NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 3 ottobre 2021

CAPITOLO XXXVIII:Carnera incontra la donna della sua vita.

di Emilio Del Bel Belluz


Nella vita di Carnera ci sono stati momenti belli che  avrebbe voluto non finissero mai, ma ogni storia felice termina.  Un poeta scrisse: “Perché incontrarsi e dirsi addio?”.  Carnera aveva incontrato molte persone, grazie al mondo della boxe. Con il tempo aveva fatto molte cose importanti, che avevano reso orgoglioso il popolo italiano.  La bandiera italiana con lo stemma Sabaudo l’aveva portata ovunque, in ogni città dove aveva combattuto, ed era come avesse portato con sé una lembo della sua terra.  Tante volte aveva immaginato di non poter tornare nel suo paese natio , e ciò era vissuto come un incubo. Nel suo Paese si sentiva qualcuno, amato dai suoi connazionali, anche se aveva percepito l’invidia di persone meschine. Una sera Carnera guardava delle vecchie foto che lo raffiguravano attorniato da tanta persone. Per loro era un punto di riferimento, quanti italiani lo avevano seguito, ed applaudito. Pensava a coloro che si trovavano ancora all’estero e non potevano più tornare a casa per mancanza di denaro.  Gli piaceva sapere che tante persone avevano nelle loro case una sua foto. Carnera amava ricordare il passato, gli uomini illustri che aveva incontrato e che gli avevano lasciato un segno, tra cui Benito Mussolini. Aveva conosciuto l’uomo più importante d’Italia, la cui fama non aveva confini.  
“ Carnera che era diventato campione del  mondo di pugilato, categoria dei pesi massimi, a spese di Sharkey, proclamò : “ Soltanto Mussolini poteva impedirmi di batterlo”. (Racconto di un secolo - Enzo Biagi -). Carnera si ricordava ancora quando era diventato campione del mondo e aveva rivolto il suo primo saluto a Mussolini. Quanti momenti nella vita di Carnera erano stati memorabili. 
Gli sarebbe piaciuto diventare campione olimpico, nel 1932, ma non era stato possibile perché era già un pugile professionista. Mille volte aveva sognato di indossare da dilettante la maglietta azzurra con lo stemma Sabaudo e alzare le mani in segno di  vittoria. In quel caso lo avrebbe visto anche il Re Vittorio Emanuele III. Immaginava che per appuntargli la medaglia avrebbe dovuto usare una scaletta. La Regina Elena non avrebbe avuto problemi nel donargli la medaglia, era molto alta e aveva un sorriso che rispecchiava il suo buon cuore. 
La Regina d’Italia era amata dal suo popolo, e Carnera l’adorava con tutto il cuore. Una donna speciale che aveva provato molte avversità nella vita, ma aveva sempre trovato la strada del coraggio. Carnera pensava queste cose mentre aspettava il prete del paese. Si era messo nel suo solito posto vicino all’altare. Il sacerdote gli aveva chiesto di aspettare, doveva confessare alcuni  bambini.  Qualche giorno prima in quella chiesa si era sposato un suo amico, un compagno di classe. Il campione gli aveva fatto da testimone, e si era sentito molto onorato di ciò. Durante la cerimonia aveva   pregato di poter incontrare anche lui una donna da portare all’altare. Carnera sapeva che nella vita ogni attimo doveva essere vissuto come se fosse l’ultimo, e che per lui era giunto il momento d’incontrare la donna con cui costruire un futuro assieme. 
Quando arrivò il parroco Carnera era assorto nei suoi pensieri. Il prete nutriva per Primo un grande affetto, anche perché lo considerava una persona di buon cuore. Quel giorno il prete lo invitò in canonica, dove lo attendevano qualcosa di buono da bere, e  lo squisito dolce preparato dalla perpetua. Carnera raccontò che mentre lo aspettava si era immerso nel pensiero di poter un giorno portare all’altare una ragazza, e aveva sognato che  questo accadesse proprio nella chiesa di Sequals. Il vecchio prete gli rispose bonariamente che di sicuro una donna era già nata per lui, e che il buon Dio aveva disegnato una strada anche per loro. La risposta piacque al campione, e sperava che ciò accadesse al più  presto. Quella sera nel suo letto si immaginava la donna della sua vita. Doveva essere una brava giovane, che sarebbe stata amata con tutto sé stesso e con la quale avrebbe voluto avere dei figli. Nel 1938 la sua compagnia teatrale aveva avuto dei contratti per delle rappresentazioni in tutto il Friuli. La vita dell’attore non lo stancava mai, e gli piaceva indossare i guantoni  prima dello spettacolo per una esibizione. La gente lo applaudiva, e in quei momenti gli sembrava di non aver abbandonato il ring. Alla fine dello spettacolo tante persone passavano nel suo camerino per salutarlo; una volta anche sua madre venne a trovarlo e si commosse nel vedere che  la gente continuava ad apprezzarlo, anche se non era più campione del mondo. Proprio nei giorni in cui la compagnia si trovava in Friuli, Carnera si recò a Gorizia per l’inaugurazione di un negozio, incamerando così del denaro. Aveva, inoltre, chiesto ai suoi genitori di accompagnarlo. 
