Arrivare alla massima carica
dello Stato, rappresentare l’unità nazionale riteniamo debba essere un onore ed
un onere per coloro che raggiungono questo traguardo dopo anni di vita integerrima,
di esperienza politica o amministrativa che ne facciano l’espressione migliore del
popolo che si accingono a governare. Queste ed altri nobili concetti sono stati
alla base di tante scelte istituzionali per la forma repubblicana dello Stato,
magnificata come un progresso democratico e civile rispetto ad altre forme istituzionali
arretrate od obsolete secondo certe “vulgate” !
Purtroppo per coloro che si illudono,
o si fecero illudere, la realtà è ben diversa. In primo luogo in moltissimi casi
il raggiungimento della presidenza avviene con maggioranze minime del corpo elettorale,
quando si tratti di elezioni dirette, che vedono molte nazioni quasi spaccate a
metà, o addirittura con il voto di una minoranza nel caso di forti astensioni dal
voto, o sono il frutto di compromessi partitici nel caso di elezioni indirette da
parte di rappresentanti eletti nei locali parlamenti, per cui è difficile ritenere
l’eletto espressione di tutto il popolo, che infatti, per la parte soccombente,
vedi recente caso Trump, non si ritiene rappresentato, contestandone ogni decisione,
pur ufficialmente e democraticamente valida.
Vi è poi un aspetto che vicende
avvenute in numerosi paesi retti a repubblica in questi ultimi decenni va doverosamente
ricordato: i casi in cui questi capi dello stato, o nel corso del loro mandato,
o allo scadere dello stesso sono stati oggetto di azioni giudiziarie. Da Nixon,
allo stesso Clinton, per poi passare a paesi non certo secondari come il Brasile,
l’Argentina, il Cile ed il Perù, sempre a titolo indicativo e non esaustivo,
per non parlare di paesi africani ed asiatici.
Ma che ora queste vicende tocchino
Sarkozy, un ex presidente della repubblica francese, la “madre” delle repubbliche,
i cui “valori repubblicani” (quali?), vengono esaltati ogni 14 luglio, è una
notizia che non può essere passata sotto silenzio, anche se essere indagato non
significa essere automaticamente colpevole, come piace a molti giustizialisti,
tra i quali non siamo noi.
Ricevere contributi da un paese straniero per la propria
campagna presidenziale, se vero, è ben diverso e grave rispetto a quel che disse
un Re di Francia, Enrico IV, che “Parigi valeva bene una Messa”.
Domenico Giglio
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