agli italiani che devono credere negli ordinamenti statali, occorre elevare il tono ideale della Nazione e in particolare di coloro che si battono contro i nemici interni manovrati dallo esterno. Tutto ciò non può avvenire con un sistema moribondo che consente ad un Curcio di elogiare la condanna a morte dì Moro senza che qualcuno abbia il coraggio di prendere adeguati provvedimenti.
L'opinione pubblica sempre più frastornata chiede con urgenza che sia ristabilito il principio dell'autorità della Legge ma, lo sappiamo tutti, non ha nessuna fiducia in coloro che detengono il potere.
È quindi necessario cambiare subito musica, cambiare sistema, cambiare regime. Questo gli italiani lo comprendono perfettamente ma devono essere le forze portanti della vita sociale a realizzare il mutamento di rotta. L'attuale suicidio di Stato è una forma di lenta agonia che non può certo giovare se non a quanti intendono destabilizzare la vita pubblica.
Per uscire dalla crisi occorre volontà e anche fantasia: come ad esempio l'unione di molte forze politiche che potrebbero dare un fattivo contributo per eliminare la mala pianta del terrore.
La Spagna dopo il ritorno della Monarchia ha potuto voltare pagina e ha conseguito anche il risultato di avere un partito comunista sconfessato da Mosca.
In Italia senza uno Stato serio siamo ancora alle prese con un partito socialista che è sempre e solamente capace di proporre soluzioni di resa.
È tempo dunque di un discorso realistico che deve impegnare tutte le forze politiche prima che l'Italia diventi terra di nessuno. Così come vogliono coloro che manovrano i vari brigatisti e nappisti.

Sergio Boschiero



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