NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 13 marzo 2022

CAPITOLO L: IL MITO DI CARNERA CONTINUA



di Emilio Del Bel Belluz  

La morte non cancella quello che è stato un uomo in vita; una   tomba ne racchiude il corpo, ma le persone che lo conobbero non lo potranno dimenticare.  La vita di Primo fu una grande corsa per raggiungere gli obbiettivi che si era prefissato e la testimonianza di un uomo generoso, onesto e dal cuore sensibile.. La tomba nei giorni seguenti alla sua morte divenne sempre più visitata dalle persone che non avevano potuto partecipare al funerale, sfilavano mute e malinconiche per depositarvi un fiore e recitare una preghiera. 

In quei giorni difficili l’Italia si riscoprì molto più povera. La sopportazione con grande dignità della malattia fu d’esempio per molti. Ma non si arrese mai, e questa strategia la sperimentò anche sul ring, dove anche quando finiva al tappeto si rialzava sempre e continuava a lottare, perché la vita è sempre una sfida fino all’ultimo giorno. Gli uomini duri aiutano a sentirsi più forti e ci inducono alla loro emulazione. 

Nel frattempo la famiglia Carnera aveva  deciso di far ritorno in America.  La villa del campione che si era costruito grazie alla boxe, venne messa in vendita. La moglie e la figlia presero questa decisione molto difficile, ma inevitabile.  Uno degli obbiettivi era quello di far ultimare gli studi dei figli. Maria Giovanna doveva concludere il percorso universitario  che aveva interrotto per rimanere in compagnia del  padre e assisterlo nelle ultime fasi della malattia. La Villa  Carnera,  che era architettonicamente ben riuscita, fu acquistata da un signore che era un grande  tifoso del campione. Questi non volle modificare la Villa, mantenne inalterato l’arredamento e tutto ciò per ricordare e dimostrare il suo affetto e fedeltà verso il campione. Il figlio Umberto diventò un valente medico: aveva realizzato il sogno del padre che diede e prese tanti pugni con lo scopo di far studiare i figli, cosa a lui negata dall’indigenza.  

Alla laurea di Umberto si aggiunse quella di Giovanna Maria che si laureava alla facoltà di psicologia. Una lettera di felicitazioni per il traguardo raggiunto dai figli, fu inviata dal Re d’Italia Umberto II, che ricordava quanto Carnera fosse orgoglioso per il percorso intrapreso dai figli. Il Re non aveva mai dimenticato il suo amico Primo ed aveva sempre mantenuto i legami con la sua famiglia. Non mancavano mai i suoi auguri a Natale. Il Re era molto felice che il figlio di Carnera portasse il suo nome. 

Gli anni passano rapidamente, ma il mito di Carnera non può cessare. La gente continua ad onorare la sua tomba e a visitare la sua Villa e la casa natia. 

Un poeta disse che le storie scritte con il cuore non muoiono mai, le persone che lasciano una scia di bontà non vengono mai sconfitte dal tempo. La storia di Carnera non passa di certo inosservata per quelli che amano il pugilato e non solo. Tanti  pugili continuano ad ispirarsi a lui, e a voler compiere il suo cammino. I giornali hanno scritto molte pagine su di lui e tuttora sono pubblicati dei libri sulla sua figura.  La gente di Sequals, come un tempo, non dimentica l’uomo che continua a farla sognare.

La vita di Carnera è come un fiume che scorre, portando le sue storie. Dopo alcuni anni  ritornò in Italia la moglie di Primo, una donna coraggiosa che aveva deciso di tornare nella  terra del marito per venirci a morire nel 1980, dopo 13 anni dalla morte del suo consorte. La donna venne sepolta nella stessa tomba del marito, e spesso diceva che quelli che sarebbero venuti a trovare il campione avrebbero salutato anche lei, e questo la rendeva felice. Continuava ad essere accanto  all’uomo  che l’aveva resa felice.  

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