NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 20 marzo 2022

Capitolo LI , UNA CANZONE NATA DAL FIUME

 

 di Emilio Del Bel Belluz


Le canzoni, a volte, nascono anche da coincidenze fortuite. Così nacque questo brano, portato dal fiume, come altre storie il cui eco non si è ancora spento. La canzone di Primo Carnera uscì dalle silenziose acque della Livenza in una limpida sera d’inverno ricca di stelle. Mi trovavo a cena con l’amico Goran Kuzminac in una locanda lungo il fiume, attorniato da buoni cibi e da ottimo vino. Gli raccontai una storia che avevo sentito da un giostraio. Bisogna risalire agli anni Ottanta, quando i miei genitori gestivano ancora una vecchia osteria a Villanova di Motta di Livenza, nel trevigiano, un raccolto paese di cinquecento anime, il cui campanile si specchia sulle limpide acque della Livenza. Allora avevo vent’anni. Nel locale, essendo molto appassionato di pugilato, si trovava ad una parete una foto incorniciata di Primo Carnera con una dedica che il pugile aveva donato ad un ammiratore. Il quadretto era ben visibile alle persone che si recavano nel locale. Nel periodo della sagra paesana, nel mese di luglio, capitò in paese il solito giostraio che, come ogni anno, si piazzava con la sua piccola giostra per bambini vicino alla chiesa. L’uomo, osservando la foto, dichiarò con un sorriso di aver acquistato dopo la guerra da Carnera, un’automobile. Era stato pattuito un onesto prezzo, ma il giostraio, non disponendo del denaro necessario, si era impegnato a pagare tale macchina, nell’arco di qualche settimana. Carnera accettò questo affare e lo concluse, come di solito si fa, con una stretta di mano. Ma il giostraio non riuscì ad onorare il debito, non trovando nel tempo stabilito il denaro sufficiente: la sua piccola giostra non aveva garantito in quel periodo la cifra necessaria. Al giostraio, un uomo piccolo e tarchiato, non rimase altro che non farsi trovare all’appuntamento pattuito per saldare il debito. Smontò la giostra e se ne andò. Dopo alcuni mesi piantò ancora la sua giostra in una piazzola ai piedi dell’argine della Livenza e, mentre in una vicina osteria in un caldo pomeriggio estivo stava sorseggiando del vino, vide entrare il pugile Carnera. Subito il suo istinto gli suggerì di fuggire, temendo una reazione violenta del creditore, ma questi tranquillamente gli si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e gli annullò il debito bevendo con lui del vino. Quel giostraio ebbe così la macchina gratis. Primo Carnera aveva un cuore grande come una quercia. Il giostraio grazie a quella macchina aveva potuto diventare una persona diversa, si era costruito una piccola fortuna. Da quel giorno seppe che non doveva temere nulla, quella macchina che aveva utilizzato per anni, era finalmente sua. Quell’uomo aveva viaggiato per tutta la vita da un paese all’altro, piantando la giostrina vicino alla chiesa, e ora poteva raccontare a tutti quella storia senza temere. Ogni persona a cui la raccontava, esprimeva solo degli elogi al campione. Quando apprese della morte di Carnera, si trovava in un paese lontano, e non poteva in nessun modo spostarsi per andare ai suoi funerali, forse gli mancavano i soldi. Quel giorno all’osteria raccontò a quelli che stavano commentando la morte del campione che lui lo aveva conosciuto e si trattava non solo di un gigante che aveva fatto grande l’Italia, ma era un gigante buono, di quelli che si trovano solo nelle favole. Alle persone che si trovavano attorno a lui, mostrò una foto del campione vicino alla macchina che aveva comprato e mai pagato. Quella macchina l’aveva usata per tanto tempo, macinando chilometri e chilometri e, alla fine, l’aveva consegnata a un carrozziere. Il dolore per la morte del suo amico campione lo aveva davvero messo di malumore, e si versò del buon vino che bevve alla salute di Primo. Il giorno dopo aveva pensato di far celebrare una messa per il suo benefattore, e il vecchio curato ne fu ben lieto. La vita di Primo è un mito da inseguire per sempre. Continuai a parlare con il cantautore Goran Kusminac, al quale mi legava una grande amicizia che durò per sempre. Alcuni giorni dopo, assieme a Goran, mi diressi proprio a Sequals, volevo che conoscesse il paese del campione. La giornata che avevamo scelto era proprio bella e il sole splendeva su tutte le cose.
  Quel giorno visitammo per primo la tomba dove era sepolto il campione e vi ponemmo dei fiori, e con una certa felicità vi notammo  un biglietto scritto da una mano gentile che esprimeva il grande affetto per il pugile: la donna che lo aveva depositato veniva sicuramente dall’estero, perché vi accennava a una città americana. Pensammo che il padre di questa giovane le avesse parlato di Carnera, chiedendole di deporre un fiore sulla sua tomba. La vita del pugile era trascorsa per una ventina d’anni in America e non erano pochi quelli che lo avevano amato. La figura del campione donava molta forza. Dopo aver visitato la tomba, andammo a vedere la casa che si era costruito con i proventi del pugilato; notammo il suo stile, la bellezza del giardino, i meravigliosi cedri del Libano che la circondavano. Questi alberi erano gli stessi che il campione aveva piantato, e gli erano succeduti. La loro altezza spiritualmente raggiungeva il paradiso dove Primo di sicuro stava. Nella villa il campione aveva vissuto momenti davvero sensazionali. Goran era entusiasta di tutto quello che stava vedendo, e parlavamo di Carnera e di quanto avesse lasciato un segno su quella terra che aveva calpestato. Il mondo della boxe vedeva solo lui, perché le sue possenti mani avevano fatto il miracolo di impossessarsi del titolo mondiale dei pesi massimi. Quella vittoria lo aveva reso celebre, era diventato un mito, e ciò era confermato anche dal fatto che un cantautore volesse conoscere il posto dove era vissuto. Da quella conquista del titolo ne erano passati di anni. Lasciando la villa Carnera incontrammo un vecchio che ci diede ancora delle notizie  su di lui. Volle seguirci all’osteria, voleva bere del vino con noi, in questo modo i ricordi gli tornavano alla mente più facilmente. L’uomo disse che lo aveva visto molte volte da bambino, e spesso suo padre lo aveva invitato nella sua casa, amava la buona cucina e specialmente la polenta che veniva versata dal paiolo fumante. Quella volta scarseggiava il cibo, allora, era il campione che ce lo portava. Quando arrivava il buon Primo tutti i bambini della famiglia volevano che li sollevasse, ed era sempre una gran festa. I ricordi del vecchio erano tanti e Goran ascoltava sempre più convinto che avrebbe composto una bella canzone. Verso mezzogiorno visitammo la chiesa e la casa dove il grande campione  era nato. Quel giorno mangiammo nella vecchia osteria dove Carnera andava a giocare a carte, e il buon cibo accompagnato dall’ottimo vino ci fece dimenticare le traversie della vita.  Quel giorno ci sembrava di rivivere la vita che Primo trascorreva nel suo paese natio. Qualche tempo dopo nacque la canzone di Primo Carnera, che lo ha fatto conoscere ed ammirare ancora di più. La melodia piaceva molto alla figlia di Primo  che ci ha lasciato dopo la morte del fratello ed ora riposano al cimitero di Sequals.  Il mito di Carnera non morirà mai, è una strada che continua e che altri la percorreranno. Questo è il testo della canzone “Primo di Sequals”, musicata da Goran Kuzminac e scritta da Sergio Contin

