Mozione della corrente di Sinistra Sociale al II Congresso Nazionale del Partito Nazionale Monarchico
B)
Nel settore creditizio occorre che le Stato, attraverso i suoi molteplici
controlli, al fine di determinare sui mercati monetari una richiesta di lire costantemente
superiore alla offerta, cessi di trarre vantaggio per convogliare capitali alle
sue casse così da sopperire a esigenze di tesoreria, preoccupandosi invece di
combattere con maggior impegno, energia e tempestività la speculazione
monetaria che vulnera il potere di acquisto e abbassa ognora il livello del
salario reale.
Occorre annullare le restrizioni del credito imposte
dall'Istituto di Emissione a tutto il sistema bancario poiché esse - ormai è
dimostrato - non hanno tanto per obbiettivo l'effettiva sanità delle imprese
private, quanto invece l'assorbimento di ingenti aliquote di risparmio dì nuova
formazione per le esigenze più pressanti della finanza pubblica.
Occorre che
cessino i trasferimenti considerevoli dalle Banche all'Istituto di Emissione,
che finisca il congelamento di cospicui capitali privati immobilizzati dai
residui passivi e dal ritardo che lo Stato e gli enti pubblici frappongono alla
liquidazione dei loro impegni.
Se quanto precede non si verificherà, il Paese
arriverà alla progressiva disgregazione o liquidazione della piccola e media
industria, ne seguirà la decadenza dello spirito concorrenziale col che
saluteremo lo avvento dei cartelli dei prezzi e della concentrazione produttiva
che demagogicamente si afferma di voler combattere.
D'altra parte occorre che
il Comitato del Credito agisca con sincero rispetto della privata iniziativa e
che eviti di continuare sotto banco nello smantellamento progressivo degli
istituti a medio e lungo termine che non siano nazionali o dichiarati di
pubblico interesse; e gli istituti bancari, nel loro insieme, senza alcuna eccezione,
debbono modernizzare i criteri che presiedono agli investimenti ed alla
garanzia dei crediti concessi sicché si verifica l'assurdo che le banche
prestano sulla base della consistenza patrimoniale con l'inevitabile conseguenza
che beneficiano del credito soltanto le grosse formazioni patrimoniali, il che
approfondisce sempre più l'abisso esistente tra la ricchezza e la miseria.
RIFORMA
PREVIDENZIALE
C)
Nel settore previdenziale è necessario che la riforma della Previdenza e della
Assistenza si effettui al più presto non soltanto per coordinare ed uniformare
gli organismi ma per meglio disciplinare le norme ed i regolamenti, onde:
eliminare doppioni di istituzioni e conflitti di competenza o di giurisdizione;
snellire l'impalcatura burocratica; rendere accessibile e tempestiva e
sollecita la tutela e l'assistenza con una più organica distribuzione capillare
degli uffici periferici sì da raggiungere nel piccolo Comune la unificazione di
tutti gli istituti in unico ma efficiente servizio.
Sopratutto
la riforma deve:
1°
- Provvedere alla redazione ed approvazione di testi unici, aggiornati e
perfezionati, delle leggi, leggine, decreti, regolamenti e norme interpretative
della materia oggi così caoticamente predisposta.
2°
- Estendere le provvidenze così migliorate al maggior numero di categorie,
provocando in questa opera un coordinamento mutualistico che tenda sempre alla
unificazione dell'assistenza pur nel rispetto delle esigenze delle categorie
stesse.
3°
- Eliminare ogni concetto di prescrizione, o quanto meno portarlo al massimo
consentito dalla legge in fatto di adempimenti assistenziali o di versamenti di
contributi.
4°
- Cercare una maggiore e responsabile coscienza mutualistica e solidaristica si
da raggiungere le mete cui si deve giungere per una reale politica di «
sicurezza sociale ».
5°
- Rivedere i compiti dei grandi Istituti previdenziali e soprattutto ridimensionarne
entità e funzioni, onde evitare il costituirsi ed il permanere di una speciale
ed abnorme manomorta previdenziale.
A
questo fine si potrebbe partire dalle proposte, meditatamente studiate e
sviluppate nei dettagli, formulate di recente dal Vice Segretario Generale del
P.N.M. Dott. Antonio Cremisini, nell'opuscolo «Oltre la sicurezza sociale».
6°
- Realizzare un sistema di «sicurezza sociale» che attui sistematicamente,
anche se gradualmente, i precetti dell'art. 38 della carta costituzionale,
coordinando le istituzioni e le organizzazioni della sicurezza sociale con
quelle della pubblica assistenza in base al principio che, se è differente il
titolo che dà al cittadino, nelle determinate condizioni previste dalla norma
costituzionale, il diritto di ripetere direttamente dalla Comunità nazionale il
proprio congruo minimo vitale, unica è la fonte delle erogazioni: lo Stato. In
tale campo ha particolare urgenza economico-sociale non meno che di Giustizia
lo stabilimento di un sistema di sicurezza sociale il quale - trasformando la
pensione di vecchiaia così da trasferirla, come deve, dal campo della
previdenza individuale e diretta a quello della sicurezza sociale per pubblica
iniziativa, cui essa compete - assicuri il congruo minimo vitale ad ogni
cittadino che abbia compiuto il 65' anno di età. E' appena necessario
osservare, tra l’altro, quale diretta immediata influenza favorevole ciò
avrebbe sui problemi della disoccupazione, e sulle possibilità di risolverli.
Alla
rapida effettuazione di quelle riforme di struttura - così costituzionali conte
economiche - dello assetto sociale della Comunità nazionale italiana le quali
urgono non meno per debito di Giustizia che per assicurare quella
collaborazione di tutte le classi nell'interesse unitario della Nazione la cui
origine può soltanto riposare nella comune coscienza dell'attuato, diritto di
ciascuno nel rispetto del diritto altrui e delle funzioni e dei doveri propri a
ciascuno, sotto l'egida della libertà assicurata per tutti e per ciascuno dalla
legge.
Nessun commento:
Posta un commento