Ne siamo più che mai convinti, è ovvio.
Ma lo spettacolo cui assistiamo periodicamente, ogni 7 anni più o meno, dovrebbe convincere anche i più scettici, quelli più cocciutamente convinti della supposta superiorità della repubblica.
Il capo dello stato è super partes, secondo repubblicana costituzione, ma tutti si affannano a volerne uno che un po' di parte lo sia ed inevitabilmente sarà così: ci sarà qualcuno contento e qualcuno che lo sarà meno o non lo sarà per niente.
La tradizione recente vuole che i capi di stato siano di ferrea osservanza democristiano-azionista-comunista. Un po' meglio andava all'inizio della storia repubblicana, quando i presidenti li sceglievano monarchici e qualcosa pure significava.
Ma lo scempio dell'Italia (che passa attraverso lo sfacelo dell'istituzione repubblicana scritto a lettere di granito nella costituzione, che non è la più bella del mondo se non, forse, nei primi articoli, ove si elencano alcune dichiarazioni di principio puntualmente disattese nei restanti articoli e nella pratica civile) è al suo apice.
Al Quirinale torni il legittimo titolare. Torni colui che è capo dello stato per aver incarnato nella sua storia la storia della Nazione. Non l'espressione di una parte/partito.
Al Quirinale torni il Re!
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