Pertanto:
A) Occorre che il popolo italiano
riceva al più presto il proprio statuto sociale attraverso. una organica
legislazione sindacale che riconosca in pieno le funzioni, le responsabilità ed
i diritti che sono proprii, nella Comunità nazionale, di chiunque partecipi, in
qualsiasi funzione, al comune dovere della produzione e del lavoro. Tale
legislazione deve assicurare alle Organizzazioni Sindacali - così a quelle dei
datori di lavoro come a quelle dei tecnici ed a quelle dei lavoratori - la
personalità giuridico-pubblica, la democrazia interna, la libertà del
lavoratore nell'aderirvi e quindi la possibile pluralità delle Organizzazioni
anche per la stessa categoria. Ma essa legislazione deve, in pari tempo,
prevedere e regolare la costituzione di organi comuni, eletti con il sistema
della rappresentanza proporzionale, tra le Organizzazioni di una stessa
categoria per tutti quelli che sono compiti comuni alla categoria e capaci di
impegnare erga omnes tutti i partecipanti alla stessa, siano o no iscritti individualmente
alle organizzazioni sindacali. Tra tali compiti sono preminenti la stipulazione
dei contratti collettivi, la nomina degli arbitri per le vertenze sindacali da
deferirsi ad arbitrato, la nomina dei rappresentanti sindacali da immettere
come assistenti del Giudice togato in ogni istanza della Magistratura del
Lavoro, la elezione degli organi cui deferire la gestione dei contributi
sindacali derivanti dalla legge da rendere obbligatori quale garanzia di
diritto dell'indipendenza delle singole organizzazioni. Sino a che tale sistema
legislativo non sarà operante è impossibile, tra l'altro, qualsiasi regolamento
legislativo dell'esercizio del diritto di sciopero, che, nelle attuali
condizioni, si risolverebbe comunque in una prepotenza reazionaria contro le
Organizzazioni dei lavoratori. In un secondo tempo lo statuto sociale del
popolo italiano dovrà essere costituzionalmente completato mercé la immissione
dei rappresentanti sindacali, - così dei datori di lavoro come dei tecnici e
dei lavoratori - nei Consigli Comunali, Provinciali e Regionali accanto ai
membri eletti a suffragio universale, e mercé la trasformazione del Senato in
Assemblea di rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali come delle altre
organizzazioni rappresentanti interessi reali della Nazione. Soltanto per
questa via, tra l'altro, potrà essere spezzata la assurda e dannosa sudditanza
delle Organizzazioni Sindacali verso i partiti politici, resa oggi necessaria
dalla mancanza di qualsiasi statuto sociale.
RIFORME DI STRUTTURA NELL'INDUSTRIA
B) Occorre riformare al più presto
il sistema salariale e la struttura stessa dell’azienda industriale muovendo
dal principio che il Lavoro è, con la Tecnica e non meno del Capitale,
componente, compartecipe e corresponsabile della vita e della attività della
azienda, e quindi corresponsabile anche dei suoi destini e comproprietario dei
frutti della sua produzione. A tale fine è indispensabile una completa riforma
della struttura interna dell'azienda - da promuoversi ed attuarsi gradualmente
a partire dalle grandi aziende, nei modi e nelle forme che le diverse
dimensioni aziendali ed i diversi tipi di produzione consiglieranno - la quale
si incentri: a) sulla trasformazione degli organi direttivi ed amministratori
responsabili dell'azienda, attraverso una congrua immissione in questi organi,
con pari poteri dei rappresentanti del Capitale, di rappresentanti della
Tecnica e del Lavoro nell'azienda (Consiglio di gestione, o partecipazione
proporzionale dei rappresentanti degli Operai e degli Impiegati ai Consigli di
Amministrazione); b) sulla effettiva controllabile pubblicità del bilancio
aziendale e sulla modificazione della sua struttura, onde il profitto annuale
netto venga in equa proporzione ripartito fra il Lavoro, la Tecnica ed il
Capitale; c) sul superamento del concetto economico, giuridico e morale di
salario, giacché nella nuova strutturazione aziendale stipendio e salario altro
non devono essere che una quota irripetibile a carico del comune bilancio
aziendale data all'impiegato ed all' operaio quale anticipo mensile o
settimanale del profitto dovutogli, per provvedere, a seconda del suo grado e
delle sue funzioni dell'azienda, ad un minimo rispettabile dei bisogni vitali
propri e della propria famiglia. Tale riforma della struttura aziendale -
inconfondibile con superati espedienti paternalistici poiché fondata non sulla
concessione o sul calcolo egoistico del Capitale, ma sull'imprescrittibile
diritto del Lavoro così manuale come intellettuale - dovrà essere completata
dalla nazionalizzazione delle imprese il cui tipo di produzione non può
svolgersi se non in regime di monopolio e corrisponde ad esigenze che,
nell'attuale grado del progresso civile e sociale, sono da considerarsi servizi
pubblici il cui esercizio è indispensabile alla Comunità. Tipiche tra codeste
industrie - per le quali, essendo necessario il regime di monopolio,
l'esercizio statale è sempre preferibile all'esercizio privato - sono le
industrie produttrici e distributrici di energia elettrica.
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