NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 24 aprile 2022

Capitolo III Il vecchio zio Gaetano

  di Emilio Del  Bel Belluz


Lo zio Gaetano, che mi aveva lasciato  la sua casa di legno, era sempre stato una persona molto allegra. Quell’abitazione l’aveva costruita lungo il fiume per una ragione ben precisa. Un giorno mentre stava calando le reti dalla sua barca, questa si rovesciò. Gaetano non sapeva nuotare, e la fortuna volle che una ragazza del paese, Rosa, che stava rastrellando lungo l’argine, lo vedesse, e lo sentisse urlare implorando aiuto. Costei, senza indugio,  lasciò il rastrello, si tolse i vestiti e le scarpe  e si buttò nel fiume Livenza. Rosa era una grande nuotatrice, aveva imparato fin da bambina, e spesso le piaceva fare il bagno, anche se il fiume era impetuoso.   Con delle bracciate veloci riuscì  ad afferrare Gaetano, e lo portò a riva più morto che vivo, avendo bevuto molta acqua. La prima cosa che fece dopo il recupero dell’uomo fu quello di rianimarlo, come aveva imparato da un vecchi infermiera del paese. Dopo alcuni minuti Gaetano riusciva a riprendere i sensi ed apriva gli occhi.  Poco dopo erano arrivati da una casa vicina degli uomini che avevano sentito le urla e cercarono di sollevare Geatano e portarlo via dalla riva del fiume. Rosa appariva distrutta ma sorrideva dalla felicità perché con il suo coraggio aveva salvato  una vita umana. Qualcuno le batteva sulla spalla per elogiarla, e qualcun altro era curioso di sapere come avesse fatto a salvarlo con le pessime condizioni del fiume. La ragazza disse che in quel momento non aveva pensato a nulla, se non a salvare quel ragazzo, di cui non conosceva neanche il nome. La gratitudine della famiglia di Gaetano era stata veramente smisurata, la mamma del giovane l’aveva abbracciata tante volte con le lacrime agli occhi; le disse che questo miracolo era avvenuto proprio grazie alla suo coraggio e all’aiuto del buon Dio. La povera donna, qualche giorno dopo, si rivolgeva al parroco per far celebrare una messa alla Vergine del fiume che era intervenuta soccorrendo suo figlio. La ragazza per qualche giorno fu al centro di tutte le conversazioni che si erano tenute in  paese, a tal punto, che era giunto anche un giornalista con un fotografo per intervistarla.  L’indomani uscì l’articolo sul giornale, corredato da una sua foto. Dal canto suo Gaetano sentiva ancora addosso la paura di quello che gli era capitato, la morte l’aveva vista davvero in faccia, ricordava una mano che lo afferrava e lo portava verso la riva. Ci vollero dei giorni affinché Gaetano si riprendesse e poi andasse a trovare Rosa. Questa volta la ragazza appariva diversa, aveva un viso dai lineamenti dolci, vestiva con grazia, un filo di trucco le colorava le guance e le chiese se voleva uscire con lui a  fare una passeggiata. La giovane rimase in silenzio, ma con il capo annuì e, pochi minuti dopo, uscivano assieme dalla sua casa. Il paese  era un grappolo di case che attorniava la piazzetta in cui sorgevano la chiesa, un’osteria dove si beveva e si mangiava e una bottega dove si vendevano generi alimentari. I due giovani non disponevano di molti soldi, e non avendo la possibilità di andare all’osteria, si sedettero su una panchina all’ombra di un maestoso tiglio, nella piazzetta.  Si misero a parlare di quel giorno, di quanto coraggio avesse dimostrato Rosa nel salvarlo, rischiando la sua vita. Gaetano le esprimeva ancora la sua grande riconoscenza. Prima di quel giorno si conoscevano in modo superficiale, non si erano scambiati che qualche parola. Mentre stavano seduti, arrivò il vecchio parroco che voleva salutarli, e chiederli se avevano ringraziato il buon Dio per quello che era avvenuto. Il sacerdote disse che era stato il buon Dio con l’intercessione della Madonna a fare il miracolo, e per questo li invitò ad entrare in chiesa a ringraziare. Il sacerdote sorrise loro, e dentro di sé aveva capito che tra quei due giovani era successo qualcosa che li avrebbe legati per tutta la vita. Da quel giorno i due giovani iniziarono a frequentarsi come amici, ma con il tempo questo sentimento si trasformò in un grande