NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 17 ottobre 2021

Capitolo XL: La nascita del figlio Umberto e della figlia Giovanna Maria


di Emilio Del Bel Belluz


 Carnera dopo il matrimonio aveva cercato di lavorare come attore in qualche film, tutto era importante per portare a casa del denaro. Purtroppo, erano  finiti i tempi in cui gli bastava salire sul ring, per guadagnare ottime borse. Ogni tanto gli  capitava di fare delle esibizioni dove mostrava a tutti che era dotato ancora di una grande forza.  I muscoli di Carnera erano ancora possenti, anche perché a casa lavorava sodo, aiutando nei campi. 
La fatica non lo aveva mai spaventato. Alle sagre dimostrava la sua  forza riuscendo ad immobilizzare due cavalli recalcitranti, cosa che aveva fatto anche a Motta di Livenza, un paesino del Veneto; oltre a delle esibizioni di boxe in un teatro.  La sala era gremita di persone che assistevano alla esibizione contro il pugile veneto Giovanni Martin che Primo conosceva molto bene e  che era stato campione italiano dei massimi e dei mediomassimi.  
Il gestore fu molto felice dell’incasso. Tanti erano rimasti fuori del teatro, solo per poter vedere l’uscita del campione. Davanti all’ingresso c’erano tanti bambini che discutevano sulla forza di Carnera e ognuno di loro avrebbe voluto avere un amico come lui, per sentirsi tranquillo e protetto. Carnera era amato anche dai più piccoli che potevano conoscere le vicende del campione leggendo i giornalini che le pubblicavano. La maestra del paese aveva tenuto una lezione sulla vita di Carnera, e per questo si era fatta consegnare un quaderno da un suo scolaro su cui erano incollati i molti articoli di giornale usciti su di lui. Vi erano delle foto degli incontri più importanti, anche di quelli combattuti in America. C’era anche un’immagine in cui veniva ritratto con i figli di Mussolini. A scuola i ragazzi vollero fare dei disegni su di lui, e  l’insegnante bandì un concorso che avrebbe premiato il disegno più bello e significativo. Tra i ragazzi v’era il figlio del barbiere che disegnava molto bene e che riuscì a fare un vero e proprio capolavoro. 
L’alunno fece Carnera mentre alzava le mani con i guantoni in segno di vittoria. Questo disegno venne poi spedito a Carnera come dono, accompagnato da una bella lettera. Poco tempo dopo, la maestra ricevette una foto del pugile con dedica da consegnare all’autore del bellissimo disegno, e con un suo scritto  che ringraziava e lasciava intendere di essersi commosso. L’alunno aveva una passione per il campione e gli sarebbe piaciuto fare il pugile, e raggiungere lo stesso successo di Carnera. Per molti ragazzi rappresentava il mito del gigante buono. Primo trascorreva molto tempo in famiglia, specialmente nel periodo dopo il matrimonio. Una mattina mentre Primo stava lavorando in giardino, Pina lo chiamò che rientrasse in casa. 
Aveva preparato una torta di mele, e sorridente volle comunicargli quello che da settimane teneva nascosto nel suo cuore: l’attesa di un bambino Carnera dalla felicità emise un grido che venne udito anche in piazza. La notizia lo aveva reso felice, abbracciò e baciò la moglie mille volte: avrebbe avuto un figlio che tanto desiderava. Quella torta venne subito mangiata, e fu il dolce più squisito che avesse fatto Pina. Da quel momento Carnera non pensò che a rendere più accogliente la casa. La notizia poi venne data ai genitori di Primo, e ci fu un’altra festa, come volle pagare da bere a tutti i compaesani che frequentavano il Bottegon.  
Da quando si era sposato, la vita gli aveva regalato delle belle soddisfazioni. Nei mesi successivi  dovette andare a Roma per girare un film,  in quell’occasione chiese a Pina di seguirlo,  e anche lei era contenta di lasciare  per un po’ la vita di routine.  La città di Roma era come sempre incantevole. 
Carnera si fermò per alcune settimane di intenso lavoro. In quel periodo Pina gli fu di compagnia,  e di grande aiuto nello studio del copione del film. Carnera, una sera, le fece conoscere alcuni attori, tra cui il grande  Totò che ammirava moltissimo. Fu una gioia inaspettata. Totò volle complimentarsi con lei per il figlio che attendeva, e durante la cena le parlò molto della città di Napoli. dove era nato e dove aveva vissuto gli anni della sua giovinezza. Le descrisse alcune bellezze partenopee che la donna non aveva visitato nel  viaggio di nozze. La vita di Primo sembrava essere tornata una favola. In quelle settimane ebbero la possibilità di approfondire la conoscenza della città eterna.  