 

 

 

Questa vita è una bestia

 

Che t’insegue e poi ti morde

 

Come fosse un avversario

 

Con la schiena sulle corde

 

Ma se provi ad affrontarlo e

 

Lo guardi bene in faccia

 

Il coraggio è solo sangue

 

Nelle vene delle braccia.

 

Perché Primo è il migliore

 

E combatte veramente

 

Attenzione che ogni pugno

 

È una scommessa per la gente

 

Quella gente che la vedi

 

Applaudire dritta in piedi

 

Quando il pugile è sfinito,

 

nell’orgoglio è ferito e cade.

 

Questa vita è una bestia,

 

qualche volta mostra i denti,

 

se potesse farti a pezzi

 

senza tanti complimenti,

 

lo farebbe volentieri,

 

e come tutti i vincitori,

 

gioirebbe a testa alta, con i

 

muscoli di fuori, ma io…io no!

 

Nella spugna c’è il dolore,

 

sui giornali il malumore

 

perché adesso perdo colpi,

 

ed il motore è arrugginito,

 

e non stendo più nessuno,

 

vado a terra con un dito,

 

mentre tutta quella gente

 

pensa ai soldi solamente,

 

e alla forza del destino alzo

 

il calice di vino e bevo.

 

Perché Primo è il migliore

 

E combatte veramente

 

Attenzione che ogni pugno

 

È una scommessa per la gente

 

Quella gente che la vedi

 

Applaudire dritta in piedi

 

Quando il pugile è sfinito,

 nell’orgoglio è ferito e cade".

 

Un grazie di cuore ai miei lettori affezionati.

Emilio Del Bel Belluz

 

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