NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 2 agosto 2022

Le ragioni della Monarchia IX

 


MONARCHIA E SCIENZA POLITICA

Poco mi soffermo anche a dimostrare la superiorità della Monar­chia alla luce della scienza politica. Evidentemente per i tradizionali­sti queste sono le giustificazioni meno importanti, l'efficienza della Monarchia non è che una conseguenza del suo essere naturale.

Per scienza politica o politologia oggi, nei paesi anglo-sassoni, si intende una disciplina con pretese scientifiche e quindi svincolata da valori che studia i meccanismi del potere, facendo anche largo uso di statistiche, modelli matematici, diagrammi, ecc. Nulla di più lontano dalla mentalità tradizionale. Essa però ha il vantaggio di distruggere anche i miti democratici, che esamina freddamente al di fuori della retorica dei sacri principii dell"89 e mostrando come essi vengano quotidianamente traditi. Particolarmente istruttive le analisi della "macchina" dei grandi partiti, organo formidabile per la creazione e la distruzione di persone e la manipolazione del consenso. La politologia dimostra anche la necessità dell'esistenza in ogni organismo di poteri stabili, "monarchici".

Su un piano più elevato, ricorderemo l'opera dei teorici delle élites, Mosca e Pareto, che colpisce tra l'altro, i miti del suffragio uni­versale e dell'assoluta uguaglianza. Ma del resto tutte le pagine dei grandi autori contro-rivoluzionari sono ricche di acutissime osserva­zioni critiche della democrazia, dimostrando l'inconsistenza logica dei suoi presupposti. De Bonald, ad esempio, si chiede ironicamente dove mai siano i sudditi, se il popolo è Sovrano. De Maetzu, a propo­sito della tanto decantata divisione dei poteri di Montesquieu, osser­va che essa comporta "il carattere soggettivo del diritto, giacché il suo potere legislativo estraneo a ogni giurisprudenza, legifera su ciò che vuole sia giuridico o no" (40).

Il Re deve essere il legislatore e giudice supremo, perché, non essendo inferiore a nessun altro potere terreno, è il più obiettivo.

Nel secolo scorso Tocqueville credeva che il problema delle democrazie fosse la tutela delle minoranze, Cochin scrive che è invece la tutela delle maggioranze. La realtà è che la democrazia è il dominio di minoranze rivoluzionarie che, negando di fatto la libertà a tutti coloro che non accettino la Rivoluzione, possono guidare masse rese conformiste e far credere che esse siano del tutto convinte delle loro idee.

40)     Cit. in G. Allegra (a cura di), De Maetzu, ed.Volpe,1965, p. 50.


Nessun commento:

Posta un commento