di Emilio Del Bel Belluz
La prima notte di matrimonio l’avevano passata nel paese natale di Carnera. Gli sposi, l’indomani, partirono per il viaggio di nozze. Dopo aver salutato i parenti, e aver guardato per l’ultima volta la chiesa di Sequals dove era avvenuta la cerimonia, erano ben certi che il loro matrimonio non era più un sogno da realizzarsi. La prima tappa del loro viaggio di nozze fu la bella città di Venezia, avevano prenotato in un grande albergo, uno dei migliori della città. Pina non era mai stata a Venezia ed aspettava con trepidazione quel momento. L’unica cosa che non avevano pensato é che non sarebbe stato facile passare inosservati in quella città. Appena arrivati a Venezia acquistarono dei quotidiani, compreso Il Tempo di Roma, scoprendo che avevano annunciato il loro arrivo. Nella prima pagina vi erano le foto del matrimonio, e Pina si commosse per quelle immagini così belle, specialmente, quella che li ritraevano davanti alla chiesa, mentre la gente applaudiva. I due sposi apparivano stanchi del viaggio, e vennero festeggiati in albergo dalla gente che li riconobbe.
Carnera era sempre stato abituato alla gente che voleva parlare con lui, che chiedeva di fare una foto, e che desiderava un autografo, ma Pina sembrava disorientata da tutto questo. Spesso in quei momenti aveva pensato a come sarebbe stata contenta sua madre di condividere una gioia tanto grande e le speranze per il futuro.
Aveva pregato la sorella di portare il bouquet della sposa sulla tomba della madre, e questo gesto era per lei molto importante, e aveva commosso anche Primo. Costui le promise che l’ultimo giorno del viaggio di nozze l’avrebbe accompagnata al suo paese, proprio per portare un fiore a sua madre ed incontrare le sue amiche che non poterono partecipare alla cerimonia, ma avevano inviato dei regali molto graditi. Pina apprezzò moltissimo la sensibilità del suo sposo che l’aveva letta nel pensiero. Il giorno successivo a Venezia fu davvero gioioso, la stanchezza se n’era andata, e raggiungessero a piedi la Piazza di San Marco.
Carnera non aveva occhi che per la sua bella sposa, sentiva davvero d’essere una persona realizzata e felice. Nel suo cuore riecheggiava ancora la parola sì che Pina aveva pronunciato in chiesa, e che li aveva uniti per sempre. Carnera acquistò un paio di sacchetti di chicchi di grano che condivise con Pina e ben presto sulle loro mani s’erano posati alcuni colombi che becchettavano con avidità quel ben di Dio. Un fotografo, avvicinandosi agli sposi, chiese loro se volevano un ricordo e subito dopo mise tra le mani del campione un biglietto su cui era scritto l’indirizzo per il ritiro delle foto. La gente li seguiva, e allora Primo decise di far fare una gita in gondola alla moglie.
Il gondoliere, riconoscendoli, disse che era molto onorato ed emozionato di portarli a visitare le bellezze di Venezia, solcando i canali. La gente osservava dai ponti, e applaudiva al loro passaggio. Erano una bella coppia. Speravano che la felicità durasse per sempre. Passarono dei giorni indimenticabili, e in albergo avevano tutto il personale a disposizione. Carnera dovette rilasciare un’ intervista per un giornale locale. La gente voleva conoscere i dettagli del matrimonio, e non solo per curiosità. Qualche giorno dopo lasciarono la città di Venezia, diretti alla seconda tappa del loro viaggio di nozze. Non potendo portare con sé alcuni regali che avevano comprato per i familiari, li spedirono a casa, a Sequals. Non avevano badato a spese, dovevano far ricordare il loro matrimonio. La felicità non li abbandonava e si sentivano desiderosi d’avere dal buon Dio un figlio che allietasse la loro vita. Carnera era convinto che sarebbe stato un maschio, possente come lui, ma non avrebbe fatto il pugile; di questo era certo, perché di pugni ne aveva presi molti già suo padre.
La città di Roma era incantevole, e stava per arrivare il dolce tepore della primavera. La bella sposa non aveva mai visto Roma, la città eterna cantata da tanti scrittori, che il mondo elogiava e ci invidiava. Carnera assecondava ogni desiderio del suo amore, sapeva che era stato più fortunato di lei, avendo visto molte volte Roma. In quei giorni non si perse un attimo di tempo, Pina voleva visitare tutta la città, ma era una cosa davvero impossibile, ci sarebbero voluti dei mesi e non si sarebbe ancora visto tutto.
