di Emilio Del Bel Belluz
Le canzoni, a volte, nascono
anche da coincidenze fortuite. Così nacque questo brano, portato dal fiume,
come altre storie il cui eco non si è ancora spento. La canzone di Primo
Carnera uscì dalle silenziose acque della Livenza in una limpida sera d’inverno
ricca di stelle. Mi trovavo a cena con l’amico Goran Kuzminac in una locanda
lungo il fiume, attorniato da buoni cibi e da ottimo vino. Gli raccontai una
storia che avevo sentito da un giostraio. Bisogna risalire agli anni Ottanta,
quando i miei genitori gestivano ancora una vecchia osteria a Villanova di
Motta di Livenza, nel trevigiano, un raccolto paese di cinquecento anime, il
cui campanile si specchia sulle limpide acque della Livenza. Allora avevo
vent’anni. Nel locale, essendo molto appassionato di pugilato, si trovava ad
una parete una foto incorniciata di Primo Carnera con una dedica che il pugile
aveva donato ad un ammiratore. Il quadretto era ben visibile alle persone che
si recavano nel locale. Nel periodo della sagra paesana, nel mese di luglio,
capitò in paese il solito giostraio che, come ogni anno, si piazzava con la sua
piccola giostra per bambini vicino alla chiesa. L’uomo, osservando la foto,
dichiarò con un sorriso di aver acquistato dopo la guerra da Carnera,
un’automobile. Era stato pattuito un onesto prezzo, ma il giostraio, non
disponendo del denaro necessario, si era impegnato a pagare tale macchina,
nell’arco di qualche settimana. Carnera accettò questo affare e lo concluse,
come di solito si fa, con una stretta di mano. Ma il giostraio non riuscì ad
onorare il debito, non trovando nel tempo stabilito il denaro sufficiente: la
sua piccola giostra non aveva garantito in quel periodo la cifra necessaria. Al
giostraio, un uomo piccolo e tarchiato, non rimase altro che non farsi trovare
all’appuntamento pattuito per saldare il debito. Smontò la giostra e se ne
andò. Dopo alcuni mesi piantò ancora la sua giostra in una piazzola ai piedi
dell’argine della Livenza e, mentre in una vicina osteria in un caldo
pomeriggio estivo stava sorseggiando del vino, vide entrare il pugile Carnera.
Subito il suo istinto gli suggerì di fuggire, temendo una reazione violenta del
creditore, ma questi tranquillamente gli si avvicinò, gli mise una mano sulla
spalla e gli annullò il debito bevendo con lui del vino. Quel giostraio ebbe
così la macchina gratis. Primo Carnera aveva un cuore grande come una quercia.
Il giostraio grazie a quella macchina aveva potuto diventare una persona
diversa, si era costruito una piccola fortuna. Da quel giorno seppe che non doveva
temere nulla, quella macchina che aveva utilizzato per anni, era finalmente
sua. Quell’uomo aveva viaggiato per tutta la vita da un paese all’altro,
piantando la giostrina vicino alla chiesa, e ora poteva raccontare a tutti
quella storia senza temere. Ogni persona a cui la raccontava, esprimeva solo
degli elogi al campione. Quando apprese della morte di Carnera, si trovava in
un paese lontano, e non poteva in nessun modo spostarsi per andare ai suoi
funerali, forse gli mancavano i soldi. Quel giorno all’osteria raccontò a
quelli che stavano commentando la morte del campione che lui lo aveva
conosciuto e si trattava non solo di un gigante che aveva fatto grande
l’Italia, ma era un gigante buono, di quelli che si trovano solo nelle favole.
Alle persone che si trovavano attorno a lui, mostrò una foto del campione
vicino alla macchina che aveva comprato e mai pagato. Quella macchina l’aveva
usata per tanto tempo, macinando chilometri e chilometri e, alla fine, l’aveva
consegnata a un carrozziere. Il dolore per la morte del suo amico campione lo
aveva davvero messo di malumore, e si versò del buon vino che bevve alla salute
di Primo. Il giorno dopo aveva pensato di far celebrare una messa per il suo
benefattore, e il vecchio curato ne fu ben lieto. La vita di Primo è un mito da
inseguire per sempre. Continuai a parlare con il cantautore Goran Kusminac, al
quale mi legava una grande amicizia che durò per sempre. Alcuni giorni dopo,
assieme a Goran, mi diressi proprio a Sequals, volevo che conoscesse il paese del
campione. La giornata che avevamo scelto era proprio bella e il sole splendeva
su tutte le cose. Quel giorno visitammo
per primo la tomba dove era sepolto il campione e vi ponemmo dei fiori, e con
una certa felicità vi notammo un
biglietto scritto da una mano gentile che esprimeva il grande affetto per il
pugile: la donna che lo aveva depositato veniva sicuramente dall’estero, perché
vi accennava a una città americana. Pensammo che il padre di questa giovane le
avesse parlato di Carnera, chiedendole di deporre un fiore sulla sua tomba. La
vita del pugile era trascorsa per una ventina d’anni in America e non erano
pochi quelli che lo avevano amato. La figura del campione donava molta forza.
