Non c’è bisogno di ricordare Luis
Sepulveda per dire che un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”. Più
che una citazione è una constatazione, particolarmente necessaria in un’Italia
dove la “memoria” è a fasi alterne, più segnata dall’opportunismo politico che
dalle sue intime ragioni spirituali, più capace di dividere che rimarcare
un’identità. Già prevedendo reazioni “trasversali”, da destra a sinistra,
facciamo comunque nostro e rilanciamo l’appello di Maria Gabriella di Savoia,
“Non lasciamo all’Isis la tomba del Re Soldato”, pubblicato da “il Giornale”.
Scrive la nipote dell’ultimo re d’Italia: «In considerazione delle gravi
tensioni e violenze che stanno interessando l’Egitto, ritengo che per un dovere
civile e morale sia giunto il momento di procedere al rientro delle salme di Re
Vittorio Emanuele III e della Regina Elena: per salvarne la loro e la nostra
collettiva memoria. Molte nazioni oggi repubblicane ma che furono monarchie
hanno provveduto al rimpatrio delle salme dei loro regnanti e ciò non solo in
segno di pacificazione nazionale, ma anche nel rispetto della tradizione
storica. Perché il nostro paese non può fare altrettanto? Sarebbe imperdonabile
per l’Italia repubblicana non aver impedito che un gesto vandalico
oltraggiasse, profanandoli, i resti mortali di chi indissolubilmente è legato
alla nostra identità nazionale, di chi appartiene alla storia d’Italia».
La tomba del re soldato
È un dato di fatto che la tomba
di Vittorio Emanuele IIIe della Regina Elena, conservata nella chiesa di Santa
Caterina, al Cairo, sia a rischio. Doveva essere, nel 1947, una sistemazione
provvisoria, ma come si sa – per dirla alla Prezzolini – “in Italia nulla è
stabile fuorché il provvisorio”. Anche le figure e le memorie che rappresentano
la nostra Storia, nel bene e nel male, sono condannate a questa
“provvisorietà”. Un po’ come le norme “transitorie” della Costituzione,
diventate paradossalmente, in alcuni passaggi, fondative dello stesso
ordinamento repubblicano. Di fronte al rischio che la tomba dell’ultimo re
d’Italia finisca, sotto le mazze dell’Isis, come i tesori d’arte di Palmira,
Ninive e Mosul, è tempo che le salme di Vittorio Emanuele III e della Regina
Elena tornino in Italia. La questione non è essere pro o contro la monarchia.
In gioco c’è la nostra Storia, complicata e “stratificata” come tutte le
Storie. Ma pur sempre “nostra”, perché quel Re, morto in esilio, fu ai vertici
dell’Italia unita per quarantasei anni (dal 1900 al 1946), diventando, nel bene
e nel male, il simbolo stesso del nostro essere Nazione. Perciò gli è dovuta
nuova e degna sepoltura. Finalmente in Italia, cercando di evitare che con un
pezzo della nostra Storia vada in frantumi anche la nostra dignità nazionale.
http://www.secoloditalia.it/2015/07/tomba-re-soldato-salviamo-pezzo-nostra-storia/
S.A.R. la Principessa Maria
Gabriella è figlia dell'ultimo Re d'Italia e non nipote. Quanti svarioni! (nota dello Staff)
Concordo in pieno con l'articolo, ma devo precisare che la tomba della regina Elena non è ad Alessandria d'Egitto, assieme a quella del marito, ma a Montpelier in Francia
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