NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 5 aprile 2023

Il principe anti Cavour che fu più realista del Re


1 Aprile 2023 - 11:52

Ecco gli aforismi del ministro degli Esteri di Carlo Alberto, Clemente Solaro della Margarita. Fu reazionario legittimista. Ma anche pragmatico e fedele

di Francesco Perfetti

Salvator Gotta autore di opere popolari come Il piccolo alpino e Ottocento talora tradotte in pellicole o in sceneggiati televisivi fu un narratore prolifico specializzato nel romanzo storico. Lo ricordo con affetto e un pizzico di nostalgia perché, sul finire degli anni settanta, lo convinsi, lui ormai ritiratosi a Rapallo, a riprendere la penna in mano e a collaborare a un quotidiano. Era un monarchico «assolutista»: aveva fatto parte di una Colleggiata di scrittori monarchici creata da Giuseppe Brunati attorno al periodico reazionario Il Principe. Molti suoi romanzi, per i quali si documentava con scrupolo maniacale, facevano rivivere l'atmosfera del Risorgimento. Uno di questi, Addio vecchio Piemonte!, aveva per protagonista il principe Clemente Solaro della Margarita che fu ministro degli Esteri di Carlo Alberto ma che non ebbe, dal punto di vista storiografico, una grande fortuna perché liquidato come «reazionario».

 

Il ritratto, fisico e morale, che ne fece Gotta è vivace e suggestivo: «non alto, ma di tratti fini; castani scuri i capelli, pallido, cilestri e pensosi gli occhi, volitivo il naso alquanto arcuato, bella la bocca ed il sorriso tra l'ironico e il bonario; belle e arcuate le mani su cui metteva una nota di fiamma la corniola stemmata che portava al dito; fine, sagace, pronto, elegante, leggere basette gli davano quell'aspetto di sognatore, di sentimentale di moda a quel tempo». Era anche su questo punto le testimonianze anche di chi, come Massimo d'Azeglio, si trovò con lui a dover discutere un uomo gradevole e affabile. Ma le sue idee erano tutt'altro che moderne e nulla concedevano al liberalismo ottocentesco e ai «tempi nuovi».

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