Sarebbe  stata per loro un’occasione  di distrarsi dal solito mondo in cui vivevano. I genitori di Carnera non avevano mai visto la città di Gorizia. Nel contempo potevano incontrarsi con gli amici Nardini che gestivano un bar nella città. Costoro erano stati in visita alla famiglia Carnera poche settimane prima. Avevano trascorso una lieta giornata, mangiando dei piatti prelibati e degustando dell’ottimo vino  che in quelle zone non mancava. Il 1938 stava per concludersi, era il mese di novembre, le foglie degli alberi cadevano formando un multicolore tappeto e si sentiva già il freddo che avrebbe richiesto l’accensione del fuoco. Carnera non avrebbe mai  pensato che quella giornata gli avrebbe riservato un incontro che gli avrebbe cambiato la vita. Si  era alzato presto, il viaggio verso Gorizia era stato molto tranquillo, con la mamma e il papà aveva scherzato e sorriso. La mamma  come sempre aveva detto a suo figlio di correre lentamente e con prudenza.  Quando giunsero a Gorizia la gente era lì che li aspettava. L’auto si fece largo tra i tanti che erano accorsi. Primo aveva voluto avvicinarsi al luogo dove si svolgeva  l’avvenimento per  cercare di non far fare molta strada alla mamma, perché faticava a camminare. Gli acciacchi dell’età si facevano sentire, ma la buona donna non se ne lamentava. Ad attenderli c’era anche la famiglia Nardini. All’ inaugurazione del negozio erano presenti molte persone che volevano conoscere Carnera, e lo  circondavano di mille attenzioni. Primo era contento del tanto entusiasmo di cui era attorniato.  Si sedette più volte a un tavolino per firmare gli autografi.  I padroni del negozio erano molto soddisfatti di quello che stava accadendo. Al rinfresco la gente aveva mangiato tutto quello che avevano preparato.  A Carnera venne presentata una ragazza alta, bruna, bella, e fu subito un colpo di fulmine. 
La giovane gli aveva dato la mano che si perse nella sua. Carnera le chiese se voleva prendere un caffè al bar. La ragazza accettò e Carnera volle chiamare i suoi genitori e i coniugi Nardini che tra l’altro conoscevano molto bene la giovane. Primo al bar chiese con voce vulcanica cinque caffè coretti con la grappa, anche se la ragazza, che si era presentata con il nome di Pina  Kovacic, non aveva mai bevuto un caffè corretto, ma quella volta trasgredì alle regole. Carnera al bar la travolse con una serie di domande,   le chiese se lo conosceva, se aveva sentito parlare di lui. La ragazza che era una persona sincera  gli disse che non aveva mai seguito il pugilato. Allora Carnera le parlò che in quel periodo faceva  l’attore in una compagnia teatrale con Renato Rascel e che stava girando in tutta Italia. I giornali ne parlavano ampiamente, come pure del film girato in America.  La ragazza lo guardava, i suoi occhi si specchiavano in quelli di Primo. Carnera le chiese subito di sposarla.  La giovane rispose che era fidanzata. Il campione replicò dicendole che non c’erano problemi, avrebbe dovuto lasciare il suo fidanzato, restituirgli l’anello di  e sposare lui. Carnera allora l’avrebbe sposata perché gli piaceva, e ne era stato colpito subito. La gente aveva circondato il tavolino dove Carnera stava seduto, e lo acclamò. 
