LA
RINASCITA DELL'IMPERO D'OCCIDENTE.
La
conquista carolingia non mutò sostanzialmente la divisione politica
dell'Italia; Carlo come Re della Longobardia (il cuí nome fu presto cambiato in
quello d'Italia) pose a Pavia come suo luogotenente il figlio Pipino, che fu
consacrato dal Papa nel 781. Di fatto indipendenti restarono i ducati
longobardi di Spoleto e Benevento che nominalmente riconoscevano l'autorità di
Carlo, come pure lo Stato pontificio, composto del ducato romano, dell'esarcato
e della pentapoli, che all'alta autorità di Carlo era soggetto in quanto questi
aveva ricevuto dal Papa il titolo di patrizio dei Romani. All'imperatore di
Bisanzio, restò l'alta sovranità su Napoli, la Calabria e la Sicilia.
Carlo
era tuttavia il più potente Sovrano dell'Occidente, i suoi
domini
fuori dell'Italia abbracciavano gran parte della Francia e della Germania e la
conquista dei paesi dei Sassoni, conseguita dopo una lunga guerra, aveva
rinsaldato il suo prestigio. Per questo e per molti altri motivi, non ultimo
quello di precisare giuridicamente la natura del potere del Re su Roma, il Papa
Leone III decise di incoronarlo Imperatore nella notte di Natale dell'anno 800,
mentre Carlo assisteva alla celebrazione della Messa Pontificale nella Basilica
di S. Pietro.
Con
quest'atto, che consacrava nel Re franco l'ideale successore degli imperatori
romani d'occidente, il Pontefice affermava anche il suo diritto di consacrare e
coronare gli Imperatori, ma nello stesso tempo prestava a Carlo Magno
l'obbedienza riconoscendolo come signore di Roma e di tutto l'impero romano;
nello stesso tempo l'Italia dallo stato di soggezione ad uno straniero
ritornava all'antica posizione di culla dell'impero, anche se questo era
impersonato non da un Romano ma da un Re di stirpe barbarica.
Naturalmente
la coronazione di Carlo Magno, veniva in certo modo su un piano di prestigio a
ledere i diritti dell'imperatore di Costantinopoli e per questi motivi, oltre
ad altri di carattere più concreto, l'impero franco si trovò presto in lotta
con l'impero bizantino nell'Italia meridionale e a Venezia, che nominalmente
riconosceva l'alta sovranità bizantina. Pipino Re d'Italia,
figlio di Carlo Magno, intraprese una spedizione
contro la laguna che dovette cedere, ma la pace che fu negoziata ad Aquisgrana nell'812,
riconosceva all'imperatore di Costantinopoli
il possesso di Venezia, chiudendo la contesa.
L'impero
di Carlo Magno, che fu la più grande costruzione politica
dell'Europa medioevale, ebbe una enorme importanza in ogni aspettò
della civiltà del tempo, dando anzi origine ad un complesso di
manifestazioni che furono appunto chiamate la rinascenza carolingia.
Intorno all'Imperatore che risiedeva in varie città dell'Impero, principalmente
ad Aquisgrana, si riunirono le menti più elette dell'epoca,
fra cui primeggiò Alcuino di Jork, che diedero vita alla famosa,
schola palatina, cioè ad una specie di accademia in cui venne elaborato
e vagliato tutto lo scibile dell'epoca.
Enorme
importanza assunsero nella vita intellettuale di quel tempo,
i monaci che già negli oscuri giorni delle invasioni barbariche avevano
salvato nelle mura dei loro conventi il patrimonio della cultura
classica conservando, leggendo e copiando i manoscritti degli autori
latini. Monaco fu Alcuino, abate di Tours e monaci Paolo Diacono,
che nel monastero di Montecassino compose la famosa Historia
langobardorum, Adalardo abate di Corbia, Angilberto abate di St. Riquier
in Piccardia, paragonato ad Omero per la vena poetica, Eginardo
autore di una vita di Carlo Magno; prelati furono Teodulfo, vescovo
di Orleans. famoso per i suoi versi e il grammatico Paolino, Patriarca
di Aquileia.
Particolarmente
importante l'ordinamento dato da Carlo Magno all'amministrazione
politica e religiosa dell'Impero; con l'emanazione di
leggi dette capitolari provvide a stabilire l'uniformità legislativa dei
territori e l'amministrazione fu divisa fra i rappresentanti imperiali,
detti canti o marchesi, che riunivano poteri civili e militari. Una
funzione
di controllo veniva esercitata dai legati dell'Imperatore (missi dominici)
che ogni anno, a due a due, un laico ed un ecclesiastico, dovevano
visitare i vari compartimenti dell'impero.
Ancor
più
solida ed uniforme fu la organizzazione religiosa; l'impero
fu diviso
in arcivescovati, di cui quattro furono in Italia oltre
a
Roma, Ravenna, Milano, Aquileia e Grado. Ogni arcivescovo raggruppava
sotto di se tutti i Vescovi del proprio territorio e questi esercitavano la
giurisdizione sul clero e i monasteri della propria diocesi.
Un
grave inconveniente fu quello rappresentato dall'abitudine di Carlo Magno
di scegliere molti funzionari imperiali fra alti ecclesiastici, Vescovi
e abati, venendo così ad ingerirsi anche delle nomine religiose di
facoltà della Chiesa e non del potere civile, e questa abitudine doveva
in seguito originare quel gravissimo contrasto fra Chiesa e Impero
che è conosciuto con il nome di lotta per le investiture.
Ma al di fuori di questi fatti, e di una certa
ingerenza esercitata anche nelle questioni teologiche, ad imitazione del
costume degli imperatori bizantini, vanno riconosciuti a
Carlo
Magno dei grandissimi meriti, sia dal punto di vista religioso
che da
quello politico; questo guerriero d'origine barbarica seppe
ascendere al trono imperiale e mantenervisi con
grande dignità e saggezza e fu un restauratore dell'occidente,
da più secoli avvilito dalle invasioni barbariche e dalla preponderanza
dell'imperatore bizantino; la sua costruzione politica fu
massiccia e meravigliosa, benché non riuscisse a sopravvivergli a lungo
e cadesse ben presto per la mancanza di una mano capace di reggere
domini tanto grandi e tanto diversi fra loro.
Alla
morte di
Carlo Magno, avvenuta il 28 gennaio dell'814, gli successe
il figlio, Ludovico il Pio sotto il quale già, si manifestarono i segni
della fine del grande impero.
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