Capitolo XX: La storia di un gigante. di Emilio Del Bel Belluz
Nei giorni che seguirono andai a trovare un mio amico che faceva il falegname, in una casa non troppo lontano dalla mia. Avevo urgenza di chiedergli come bisognava restaurare il baule che avevo avuto dal capitano. Prima di darmi qualche consiglio, volle venire a vederlo. Disse è che era molto vecchio, pertanto aveva visto molti Paesi, e di sicuro, aveva viaggiato anche per mare. Aveva una forma imponente, era costruito con legno di quercia, quindi molto resistente. Quando finì di osservare il baule, mi chiese se avevo uno scalpello perché voleva rimuovere un pezzo di legno che, a suo parere, doveva nascondere un cassetto. In effetti dopo averlo sollevato, trovò al suo interno una busta che conteneva delle foto di un pugile che non avevano mai visto. Inoltre, c’era un giornale francese, a cui era allegata la traduzione in italiano, che narrava le vicende sportive ed umane di Primo Carnera, un pugile che era partito da un paesino friulano, Sequals, per cercare fortuna come boxeur a Parigi, dove combatté per la prima volta contro un pugile russo e vincendo per Ko. Continuarono a leggere, molto incuriositi, che Primo Carnera era un gigante che appena nato aveva un peso di otto chilogrammi. La mamma aveva dovuto faticare molto per dare alla luce la creatura, a cui fu dato il nome di Primo perché era il suo primo figlio. Da adolescente, viste le precarie condizioni economiche in cui versava, Primo abbandonò la sua famiglia per lavorare in una falegnameria di proprietà dello zio materno, in Francia. Questa occupazione non era molto retribuita, e non gli era sufficiente per sfamarsi. La fame per Primo era sempre stata un suo grande assillo. Quando tutto sembrava andargli storto, ebbe la fortuna di incominciare a lavorare in un circo, dove faceva delle esibizioni come lottatore, vista la sua grande mole e possanza. Con il circo ebbe la possibilità di conoscere la Francia, perché visitava tutti i luoghi in cui si soffermava. Il cuoco che doveva preparare da mangiare per tutti circensi, lo riteneva una persona da tenere lontano dalla cucina. Con le sue mani giganti Carnera riusciva a sottrarre una grande pagnotta che mangiava avidamente durante la fuga. Il cuoco gli correva dietro con un mattarello, senza mai raggiungerlo e sapeva benissimo che Primo ci avrebbe riprovato. Il suo fisico, alto oltre 2 metri, richiedeva una grande quantità di cibo. Il proprietario del circo sapeva molto bene che il suo numero era tra i più seguiti, e non poteva permettersi di perdere l’atleta più forte che aveva, per un pezzo di pane. In questo modo il proprietario chiedeva al cuoco di chiudere un occhio e se non era sufficiente, di chiuderli entrambi. Tutti i circensi erano a conoscenza dell’amicizia che legava Primo a un nano. I due erano un’ attrazione molto ben collaudata, attesa con trepidazione da tutti gli spettatori. Alla fine dello spettacolo si ritrovavano per discutere e scambiarsi delle idee sulla vita e sul futuro che li attendeva. Il padrone del circo temeva sempre che la sua attrazione principale gli venisse soffiata da qualche concorrente, e per questo cercava in tutti i modi di assecondare le richieste del maciste italiano. Carnera però un giorno ebbe una proposta da un ex pugile francese che aveva avuto una certa notorietà, diventando campione di Francia dei pesi massimi. Questo pugile una volta fu spettatore di una esibizione di Carnera che lo sorprese per la facilità in cui aveva atterrato quel poveretto che aveva cercato di sfidarlo. Il giovane valoroso lo aveva colpito con tutta la sua forza, ma Carnera non si era mosso di un centimetro, non aveva arretrato. Il combattimento era stato davvero interessante e Carnera dimostrò un’altra volta, di essere invincibile come lottatore. La proposta di abbandonare il circo per abbracciare la boxe, lo rese molto pensieroso e triste. Il proprietario del circo aveva cercato in tutti i modi di fargli cambiare idea, ma non riuscendovi. Il circo senza la sua esibizione avrebbe avuto poche possibilità di sussistere. Primo, a detta del giornalista, aveva dimostrato fin dal suo primo incontro vittorioso, di avere la stoffa per inanellare ulteriori successi. Vittorio e il falegname erano rimasti molto colpiti da quell’articolo; infatti loro conoscevano solo il pugile Erminio Spalla che aveva conquistato la corona europea dei pesi massimi e che era molto amato da Mussolini. Si diceva che il Duce, ogni volta che saliva sul ring, gli raccomandasse di vincere per la Patria. Il falegname si era seduto e osservava ancora una volta il giornale che aveva trovato e le foto pubblicate, che erano piccole ma lasciavano intravvedere il campione Carnera. Dopo aver finito di parlare di pugilato, il falegname decise che voleva portarsi a casa il baule per poterlo restaurare con perfezione. D’altro canto, avevo anch’io l’ intenzione dì imparare a rimettere a nuovo un mobile, e fu così che, sotto la sua guida ed il suo occhio da esperto, incominciai con il carteggiare il baule. L’indomani mattina, sarei dovuto recarmi a casa sua per ritirare il colore per dipingerlo e raccogliere gli ultimi consigli su come dare le pennellate senza lasciare gli antiestetici grumi. Mi sentivo soddisfatto perché stavo imparando qualcosa di nuovo che mi avrebbe permesso di far quadrare meglio l’incerto bilancio familiare.
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