A questo punto il campione si alzò e salutò le tante persone con la mano, mentre giungeva un grande urlo di evviva a Carnera. Qualcuno gli metteva davanti delle foto da autografare, e il campione con la sua stilografica che aveva comprato in America e che costituiva un grande ricordo di quel tempo, firmava contento. In cuor suo era felice di  far vedere alla ragazza che la gente lo amava, e gli voleva bene. In quel momento giunsero dei fotografi e dei giornalisti che immortalarono Carnera vicino alla ragazza che sorrideva. L’atmosfera che si respirava era gioiosa. Carnera nella sua vita aveva sempre mantenuto la caratteristica  di sorridere sempre, anche nei momenti difficili. Il suo sorridere spontaneo  piacque alla ragazza. Ad un certo punto Carnera accettò la proposta di spostarsi nella vicina casa dei Nardini. Era  pomeriggio inoltrato e anche Pina accettò di seguirlo. Nella casa dei suoi amici, la ragazza gli disse che abitava oltre confine, a Santa Maria D’isonzo, e che faceva la pendolare, giungendo con il treno a Gorizia, dove era impiegata alle poste. Un lavoro che la impegnava molto, ma le dava delle soddisfazioni. Nella vita era fidanzata con un giovane della sua zona. Il volto di Pina divenne triste mentre raccontava che aveva perduto la mamma in giovane età e questo dolore la tormentava tuttora. Una perdita che non poteva essere compensata dall’amore del padre che era un colonnello dell’esercito serbo, e che ora faceva il sindaco del paese. Pina descrisse il padre come una persona forte ed autoritaria che dopo la morte della mamma si era risposato. 
La ragazza agli occhi di Carnera aveva tutto quello che un uomo potesse desiderare. Gli sarebbe piaciuto sposarla subito ed avere dei figli. Quando si fece una certa ora la ragazza salutò Carnera, gli diede la mano, e  notò che gli occhi di Primo ricordavano quelli della madre. Carnera le chiese l’indirizzo perché voleva scriverle, Si sarebbero rivisti se lei l’avesse desiderato. Carnera l’avrebbe abbracciata, sollevata da terra e baciata. Quella giornata l’aveva fatto sognare, le sembrava  così tutto irreale, ma non era così. Quella sera giunse tardi a casa, il padre che era un uomo severissimo la rimproverò duramente e le fece  mille domande. Pina, quasi piangendo, si ritirò nella sua stanza, e si mise a dormire. L’indomani appena alzata trovò sulla tavola dei fiori, delle rose stupende che gli aveva mandato Carnera e , vicino, un giornale che riportava una foto che la ritraeva assieme a lui. Il volto del padre era paonazzo dall’ira, ma la figlia disse che non era successo niente e che aveva bevuto solo un caffè con Carnera. Il padre, davanti alla matrigna che cercava di mettere pace, si mise a urlare che lui non meritava questo,e  disse “ Hai macchiato l’onore della famiglia e ora devi pagare . Intanto rimarrai in casa fino a nuovo ordine. Bisogna evitare la curiosità della gente. Saremo sulla bocca di tutti. Che vergogna!”  Le mostrò il titolo del giornale che diceva: “ Carnera non è venuto a  Gorizia solo per il nuovo supermercato ma per incontrare la signorina della quale è innamorato”.
 La ragazza cercava di spiegare che non era successo niente e che si trattava solo di una conoscenza, aveva soltanto preso un caffè con Carnera, e mentre lo diceva pensava a lui, e al suo sorriso. Quelle foto le avevano scattate dei fotografi  senza chiedere il permesso, non se ne erano neanche accorti. Qualche tempo dopo Pina ritornò a lavorare alle poste di Gorizia, e incontrò un amico di Carnera che le portava delle notizie del pugile. Le spiegò che non si era potuto fare vivo in quelle settimane a causa del lavoro e che si sarebbero visti nei prossimi giorni. La carriera di Carnera era al culmine. Doveva presenziare a degli eventi, aveva firmato dei contratti con dei registi, e lo spettacolo con Renato Rascel continuava ad avere successo. Per Carnera questo era un periodo fortunato  che non voleva lasciarsi scappare. Nei giorni successivi  andò a trovarla e con il consenso del direttore della posta ebbero del tempo per stare assieme. La giovane gli manifestò le difficoltà che aveva con il padre, ma Primo non volle sentire ragioni, era la donna della sua vita e la voleva sposare subito. Questa volta l’amore che provava era fortissimo, la pensava tutto il giorno, e si sentiva molto attratto da lei.  La mamma di Primo sarebbe stata contenta d’averla in famiglia.  