Dopo aver visitato la tomba, andammo a vedere la casa che si era costruito con
i proventi del pugilato; notammo il suo stile, la bellezza del giardino, i
meravigliosi cedri del Libano che la circondavano. Questi alberi erano gli
stessi che il campione aveva piantato, e gli erano succeduti. La loro altezza
spiritualmente raggiungeva il paradiso dove Primo di sicuro stava. Nella villa
il campione aveva vissuto momenti davvero sensazionali. Goran era entusiasta di
tutto quello che stava vedendo, e parlavamo di Carnera e di quanto avesse
lasciato un segno su quella terra che aveva calpestato. Il mondo della boxe
vedeva solo lui, perché le sue possenti mani avevano fatto il miracolo di
impossessarsi del titolo mondiale dei pesi massimi. Quella vittoria lo aveva
reso celebre, era diventato un mito, e ciò era confermato anche dal fatto che
un cantautore volesse conoscere il posto dove era vissuto. Da quella conquista
del titolo ne erano passati di anni. Lasciando la villa Carnera incontrammo un
vecchio che ci diede ancora delle notizie
su di lui. Volle seguirci all’osteria, voleva bere del vino con noi, in
questo modo i ricordi gli tornavano alla mente più facilmente. L’uomo disse che
lo aveva visto molte volte da bambino, e spesso suo padre lo aveva invitato
nella sua casa, amava la buona cucina e specialmente la polenta che veniva
versata dal paiolo fumante. Quella volta scarseggiava il cibo, allora, era il
campione che ce lo portava. Quando arrivava il buon Primo tutti i bambini della
famiglia volevano che li sollevasse, ed era sempre una gran festa. I ricordi
del vecchio erano tanti e Goran ascoltava sempre più convinto che avrebbe
composto una bella canzone. Verso mezzogiorno visitammo la chiesa e la casa
dove il grande campione era nato. Quel
giorno mangiammo nella vecchia osteria dove Carnera andava a giocare a carte, e
il buon cibo accompagnato dall’ottimo vino ci fece dimenticare le traversie
della vita. Quel giorno ci sembrava di
rivivere la vita che Primo trascorreva nel suo paese natio. Qualche tempo dopo
nacque la canzone di Primo Carnera, che lo ha fatto conoscere ed ammirare
ancora di più. La melodia piaceva molto alla figlia di Primo che ci ha lasciato dopo la morte del fratello
ed ora riposano al cimitero di Sequals.
Il mito di Carnera non morirà mai, è una strada che continua e che altri
la percorreranno. Questo è il testo della canzone “Primo di Sequals”, musicata
da Goran Kuzminac e scritta da Sergio Contin
Questa vita è una bestia
Che t’insegue e poi ti morde
Come fosse un avversario
Con la schiena sulle corde
Ma se provi ad affrontarlo e
Lo guardi bene in faccia
Il coraggio è solo sangue
Nelle vene delle braccia.
Perché Primo è il migliore
E combatte veramente
Attenzione che ogni pugno
È una scommessa per la gente
Quella gente che la vedi
Applaudire dritta in piedi
Quando il pugile è sfinito,
nell’orgoglio è ferito e cade.
Questa vita è una bestia,
qualche volta mostra i denti,
se potesse farti a pezzi
senza tanti complimenti,
lo farebbe volentieri,
e come tutti i vincitori,
gioirebbe a testa alta, con i
muscoli di fuori, ma io…io no!
Nella spugna c’è il dolore,
sui giornali il malumore
perché adesso perdo colpi,
ed il motore è arrugginito,
e non stendo più nessuno,
vado a terra con un dito,
mentre tutta quella gente
pensa ai soldi solamente,
e alla forza del destino alzo
il calice di vino e bevo.
Perché Primo è il migliore
E combatte veramente
Attenzione che ogni pugno
È una scommessa per la gente
Quella gente che la vedi
Applaudire dritta in piedi
Quando il pugile è sfinito,
nell’orgoglio è ferito e cade".
Un grazie di cuore ai miei
lettori affezionati.
Emilio Del Bel Belluz
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