Alla fine del film  dovettero ritornare a casa. Il giorno in cui lasciarono la città e mentre erano alla stazione di Roma, vissero un momento che non avrebbero mai dimenticato. Stavano salendo in treno quando videro della persone che s’erano intrattenute a salutare il principe Umberto II, che  notò Primo e s’avvicinò per salutarlo. Carnera in quel momento rimase sorpreso, intimidito, non aveva quel che si dice parole.  La gente li aveva circondati, e il treno  doveva partire, ma in quei pochi minuti ebbero la possibilità di scambiarsi alcune frasi. 
Il principe accortosi che la moglie di Carnera attendeva un figlio si complimentò con lei e Pina gli disse che se fosse nato maschio, l’avrebbe chiamato Umberto. Il principe ne fu molto felice, come lo erano anche i coniugi Carnera. Prima di congedarsi Primo volle dire al principe che lo stimava molto e che nella sua casa aveva appeso la foto incorniciata di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena. Queste parole commossero il principe e si salutarono. 
Carnera e Pina rimasero colmi di gioia per quell’ incontro e non vedevano l’ora di raccontare l’accaduto ai genitori. Non si erano accorti che mentre parlavano con il principe, vi erano un giornalista e un fotografo che immortalarono il loro incontro  e nei giornali del giorno dopo apparivano la foto e l’ articolo. Al paese di Sequals vennero a conoscenza dell’accaduto ancora prima che gli sposi arrivassero. Un professore, amico di famiglia, che abitava poco lontano dalla casa di Carnera, andò a portare alla mamma di Primo il giornale con la foto. 
Quando arrivarono a casa fu la madre che gli mostrò il quotidiano e in paese molti raccontavano che Primo era anche amico del principe Umberto di Savoia. Quel giorno, in famiglia, non si fece che parlare di Roma, del film che Primo aveva girato e del grande Totò che aveva conosciuto molto bene. La mamma di Carnera per festeggiare il figlio aveva preparato una delle specialità da lui più gradite. Le settimane passarono veloci e il 1940 portò tante sorprese. Carnera  aveva continuato a fare delle apparizioni in più parti del Paese, ma voleva essere a tutti i costi presente all’arrivo dell’erede. La vita si svolgeva con  tranquillità, nei momenti liberi Carnera faceva dei lavoretti di falegnameria, e preparò la stanza dove il nascituro avrebbe dimorato. La culla fu fatta da Carnera. 
Primo ci aveva lavorato con cura, perché la sentiva come una cosa importante. Fu costruita di grandi dimensioni. L’erede di Carnera nacque il 5 gennaio del 1940,  era un maschio, e gli venne  messo il nome di Umberto, come avevano promesso all’erede al trono d’Italia. Il bambino era nato sano e bello come un principe e come tale sarebbe dovuto vivere. 
Dopo la nascita del bambino Carnera era l’uomo più felice del mondo, aveva tanto desiderato quel figlio maschio che avrebbe continuato la sua generazione. La mamma e il papà non potevano aspettarsi di meglio dalla vita. Il bambino venne onorato anche da un regalo che il principe Umberto e la moglie gli fecero. Gli mandarono una lettera di felicitazioni, assieme a un pacchetto che conteneva un paio di guantini in pelle con lo stemma sabaudo. Carnera fu davvero felice di questo pensiero regale che li appese   vicino alla culla per poter essere ammirati da tutti.  Carnera volle che nel giorno del battesimo del figlio ci fosse tutta la gente del paese, e , pertanto, offrì un banchetto che gli costò una fortuna.  Carnera desiderò che venisse scattata una foto che lo ritraeva assieme alla moglie, sorridenti, con il piccolo nato tra le sue mani e sollevato verso l’ alto. Nella foto Carnera aveva chiesto che si vedesse anche il quadro raffigurante la Madonna con il Bambino, posto sulla parete dietro di loro. 
Primo ringraziava Dio del dono ricevuto, perché la nascita di un figlio è sempre un miracolo. Una sera davanti al fuoco acceso,  lo cullava assieme alla moglie e con la sua voce forte e vibrante disse che il bambino avrebbe avuto una vita felice. Il sogno di Primo era che Umberto potesse  studiare, diventare qualcuno nella vita, magari, un medico, o un avvocato. Pina sentiva queste parole in silenzio.  La notte sarebbe stata  fredda, sembrava volesse cadere la neve, così aveva detto un contadino . 
