NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 27 gennaio 2024

La morte della cugina della Regina Elena

Emilio Del Bel Belluz

 Lo scrittore Schopenhauer definiva negativamente la gioia del ricordare, e nonostante sia grande la mia passione per questo scrittore, non ne condivido il suo pensiero. La vita che viviamo è fatta di molti momenti che ci sfuggono, che dimentichiamo. A volte penso a coloro che donano ed aiutano le persone nel momento del bisogno, e poi vengono dimenticati da chi è stato beneficiato. Davanti a me ho un vecchio articolo che ricorda la morte della cugina delle Regina Elena di Savoia, avvenuta a Roma nel 1951. La nobile si chiamava Liubiza Petrovich Negosh, era la figlia del primo cugino di Re Nicola II, il volvoda Sako, per il quale il Re del Montenegro aveva una grande simpatia, alimentata dal fatto che non aveva fratelli. Credo che sia giusto ricordare questo frammento di storia del Montenegro, nell’avvicinarsi della giornata della memoria. La Regina Elena che perdette una figlia, l’amata Mafalda, in un campo di concentramento, non dimenticò mai le sofferenze patite da tutti quelli che vissero questo dramma.  
L’amata Regina Elena non aveva potuto stare vicino alla cugina nel momento del dolore, essendo in esilio, e questa sofferenza l’aveva affrontata con grande forza d’animo.  La forzata lontananza non l’aveva indebolita, perché la fede nel buon Dio Le era sempre di grande supporto.  Nel giornale Il Corriere della Sera del 30 marzo 1951  si dava notizia della morte della donna vicina alla Regina. “La defunta viveva a Roma dal 1945, dopo che Elena era riuscita a rintracciarla e a trarla in salvo  da un campo di concentramento in Germania. Sposata al prof. Reinwein, anch’egli nato nel Montenegro, Liubiza aveva vissuto fino al settembre del 1943 a Cettigne dove s’era soprattutto occupata di beneficenza, quale presidente dell’Ente Nazionale di assistenza. 
I sentimenti antinazisti del marito e i suoi legami di parentela con Casa Savoia furono le cause principali della traduzione dei Reinwein in un campo di concentramento tedesco, dove rimasero fino a quando ormai senza patria, senza mezzi e speranze furono ritrovati dalla Regina d’Italia e ospitati a Roma. 
Da allora essi si erano silenziosamente chiusi in una modesta abitazione di tre stanze, raccogliendo le superstiti energie per far compiere gli studi ai figli che erano già venuti in Italia a perfezionare la loro istruzione. Già nel 19441, Liubiza era venuta una prima volta nel nostro Paese quando, assalita dai primi attacchi del cancro, subì a Roma vari interventi chirurgici”. La Regina d’Italia che aveva un buon cuore si prodigò sempre a favore della cugina, per la quale aveva un grande attaccamento. E che credo considerasse quasi come una sorella.  
La Regina, che ha voluto in questi ultimi tempi essere continuamente informata delle condizioni di salute della cugina, Le aveva inviato una sua fotografia, accompagnata da una lettera molto affettuosa. 
Le spoglie di Liubiza, che non potrà essere accolta in un  cimitero cattolico, verrà sepolta domani mattina nel cimitero degli stranieri, presso la piramide di Caio Cestio”. 
Nel mio cuore spero che su quella tomba qualcuno porti una rosa, come sicuramente avrebbe fatto la Regina Elena. 


 

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