L’unico problema era rappresentato dal padre che era irremovibile nella sua decisione. Alla fine dopo una tremenda lite le disse: “ Ricordati che se esci da questa porta e sposi Carnera qui non potrai rimettere piede, mai. Sono certo che un giorno ti pentirai. Ma questa porta rimarrà sempre chiusa per te ”. La svolta definitiva a tutto questo venne dalla matrigna che convinse suo marito a lasciare che la ragazza facesse autonomamente la sua scelta. La giovane raccontò a Primo che tutto s’era appianato e costui decise di farle conoscere il suo paese dove sarebbero andati  a vivere. Una mattina di dicembre la giovane futura sposa venne accompagnata al paese. Era una giornata fredda, il sole era nascosto da delle nubi minacciose, ma i due giovani avevano il sole nel loro cuore.  Dopo il saluto alla famiglia, Primo le fece visitare il suo paese, la gente li fermava e rimaneva affascinata dalla bellezza di Pina. Pareva un sogno di quelli che almeno una volta nella vita si realizzavano. La portò a vedere la chiesa dove  si sarebbero sposati. Vennero accolti dal sacerdote di Sequals e con lui fissarono la data delle nozze. Il parroco, che era il confessore di Primo, li prese sottobraccio e si soffermò su delle riflessioni sul sacramento del matrimonio. Il vecchio prete aveva assistito alla vita di Carnera fino dalla nascita, e gli voleva un mondo di bene. Anche Pina sentì questo suo attaccamento. Li condusse in canonica e fece aprire dalla perpetua una bottiglia di buon vino, che lui e Primo bevvero. La futura sposa non lo assaggiò, perché non aveva ancora dimenticato il caffè con la grappa che aveva bevuto a Gorizia che le causò delle vertigini. 
La visita a Sequals si concluse nella serata e Carnera la riaccompagnò a casa. Il giorno del matrimonio venne  fissato per il 13 marzo dell’anno prossimo. In quella data finalmente Carnera avrebbe coronato il suo sogno: sposare una ragazza che aveva amato fin dal primo momento. I preparativi furono davvero molto impegnativi. Carnera chiamò un sarto tra i più famosi e si fece confezionare un vestito molto elegante e la sposa non fu da meno. Il cuore dei  due giovani battevano all’unisono. I giornali avevano dato la notizia del matrimonio, e la gente condivideva la gioia dei due giovani. Carnera che aveva ricevuto dalla vita delle grandi soddisfazioni, tra cui la conquista  del titolo mondiale, non era mai parso così felice come in quel periodo.  Il matrimonio era per lui il traguardo più bello da raggiungere, ma sentiva, a volte, la paura che tutto potesse svanire. Lo confidò anche al prete che doveva sposarli, e questi lo rassicurò che erano emozioni che tutti provavano prima di compiere il grande passo. Aveva, inoltre, aggiunto che  la famiglia era la cosa più importante, era un fuoco che si accendeva e doveva essere continuamente alimentato dall’amore di entrambi.  Nella sua vita Pina aveva letto molti libri d’amore, lo scaffale della sua camera era pieno di queste opere che aveva deciso di portare con sé. Il baule dei libri fu l’unica cosa che prese, assieme ad una foto della mamma, che la ritraeva in un momento di felicità, uno di quei momenti che non si potevano in nessun modo dimenticare. Un giorno presa da una profonda tristezza per un ulteriore diverbio con suo padre chiese ad una sua amica di accompagnarla al cimitero, dove la mamma riposava. Questa visita la commosse e le lacrime velarono il suo viso.  La mamma era sempre stata presente finché il buon Dio la tenne in vita, e il dialogo con la mamma non era finito con la morte. Prima di addormentarsi il suo ultimo pensiero andava alla madre che le sembrava che l’accompagnasse come un angelo custode. Il prete del paese le aveva consigliato di rivolgersi a lei nei momenti difficili e colmi di preoccupazioni perché sicuramente avrebbe trovato consolazione e forza per continuare. 
