Emilio Del Bel Belluz
Lo
scrittore Schopenhauer definiva negativamente la gioia del ricordare, e
nonostante sia grande la mia passione per questo scrittore, non ne condivido il
suo pensiero. La vita che viviamo è fatta di molti momenti che ci sfuggono, che
dimentichiamo. A volte penso a coloro che donano ed aiutano le persone nel
momento del bisogno, e poi vengono dimenticati da chi è stato beneficiato.
Davanti a me ho un vecchio articolo che ricorda la morte della cugina delle
Regina Elena di Savoia, avvenuta a Roma nel 1951. La nobile si chiamava Liubiza
Petrovich Negosh, era la figlia del primo cugino di Re Nicola II, il volvoda
Sako, per il quale il Re del Montenegro aveva una grande simpatia, alimentata
dal fatto che non aveva fratelli. Credo che sia giusto ricordare questo
frammento di storia del Montenegro, nell’avvicinarsi della giornata della
memoria. La Regina Elena che perdette una figlia, l’amata Mafalda, in un campo
di concentramento, non dimenticò mai le sofferenze patite da tutti quelli che
vissero questo dramma.
L’amata Regina
Elena non aveva potuto stare vicino alla cugina nel momento del dolore, essendo
in esilio, e questa sofferenza l’aveva affrontata con grande forza
d’animo. La forzata lontananza non
l’aveva indebolita, perché la fede nel buon Dio Le era sempre di grande
supporto. Nel giornale Il Corriere della
Sera del 30 marzo 1951 si dava notizia
della morte della donna vicina alla Regina. “La defunta viveva a Roma dal
1945, dopo che Elena era riuscita a rintracciarla e a trarla in salvo da un campo di concentramento in Germania.
Sposata al prof. Reinwein, anch’egli nato nel Montenegro, Liubiza aveva vissuto
fino al settembre del 1943 a Cettigne dove s’era soprattutto occupata di
beneficenza, quale presidente dell’Ente Nazionale di assistenza.
I sentimenti
antinazisti del marito e i suoi legami di parentela con Casa Savoia furono le
cause principali della traduzione dei Reinwein in un campo di concentramento
tedesco, dove rimasero fino a quando ormai senza patria, senza mezzi e speranze
furono ritrovati dalla Regina d’Italia e ospitati a Roma.
Da allora essi si
erano silenziosamente chiusi in una modesta abitazione di tre stanze,
raccogliendo le superstiti energie per far compiere gli studi ai figli che
erano già venuti in Italia a perfezionare la loro istruzione. Già nel 19441,
Liubiza era venuta una prima volta nel nostro Paese quando, assalita dai primi
attacchi del cancro, subì a Roma vari interventi chirurgici”. La Regina
d’Italia che aveva un buon cuore si prodigò sempre a favore della cugina, per
la quale aveva un grande attaccamento. E che credo considerasse quasi come una
sorella.
La Regina, che ha voluto in
questi ultimi tempi essere continuamente informata delle condizioni di salute
della cugina, Le aveva inviato una sua fotografia, accompagnata da una lettera
molto affettuosa.
Le spoglie di Liubiza, che non potrà essere accolta in
un cimitero cattolico, verrà sepolta
domani mattina nel cimitero degli stranieri, presso la piramide di Caio
Cestio”.
Nel mio cuore spero che su quella tomba qualcuno porti una rosa, come
sicuramente avrebbe fatto la Regina Elena.
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