amore, davvero speciale. Alcuni anni dopo si sposarono, e lo zio Gaetano aveva deciso di vivere lungo il fiume, in una casa di legno che aveva costruito con l’aiuto dei fratelli. La vicinanza al fiume gli permetteva di andare a pescare spesso, anche se Rosa non era molto d’accordo, le era rimasta addosso la paura di quel giorno, nonostante Gaetano avesse, nel frattempo,  imparato a nuotare. Per vivere i due giovani lavoravano un fazzoletto di terra vicino a casa. Il lavoro dei campi per quanto duro li permetteva d’avere del  cibo per sfamarsi. IL fiume era solcato da delle chiatte che partite da Venezia, si fermavano a Caorle, per poi arrivare a Motta di Livenza con il loro carico di merce. Gaetano si rendeva disponibile per lo scarico del pesce  e delle grandi casse piene di mercanzia. Le chiatte nel viaggio di ritorno si riempivano di derrate ed altri prodotti e Gaetano provvedeva anche al loro carico. Era un altro modo per guadagnare qualcosa per aiutare la famiglia e per conoscere tutto un mondo legato alla navigazione delle merci. Era costituito da persone semplici, abituate alla fatica per sopravvivere.  Uno di essi, pescatore pure lui, gli insegnò altri accorgimenti per una pesca più produttiva. Costui era diventato una persona importante  nella sua vita e fu proprio lui che volle vendergli una barca più grande e più stabile, una pilotina con la quale fare delle piccole consegne e allo stesso modo per andare a pescare, calando le reti, anche in posti più lontani. Rosa era preoccupata dell’acquisto perché aveva un costo non alla portata delle loro tasche e ci sarebbe voluto del tempo per poterla pagare. Fu, cosi, che si misero a vendere il loro pescato ai paesi che costeggiavano il fiume . Questo commercio s’era rivelato molto vantaggioso e li rendeva sereni e più tranquilli nell’affrontare l’avvenire. Unica loro tristezza era la mancanza di figli, tanto a lungo desiderati. Ma Gaetano e Rosa avevano sempre rispettato la volontà di Dio, e se in figli non arrivavano, bisognava farsene una ragione. Gli anni passavano e con l’andare del tempo, venne a bussare in quella casa la malattia. La prima ad andarsene fu proprio Rosa, nel mese di settembre  le venne diagnosticata una malattia per la quale non esistevano cure e la portò a morire in poche settimane. Il vecchio Gaetano, dopo la sua morte,aveva cambiato vita; aveva incominciato a frequentare l’osteria del paese, trascurando se stesso e i suoi interessi. L’amico che lo frequentava assiduamente ero io, mi faceva tanta tristezza vederlo nella solitudine bere fino a stare male. Il mondo circostante non gli era più di alcun interesse. Non andava più in barca perché le mani erano diventate dolenti e le sue braccia non avevano più la forza di un tempo. Una notte di tempesta, mentre il vento la faceva da padrone e le acque erano più arrabbiate del solito grazie alle piogge, l’imbarcazione si staccò dall’albero in cui era legata e venne portata via dalla corrente, e non fu mai trovata. Il mattino seguente, accortosi di quello che era successo, il vecchio Gaetano osservò il cielo e imprecò contro la sorte che lo aveva messo in ginocchio. Ora che la vecchiaia aveva preso il posto non gli rimanevano molti anni. Continuava ad annebbiare la mente con l’alcool per non ricordare il passato. Ma non trascurava mai di porre dei fiori davanti alla immagine della moglie,  lo stesso faceva sulla sua tomba in cimitero. Alla mattina, talvolta, si recava a pescare sul suo fiume, calava la lenza e chiudeva gli occhi, e s’assopiva come succede molto spesso ai vecchi. Una mattina lo trovarono addormentato vicino alla sua canna, il galleggiante era scomparso, la sollevarono e vi era appeso un grosso pesce.  Cercarono, inutilmente, di svegliarlo ma non fu possibile. Era morto, vicino al suo fiume, nello stesso posto dove era stato salvato dalla sua Rosa.  Questa volta la raggiungeva in cielo, venne sepolto vicino a lei, nel piccolo camposanto di Villanova dove riposano tuttora. Alla sua morte si trovò il testamento in cui  diceva che la sua casa di legno, unico suo bene, era destinato a me.

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