di Emilio Del Bel Belluz
In questi giorni ho avuto il piacere di vedere alla televisione il film sulla vita dell’eroe del cielo Francesco Baracca. L’aviatore che durante la guerra conseguì il numero più alto di vittorie. Con il suo aereo da combattimento abbatté 34 aerei nemici. La sua ultima lettera scritta il 5 giugno 1918 alla madre che insisteva affinché passasse qualche giorno di licenza nella casa paterna a Lugo di Romagna, riportava: “ Non posso, sono imbevuto dalla guerra, non vivo che per il mio dovere”. Basterebbero queste parole per capire il grande senso del dovere di questo aviatore della Regia Aeronautica , che venne elogiato dal Re in persona che vide da una postazione l’eroe dell’aria Francesco Baracca in un duello aereo con il nemico.
Il Re volle onorarlo con alcune medaglie e con la nomina di “ Cavaliere della Corona d’Italia” che ricevette nel mese di gennaio del 1918. Nel 1919 venne pubblicato un libro che raccontava la carriera, le battaglie del grande aviatore, e che conteneva le lettere scritte alla madre, raccolte da Vittorio Varale, con la presentazione del tenente colonnello Pier Ruggero Piccio.
In questo libro va ricordata una lettera che Francesco Baracca scrisse alla mamma , e che riguarda uno dei tanti incontri avvenuti con il Re d’Italia Vittorio Emanuele III. “ Sono già tre giorni che dovrei scriverti e non ho mai trovato cinque minuti di tempo. La stagione è bellissima e si vola assai. Attraversiamo una grande crisi pei motori e vi è molto da fare. Ritorno ora da un’importante rivista passata sul nostro campo di aviazione dal Re del Belgio, dalla Regina e dai nostri Sovrani; molti reggimenti hanno sfilato in modo magnifico. Terminata la rivista delle truppe, i Sovrani hanno visitato le squadrigli .
Il Re mi ha presentato alla Regina del Belgio e alla Regina Elena e quindi Re Alberto mi ha decorato della Croce di Ufficiale della Corona che ha il nastrino cremisi con la rosetta … Sono molto lieto di avere ricevuto questa nuova decorazione”. Queste parole di felicità le scriveva il 6 febbraio 1918. Pochi mesi dopo moriva combattendo. Sulla sua bara la bandiera con lo Stemma Sabaudo chiudeva la vita di questo eroe, aprendolo alla leggenda che dura ancora.
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