di Chiara Lampo
Se ci fosse ancora «La sai l'ultima?», il programma tv di barzellette che per sedici anni ha appassionato gli italiani, l'assessore Franco D'Alfonso sarebbe un campione.
Sindaco ed assessore |
Come apre bocca, non si sa mai se c'è da prenderlo sul serio. E se non fosse un esponente importante della giunta di Milano (viene definito l'ideologo del movimento arancione che nel 2011 ha portato alla vittoria il sindaco, certamente è uno dei suoi uomini più fidati), non avesse in mano le deleghe al Commercio da cui dipendono le sorti di negozi e imprese, i settori che trainano la città, davvero ci sarebbe solo da riderci su. Un mese fa sfidava i giornalisti, «voglio vincere il premio cazzata dell'estate». Ce l'ha fatta. Ne ha inanellate parecchie ma ieri ha superato se stesso, in un'intervista al Corriere della Sera ha proposto addirittura - se ne sentiva il bisogno - di cambiare il nome a corso Vittorio Emanuele. «Meglio tornare all'antico e nobile Corsia De'Servi - sostiene l'assessore - è mai possibile che nella città più laica e blasonata d'Italia si identifichino con il nome di un re, che peraltro non ha mai amato la nostra città, alcuni dei suoi luoghi più significativi?». Poiché D'Alfonso è anche assessore all'Anagrafe, avrà tenuto conto eventualmente delle conseguenze pratiche? Si tratterebbe di cambiare l'indirizzo a qualche migliaio di residenti, negozi, bar, ristoranti, uffici. Per un revisionismo che di questi tempi non sembra proprio una priorità, almeno per le famiglie che hanno altri conti da fare, prima che con la storia.
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