A seguito del risultato disastroso per il PD alle recenti elezioni
politiche ci sono vivaci fermenti nelle strutture del partito stesso e
qualcuno, non sappiamo, e non ci interessa, se a ragione o a torto, chiede che le
dimissioni del segretario Matteo Renzi siano effettive da subito.
Curioso il caso di La Spezia dove i dirigenti locali si dicono disposti ad
occupare la locale federazione del partito affinché Matteo
Renzi tolga il disturbo al più presto.
Ancora più curiosa è l’affermazione che segue:
“Queste elezioni sono
state come il referendum costituzionale del '46 e tu - come Umberto II - devi
andare a Cascais (come avevi già giurato che avresti fatto dopo un precedente
referendum). Se ami davvero questo partito devi capire che non ti resta che la
via dell'esilio. La pretesa di vigilare ancora sull'agonia della tua vittima
con l'effetto di condizionarne le ultime volontà ed accrescendone la sofferenza
è intollerabile. Vai via, e qualcosa sarà possibile cercare di fare per salvare
il patrimonio di idee, di umane solidarietà, di passione politica autentica che
il Partito Democratico ha incarnato prima che tu disperdessi tutto questo”.
Di tutti i paragoni che si potevano fare questo ci pare il più strampalato.
Accostare ad una figura nobile e purissima quale quella del nostro Re la figura non nobile e non purissima di Renzi ci mette nelle condizioni di non sapere se ridere o se piangere.
Accostare ad una figura nobile e purissima quale quella del nostro Re la figura non nobile e non purissima di Renzi ci mette nelle condizioni di non sapere se ridere o se piangere.
Re Umberto con infinito gesto d’amore lasciò l’Italia per evitarle una
nuova guerra civile.
Renzi, dopo aver avvelenato i pozzi con una legge elettorale assurda per la
Nazione Italiana, resta aggrappato con le unghie e con i denti a quel briciolo
di potere che ancora crede di poter gestire facendo il segretario quando si
sceglieranno presidenti di Camera e Senato e quando si dovrà scegliere se
questa legislatura è nata morta o boccheggiare per qualche mese.
Ci verrebbe voglia, se potessimo, di diffidarli dall’usare ancora il nome
del Re per simili, ignobili accostamenti, ma la prendiamo come una battuta.
E stata l’occasione per sorridere del loro delirio post elettorale.
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