Sarebbe stata la prima neve che il bambino avrebbe visto. Pina per un attimo pensò a sua madre, e a quanto bello sarebbe stato se fosse stata presente. Nella vita i momenti belli vanno vissuti fino in fondo e condivisi.  Guardando il cielo dalla finestra, disse che sua madre stava vedendo  tutto dal paradiso, e avrebbe protetto quel piccolo bambino. Scese la neve come aveva previsto il vecchio, e Primo si accorse che una lacrima aveva solcato il volto della moglie. Intuì che Pina stesse pensando alla madre, la strinse a sé e la baciò sulla fronte. I mesi seguenti furono difficili, era scoppiata la guerra. Carnera  dovette darsi da fare per raggranellare qualche soldo, ma non trovava tante possibilità, e anche il teatro non consentiva più i guadagni di un tempo. 
Primo passava delle giornate difficili, facendo qualche lavoretto in famiglia, ma non c’erano prospettive importanti. A Sequals si vedeva con gli amici, incominciavano ad arrivare in paese le notizie sulla guerra di Russia, dove erano impegnati alcuni soldati di Sequals. Il parroco portò la notizia che era caduto un suo compagno di scuola, a cui era molto legato. Il curato chiese a Primo di accompagnarlo per comunicarlo  alla vedova che aveva dei figli che ora bisognava aiutare. Carnera che era una persona molto sensibile ed empatica consolò la vedova e i bambini. L’Italia incominciava ad essere stanca del conflitto, e gli entusiasmi iniziali erano crollati, ma bisognava sperare ancora. Carnera in quel periodo dovette vendere alcuni vestiti che si era fatto confezionare in America: con il ricavato contava di andare avanti. Quello che aveva comprato alcuni suoi abiti era un suo ammiratore che fu generoso con Primo . Pina nel frattempo aveva dato alla luce il secondo figlio, una bella bambina che fu battezzata con il nome di Giovanna –Maria.  
Il nome Giovanna fu dato per onorare la mamma di Carnera e il secondo nome era uguale a quello della principessa, moglie del Principe Umberto, che avevano incontrato nel loro viaggio di nozze. 
La nascita della figlia, visto il periodo difficile, fu festeggiata in tono minore, anche se tutti avevano manifestato allegria per il lieto evento. Dalla Casa reale dei Savoia giunse un bel dono, con una foto dei principi che erano lieti della nascita e della scelta del nome. Nella missiva veniva scritto che speravano di poterli vedere a Roma al più presto.  Il buon Primo portò al parroco un grande cero per ringraziare la Madonna della grazia che aveva fatto. Il vecchio curato lo gradì e lo pose davanti alla statua della Madonna: in quel periodo di aumentata povertà anche i ceri scarseggiavano. 
La guerra aveva allontanato tanta gente da Sequals, tanti avevano dovuto indossare una divisa, perché la patria andava amata e non ci si poteva tirare indietro. Il curato sapeva dove bussare per avere del cibo, e Carnera era tra coloro che lo aiutava più di tutti, anche accompagnandolo da qualche famiglia facoltosa, dove la sua presenza era come una chiave che apriva non solo i cuori ma anche i portafogli. Questo bene che Primo faceva gli sarebbe di sicuro tornato indietro. Nel 1942 venne chiamato a Roma dove partecipò come attore al film di Carmine Gallone Harlem e in cui recitavano attori come Amedeo Nazzari e Vivi Gioi. Il film raccontava la storia di un pugile. Il grande Carnera fu impegnato per alcuni mesi anche del 1943, e non fu facile girare tutte le scene, con la guerra in atto. Primo in cuor suo pensava ogni giorno alla propria famiglia che l’attendeva, e non vedeva l’ora di finire le riprese. 
I soldi che percepiva per il film venivano spediti a casa e non mancava mai d’accompagnarli con una lunga lettera per l’adorata Pina, di cui sentiva una grande nostalgia. Verso la metà di aprile riuscì a tornare in famiglia, e fu una festa, i suoi tesori erano cresciuti molto che quasi non li riconosceva. Il ritornare al paese fu davvero un grande sollievo, anche se in quei mesi il lutto era entrato in alcune famiglie, portando dolore e disperazione. Molti si rivolgevano a Primo per conoscere gli ultimi avvenimenti bellici, perché era uno dei pochi che leggeva i giornali. Qualcosa di positivo era accaduto: il film che aveva girato stava dando dei buoni incassi.  
Quando venne proiettato a Udine, la famiglia Carnera andò a vederlo. Nei manifesti del film, il suo nome appariva accanto a quello di Amedeo Nazzari. All’entrata nella sala molti lo riconobbero, e si avvicinarono per salutarlo. Ci fu un applauso scrosciante nel momento in cui Carnera fece la sua apparizione nella pellicola. Il film durava quasi due ore. Nell’intervallo tra un tempo e l’altro, degli spettatori vollero complimentarsi con lui che  aveva fatto loro dimenticare il clima della guerra. Alla fine della proiezione Carnera fu invitato dal proprietario del cinema a dire alcune parole, che furono applaudite da tutti con commozione. Pina era felice di quella serata trascorsa senza pensieri.

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