NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 10 aprile 2022

La vita sul fiume.

 di Emilio del Bel Belluz

Capitolo I  

Ieri mattina sono andato a camminare sull’argine che costeggia il fiume Livenza, a Villanova di Motta.  Non c’era anima viva in giro. Nel posto dove avevo attraccato la mia barca sentii solo  il profumo del fiume a cui ero da sempre abituato, e che me lo faceva sempre riconoscere. Quella mattina il sole non splendeva, era coperto da un cielo grigio. Una bruma si levava dalle acque, come se fossi davanti a una  caffettiera che fumava e non mi permetteva di intravvedere le case che stavano a poca distanza da dove avevo ormeggiata la barca. 


Era di piccole dimensioni, ma avendola costruita con le mie mani, ne ero particolarmente fiero.  La barca portava il nome della Regina Elena, moglie del Re Vittorio Emanuele III. I sovrani amavano la pesca e avevo visto delle immagini che li ritraevano su una barca, intenti a pescare.  La mia mente mi portò a riflettere sulla Regina Elena, che amo ed ammiro tantissimo, perché è stata una persona che si é sempre prodigata per i poveri, gli umili e le persone sofferenti. 

Qualcuno mi aveva raccontato che la Regina aveva fondato la Croce Rossa Italiana e fu, tra le prime, ad indossare quella divisa, per assistere i feriti che tornavano dal fronte, durante la Grande Guerra. Quante volte avevo immaginato il suo volto sorridente che si avvicinava a quello dei feriti, come se fosse la loro madre o la Mamma celeste. Quello che conosco su di Lei, l’ho appreso, soprattutto, dai racconti che mi sono stati riferiti dalle persone che l’avevano conosciuta. Tutte mi parlavano della sua bontà e mi dissero che un giorno andò a visitare un collegio, dove erano ospitati dei bambini, i cui genitori stavano scontando una pena detentiva.  

La Regina che era arrivata senza farsi annunciare, era accompagnata da alcune dame della carità. Si accorse che i locali non erano stati ancora puliti, e soprassedendo alle giustificazioni delle suore che gestivano il collegio, si fece portare l’occorrente per la pulizia. Senza indugio si mise, assieme alle dame di carità, a pulire con dovizia le stanze. La regina aveva dimostrato di essere una persona molto umile e pragmatica nello stesso tempo. Poi, la regina volle conoscere i bambini, che erano circa un centinaio e vestivano molto dimessamente. Si misero in cerchio attorno a Lei, ed uno di loro, il più coraggioso, si avvicinò chiedendole se Lei era proprio la Regina che avevano studiato sui libri di scuola e che era sul ritratto appeso in classe. 

La Regina colta di sorpresa, si divertì a dirgli che era proprio lei e che aveva deciso di passare una giornata con loro. La sovrana accarezzò il volto di tutti dolcemente. Non mancava molto all’ora di pranzo e la stessa Elena volle aiutare le cuoche con mille attenzioni, a distribuirlo. Dopo aver pranzato con loro, volle aiutare le suore ad allestire il presepe, in un angolo del salone. Anche i bambini vi parteciparono, ponendo ciascuno una statuina. Una particolare attenzione fu riservata alla collocazione della Sacra Famiglia, che doveva supplire alla mancanza dei loro genitori. I bambini, nel frattempo, avevano mangiato le caramelle distribuite dalla sovrana, che erano contenute in un sacchetto nella tasca del suo grembiale. Per questo dalla sua sarta di corte si era fatta cucire delle grandi tasche sui suoi vestiti.  La Regina chiese ai bambini dei loro genitori che si trovavano in carcere, e cercò di confortarli amorevolmente.  

Prima di andarsene volle stingerli a sé , uno ad uno, dando loro un bacetto sulla guancia. I loro cuori erano felici   perché potevano raccontare di aver ricevuto una bacio dalla regina, come se fosse la loro vera mamma. Alla vigilia di Natale, la sovrana  fece recapitare al collegio un centinaio di regali con un suo biglietto d’augurio in cui annunciava una sua seconda visita.  Promessa che venne mantenuta: quei bambini erano diventati come i suoi figli.

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