Questa istituzione in europa viene attualmente vissuta come un tranquillante in tempi difficili
Nulla esprime meglio la posizione del re in Svezia che non la cerimonia di inaugurazione del parlamento. L'esempio britannico è formalmente capovolto. A Londra è la regina a recarsi alla Camera dei comuni per leggere il Discorso della corona. A Stoccolma sono i deputati che devono andare dal re, che li ascolta a casa propria, seduto.
A volte, poi, il sovrano aggiunge brevi considerazioni in risposta. «Tutte le forme di governo possono essere buone, ma la monarchia è senz'altro quella che costa meno». Non la pensano diversamente neppure coloro che preferirebbero la repubblica, come Eva Moberg, animatrice del club repubblicano, o Luisa Matson, presidentessa nazionale del Sveriges socialdemokratiska kvinnofoerbund, l'organizzazione delle socialdemocratiche, che per uno scherzo della sorte ha sede proprio nella Drottnigsgatan, la Via della regina.
Una regina regnante, cioè non moglie di re, la Svezia non l'ha più avuta da secoli dopo l'esperienza traumatizzante di Cristina, che si fece cattolica in pieno fulgore della Riforma, a rischio di trascinare il paese in una guerra di religione. Anche le repubblicane convengono che un cambio istituzionale farebbe perdere troppo tempo: «Abbiamo problemi più importanti da studiare e risolvere». Il più importante? «Nuovi asili per l'infanzia, più grandi e più allegri».
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pasolini.zanelli@gmail.com
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