Primo le fece vedere Piazza di Siena, dove aveva difeso il suo titolo mondiale dei pesi massimi contro Paulino Uzcudum, davanti a migliaia di persone, tra cui anche il Duce e la sua famiglia. Quante emozioni, quella sera, passeggiando per quella Piazza. Carnera raccontava il mondo della boxe con una certa commozione. In quei giorni aveva incontrato molta gente e qualche giornalista, ma la sua meta ora era l’udienza con il Santo Padre, Pio XII°.
Quell’ incontro era davvero sentito da entrambi i coniugi, e Carnera non poteva dimenticare la prima volta che lo incontrò. Ricordava le toccanti parole di incoraggiamento che gli aveva detto, nel momento in cui il suo cuore era triste per la morte di Ernie Shaaf, e quella carezza che gli aveva fatto per consolarlo. Quella sera il suo cuore era immerso nei ricordi, e aveva parlato con sua moglie per la prima volta di quel peso che aveva dentro per quello che era accaduto: la morte del suo avversario. Il giorno dopo, assieme a tanta gente che lo salutava e lo voleva incontrare, fu presente all’udienza del papa. Il pontefice, dopo il discorso molto commovente, passò vicino ai fedeli e vedendo Primo lo salutò con affetto, fece una carezza ad entrambi e benedisse la coppia. L’emozione per quella insperata benedizione fu davvero una delle cose più belle ed indimenticabili della loro vita. Quella sera Carnera portò la moglie a fare un bel giro in carrozzella, visitarono i posti più attraenti della città eterna.
Quei giorni passarono con immensa felicità. Prima di lasciare Roma vollero scrivere delle cartoline alla famiglia e agli amici, facendoli partecipi della loro gioia. L’indomani sarebbero partiti per la tappa successiva: la bella città di Napoli, che non li avrebbe delusi e dove li attendevano con tanta gioia alcuni amici. Il viaggio di nozze aveva permesso ai due sposi di approfondire la loro conoscenza. La gente di Napoli li accolse con grande entusiasmo e benevolenza che solo loro sanno avere. L’unica tristezza per Primo era che in tutti quei giorni felici era ingrassato di qualche chilo e la cintura dovette essere allargata. Quando fecero tappa a Capri, un’isola meravigliosa, occuparono la camera appena lasciata da Maria di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III e da Luigi di Borbone- Parma, che erano anche loro in viaggio di nozze. La luna di miele continuava, e come i sogni si vorrebbe non finisse mai. Le giornate passate a Capri furono un incanto, e la sposa ebbe la possibilità di fare degli acquisti, di vedere tanta gente che amava suo marito, e si sentiva importante pure lei. Non vedeva l’ora d’incontrare le sue amiche per portarle a conoscenza di quello che aveva visto con tanta felicità. L’ultimo giorno ebbero la possibilità di veder lo spettacolo della Grotta Azzurra, una meraviglia di quelle che non si dimenticano. La Grotta Azzurra era davvero un posto incantevole, e Primo sfiorava con le mani l’acqua limpida del mare.
All’interno della Grotta Azzurra accadde una cosa che non avrebbero dimenticato per tutta la vita: si baciarono. In quel posto pensavano d’essere in paradiso. In quei giorni i due sposi erano talmente felici che pensavano di vivere solo un sogno e temevano di svegliarsi prima o poi. Alcuni giorni dopo rientravano a Sequals, con molti regali da consegnare a parenti ed amici. Dal giorno del matrimonio non avevano potuto vedere i regali che avevano ricevuto e i molti biglietti d’auguri giunti da tante parti del mondo. La corrispondenza occupava gran parte della scrivania che Primo aveva in studio. La posta continuava a giungere da più parti, e tra le tante lettere ve ne erano alcune dalla Francia. Una in particolare lo colpì: quella di un suo amico che lavorava con il circo. Gli faceva gli auguri e riferiva d’essere stato felice nel tempo passato con una persona diventata poi famosa nel mondo. Costui, ormai diventato anziano, sperava che Carnera tornasse in Francia per rivederlo. Primo, sapendo che l’uomo non era molto fortunato, volle allegare alla risposta dei soldi e una foto del suo matrimonio.
Per non umiliarlo gli scrisse che quella somma sarebbe servita per bere alla sua salute. Le prime settimane passarono molto in fretta. Quello che impensieriva Carnera era l’aria di guerra che si percepiva. Dai giornali apprese l’invasione della Polonia da parte della Germania, e questo avvenimento non lasciava prevedere nulla di buono, perché ogni conflitto portava con sé solo morte e distruzione. Il suo pensiero andò al periodo in cui suo padre aveva combattuto nella Grande Guerra. Ricordava, inoltre, un suo amico che era andato a combattere volontario in Spagna contro i rossi ed era ritornato a casa con una gamba amputata e viveva poveramente. Qualche volta lo vedeva, passando vicino alla sua casa. La moglie gli era stata vicina, e lo amava ancora di più. Vivevano, accontentandosi di quello che la moglie riusciva a produrre dal lavoro del loro piccolo podere. Questo legionario aveva da poco compiuto trent’anni e una sera Carnera volle andare a trovarlo. Aveva portato con sé un pacco di viveri, un atto di gentilezza verso i suoi amici che il buon Dio non avrebbe dimenticato.