Aveva, inoltre, aggiunto che la mamma non muore mai nel cuore di una figlia. Quella sera dopo la vista al cimitero e dopo aver ben riflettuto, decise che nessuna cosa al mondo poteva separarla da Primo. Quell’uomo l’aveva ispirata con la sua dolcezza e con quel sorriso che non poteva in nessun modo dimenticare. Con lui si sentiva protetta, e le pareva d’avere una roccia su cui poggiare il capo.  Nella sua vita non aveva mai provato dei sentimenti così forti, e questo era sicuramente amore. Il padre aveva più volte cercato di dissuaderla perché Primo non aveva un lavoro che le garantisse un futuro, ma a lei queste cose non importavano. La vita dura non la spaventava, non aveva mai temuto di sporcarsi le mani, il lavoro s’era fatto con il cuore non era neppure faticoso. Quello che immaginava con Primo era di allietare la loro unione con la presenza dei figli. Aveva nel suo cuore molto amore da donare. Quella sera scrisse a Primo una lunga lettera, nella quale concludeva la missiva dicendogli che non vedeva l’ora di diventare sua moglie e di poter avere la benedizione di Dio . Il matrimonio si svolse a Sequals nella magnifica chiesa dove Carnera aveva ricevuto il battesimo, aveva fatto la prima comunione e la cresima. Primo Carnera coronava il sogno della sua vita, assieme alla sua amata, che contro il volere del padre aveva cambiato il cognome italianizzandolo. Questo aveva creato un ulteriore ostacolo  tra il padre e lei, ma non le importava. “ Il sindaco e colonnello Giuseppe Kovacic non sa trattenere il suo sdegno. Come deve odiare il povero, innocente  Carnera. “ E’ arrivato a farle cambiare anche il nostro nome di famiglia! ” protesta. E rifiuta di assistere alla cerimonia. La sposa, in bianco, molto graziosa, elegante, accetta di  cingersi il petto con una fascia tricolore offerta… dal podestà Gino Zanelli. Carnera ha uno smoking di taglio americano, colletto duro, farfalla, un garofano all’occhiello, fazzoletto sciolto nel taschino, le mani enormi rese più grandi dai guanti bianchi. Le sue scarpe sembravano barche. La sua pettinatura è un inno reclamistico alla brillantina. 
Per oltre un’ ora è stato sulle spine e ha temuto che la sua Pina non venisse, che avesse rinunciato in extremis a sposarlo. L’attendeva alle nove e mezzo. Alle undici non si vedeva ancora. Un incidente , poi si è saputo, aveva bloccato la sua auto. E come non bastasse, pochi chilometri dopo, una bambina del suo paese incaricata di tenerle lo strascico, si é sentita male. Altra sosta, dunque. Per nascondere il proprio nervosismo, Carnera ha fatto visitare ai giornalisti la palestra della villa, con il ring al centro, e le pareti tappezzate da centinaia di foto. Carnera con Greta Garbo, con Charlie Chaplin, con Maurice Chevalier, Carnera pugile, Carnera showman. Poi, alle undici e dieci, Pina è arrivata. Dio sia lodato. Primo respira di sollievo. Ed eccoci alla cerimonia. Il corteo passa in un viale dove sono allineati enorme sagome di legno con i ritratti a torso nudo  del campione in posa di combattimento. Un gruppo di fanciulle in costume attende la coppia davanti alla chiesa. E’ la chiesa dove Primo fu  battezzato, nel 1906. Sono le 11,30 . Ora Pina Cavazzi dà il braccio al Cavalier Attilio Marchi, ispettore di zona del partito fascista, testimone  dello sposo con il ragioniere Ruggero Grandis. Primo è accompagnato dalla futura cognata, Maria Kovacic. Per lei non è stato necessario cambiare cognome. La cerimonia è stringata, come il resoconto della “ Gazzetta dello Sport ”. 
Leggiamone qualche riga: “ La sposa, quando il parroco Don Giuseppe Dalla Pozza le ha rivolto la domanda sacramentale, ha risposto un “ si” , beatissimo. Carnera ha risposto con due ” si”. Il corteo alla fine, si è ricomposto: davanti Primo Carnera con la sposa vestita tutta di bianco. Lo strascico  era tenuto da due ragazzine, pure, candide…  A piedi gli sposi sono ritornati alla Villa dove li attendeva il pranzo nuziale. Durante il tragitto vennero lungamente acclamati dalla popolazione, mentre gli operatori cinematografici del Luce e della Paramount inquadravano la scena … E’ seguito un pranzo di trenta coperti…” .
( Primo Carnera – L’uomo più forte del mondo- di Aldo Santini)

Nessun commento:

Posta un commento