di Emilio Del Bel Belluz
Carnera aveva combattuto nella boxe per molti anni, ma il suo primo sport che aveva praticato per guadagnarsi da vivere ,era la lotta libera, quando in Francia si era trovato a interpretare l’uomo più forte del mondo, in un circo equestre. Da quel periodo erano passati tanti anni: dal 1928 al 1946. L’acqua sotto i ponti aveva scritto tante storie, ma Carnera rimaneva sempre lui: una persona che aveva fiducia nella vita, che vedeva solo il positivo delle cose e che amava tutto quello che riusciva a fare di bello. In Italia poi era diventato campione della lotta libera vincendo il titolo nazionale nel 1942, e questo era già un traguardo importante . I tifosi lo cercavano, come pure i suoi avversari attendevano con impazienza l’ora di vederlo in azione. La sua presenza in America aveva suscitato oltre a titoli a caratteri cubitali sui giornali, una vera e propria scommessa su come avrebbe debuttato. Molti atleti erano impazienti di incontrarlo e pensavano a quanti soldi avrebbero potuto incassare, la lotta era fatta di spettacolo e non era da tutti incontrare un campione del mondo di boxe, anche se ora il titolo non lo possedeva più. Anche in albergo il nuovo Carnera era assediato da gente che non lo mollava. Dopo alcuni giorni che si era allenato, dando il massimo di se stesso, aveva calato alcuni chili di troppo. La notizia che la commissione non gli voleva rilasciare la licenza per combattere fu come un fulmine a ciel sereno. “
La commissione Atletica dello stato della California- che controlla le organizzazioni e gli atleti con lo scopo di proteggere il pubblico e i suoi diritti- chiede a Carnera che si procuri la licenza di lottatore professionista prima di salire su di un ring Californiano” ( Io e Primo - La vita de il gigante buono di Aldo Spoldi ). Gli organizzatori iniziarono l’iter burocratico per procurare a Carnera la licenza richiesta ed erano convinti che il tutto si svolgesse in modo molto sbrigativo. Ma nei giorni successivi il tanto atteso documento non arrivava a causa di fatti svoltisi nel 1930 e precisamente durante il combattimento del 14 aprile 1930 ad Oakland in California, contro Léon Chevalier, pure lui un massimo che calcava il ring da qualche tempo, e che voleva farsi un nome nella boxe, ma non aveva le qualità che gli permettessero di raggiungere questo sogno.
Durante le prime riprese i due pugili si studiarono, cercando di capire le mosse dell’avversario, facevano da padroni l’inesperienza e la paura di perdere. Ad un certo punto l’arbitro li richiamò a battersi con più convinzione. Il pubblico aveva pagato il biglietto e voleva vedere lo spettacolo. L’incontro si accese e l’avversario di Carnera mise a segno alcuni colpi che preoccuparono Primo. Dal suo angolo si levavano le grida dei suoi allenatori affinché mettesse a segno dei colpi più convincenti. Il pugile italiano, avendo acquistato coraggio, mise all’angolo il suo avversario con dei colpi netti, ma allo stesso tempo confusi. In quel momento dall’angolo di Chevalier si vide il lancio dell’asciugamano, l’arbitro sospese il combattimento decretando la vittoria di Carnera, alzandogli il braccio.
Quello che accadde dopo è difficile ricostruirlo, il pubblico si mise a protestare, e ci fu il caos totale. Dovette intervenire la polizia in forze per sedare i malumori. I due pugili dovettero nascondersi sotto il ring, per non essere presi dai tifosi inferociti. Lasciarono il posto, dove erano trincerati con l’aiuto della polizia. Tutto era nato da un equivoco, così venne stabilito dopo il temine dell’inchiesta, e i due pugili vennero dichiararti colpevoli. La Commissione d’Atletica aveva quindi squalificato i due pugili e ora non voleva rilasciare la licenza di lottatore a Carnera. Aldo Spoldi scrive
“ Preso nota delle accuse, l’organizzatore della prossima “ turnée”di lotta libera americana con Primo Carnera in qualità di lottatore , si procurò i servizi di uno dei migliori avvocati di Los Angeles. Si trattò di un avvocato che, nel 1930, faceva parte di quella Commissione Atletica della California. L’esperto avvocato fece capire al giudice che Primo Carnera era, dei quattro incolpati della faccenda del 1930, la parte veramente innocente. E mentre, più avanti, sia Chevalier e sia il suo manager, erano stati reintegrati dalla Commissione, proprio Carnera, la parte veramente innocente, veniva riconosciuta trentasei anni dopo, ancora colpevole di un gesto da lui sempre ignorato.
Il giudice prese buona nota di questi fatti e pronunciò la completa innocenza di Carnera relativamente allo “ scandalo” del 1930”. La sera che Carnera apprese della sua assoluzione ne fu felice, ma questa gioia non durò a lungo. Infatti, ancora una volta qualcosa stava andando storto, come spesso accadde. Il suo avvocato non aveva voluto allarmarlo, ma la lotta per ottenere quella licenza non era ancora conclusa. La commissione ora accusava Primo Carnera d’essere stato un fascista fino alla fine del governo di Mussolini e di aver ospitato durante la guerra i tedeschi e i fascisti nella sua casa. L’abile avvocato, che gli organizzatori avevano assunto, non si lasciò sfuggire l’occasione per dimostrare in modo pieno l’innocenza del suo assistito. Carnera non aveva mai chiuso la sua casa di Sequals a nessuno, pertanto, capitava che i soldati tedeschi, saputo che in quel paese abitava il campione del mondo della boxe, venissero a cercarlo. Tanti soldati gli domandavano l’autografo, volevano fare una foto con lui da mandare a casa alla famiglia. Questi gesti di gentilezza Carnera li faceva con tutti, perché facevano parte del suo carattere. In quel periodo Carnera aveva dovuto lavorare per i tedeschi nella Tot, come qualsiasi persona, per un pezzo di pane.
Quello che il suo avvocato non poteva però dire era che Carnera era stato aiutato dal campione tedesco Max Schmeling, che grazie alle sue conoscenze era intervenuto affinchè venisse trattato con più umanità. Il suo avvocato con una dialettica e con delle prove molto importanti disse che se Carnera era stato accusato d’essere fascista per le sue foto con Benito Mussolini, allora anche tanti uomini importanti ed alte personalità dello stato americano dovevano essere accusate d’essere fascisti. L’abile avvocato avvicinandosi ai giudici mostrò alcune foto dove si vedeva Carnera assieme al presidente degli Stati Uniti d’America, Roosevelt e ad altre autorità americane, tra cui degli ambasciatori degli Stati Uniti d’America e questo fu sufficiente per scagionare definitivamente Carnera. Nel settembre 1946 il gigante italiano diede inizio alla nuova attività sportiva.
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