L’aveva trovato davanti al fuoco, seduto che leggeva un libro, ma appena vide Carnera si alzò aiutandosi con una stampella. La moglie dell’uomo stava preparando la cena. La cucina aveva solo pochi mobili e cucinavano ancora con il focolare. Carnera si mise a parlare con l’amico legionario che gli narrò della guerra in Spagna, e della vittoria sui rossi con l’aiuto dei tedeschi e degli italiani. Carnera era interessato agli avvenimenti storici della Spagna dove s’era recato Barcellona a combattere nel 1930 contro il basco Paulino Uzcudum, vincendo il match. Il legionario raccontò a Carnera che aveva sentito molto parlare di questo pugile rocciatore, che aveva una forza enorme ed era capace di sollevare massi di oltre cento chili. Quando era in Spagna lo conobbe, era venuto a fare una esibizione pugilistica contro un soldato tedesco, un ottimo peso massimo che non resistette che poche riprese, poiché venne atterrato con un potente destro. I camerati tedeschi erano dispiaciuti, ma poi i due pugili si ritrovarono a bere amichevolmente una bottiglia di liquore.
Qualche tempo dopo lo rivide in una foto di un giornale che riportò in Italia. La donna mostrò a Primo il giornale, che conoscendo lo spagnolo lo lesse in poco tempo e lo tradusse per i suoi amici. L’articolo riportava:“ Carnera affrontò vittoriosamente il basco Paolino Uzcudum a Roma il 22 ottobre 1933 in difesa del suo titolo mondiale. L’intero incasso della serata (erano presenti 65.000 spettatori a Piazza di Siena ) venne donato interamente alle opere assistenziali del Regime ). Sulla rivista “ Tutti gli sport” si rende onore allo sconfitto : che è uscito con tutti gli onori da Piazza di Siena è il legnaiolo di San Sebastian . Chiusa la carriera un paio d’anni dopo, Paolino tornò alla ribalta durante la guerra civile. Arruolandosi nelle forze falangiste avrebbe dovuto partecipare a un tentativo ( poi non effettuato in quanto la notizia era poi trapelata ) di liberare Josè Antonio nella prigione di Alicante , sfondando le porte con un’ ascia . Una sua intervista apparve nel dicembre del 1936 su “ Aqui estamos ” (organo di FEJONS delle Baleari) .
Dopo aver partecipato alla conquista di Vergara, Paolino si trova a Siviglia in attesa di ripartire per il fronte . “ Non mi sono mai interessato di politica, ma ho sempre avuto un amore superiore a tutto, quello per la Patria. Questo non me lo perdonavano i nazionalisti baschi. Avrei voluto lasciare subito la loro zona all’inizio delle ostilità, ma temevo rapp
resaglie sulla famiglia. Tuttavia quando compresi che si stava preparando ad eliminarmi decisi di fuggire. Nella mia località natale, Regil, i rossi hanno distrutto la mia casa; fortunatamente mia madre e mia sorella rimasero incolumi . Adesso non penso alla boxe. Ne abbiamo abbastanza della lotta che abbiamo iniziato per la Spagna”.
resaglie sulla famiglia. Tuttavia quando compresi che si stava preparando ad eliminarmi decisi di fuggire. Nella mia località natale, Regil, i rossi hanno distrutto la mia casa; fortunatamente mia madre e mia sorella rimasero incolumi . Adesso non penso alla boxe. Ne abbiamo abbastanza della lotta che abbiamo iniziato per la Spagna”.
Dopo la lettura del giornale Primo rimase molto rattristato, apprendendo che Paolino aveva perduto la sua casa, e i suoi ricordi più belli. Il legionario disse che Paulino era stato considerato una persona forte di cui ci si poteva fidare. La nuova Spagna aveva bisogno di veri uomini come lui per essere ricostruita. Carnera disse all’ amico che l’avrebbe aiutato a trovare un lavoro adeguato alle sue condizioni fisiche e non l’avrebbe in nessun modo dimenticato.
Quella sera Primo raccontò alla moglie quello che aveva saputo dal legionario, le mostrò la foto del giornale in cui si vedeva il suo avversario in divisa militare con il fucile in mano. Se avesse potuto ritornare in Spagna avrebbe cercato Paolino per confortarlo ed aiutarlo in qualche modo.
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