NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 19 settembre 2013

La Monarchia e il Fascismo - quarto capitolo - XV

Deliranti dimostrazioni al Re per il Ministero di Concentrazione Nazionale: liberali, democristiani, demosociali, nazionalisti, vanno al governo con Mussolini e sanzionano la marcia su Roma e l'operato del Sovrano.
Il Re, affiancato da Diaz e Thaon de Revel, assiste alla sfilata delle Camicie Nere

Mussolini ha composto il Ministero che ha sottoposto all'approvazione del Re poche ore dopo l’udienza nella stessa serata del lunedì. Vi entrano 4 fascisti 2 popolari, 2 democratici sociali, 1 nazionalista, 1liberale, 3 senatori ed un'altro da nominarsi, il Gentile, liberale raccomandato da Benedetto Croce. Fra i sottosegretari vi sono 9 fascisti, 2 nazionalisti, 2 democratici sociali, 4 popolari, 1 liberale di destra. Questo Ministero di Concentrazione Nazionale è la sanzione del Parlamento e del popolo italiano alla condotta del Re. E' stato battezzato «il Ministero dell'Italia di Vittorio Veneto» e si nota con compiacimento la presenza in esso dei due esponenti delle Forze Armate, Diaz e Thaon di Revel.

L'Osservatore Romano, in un commento alla lettera del Papa di pochi giorni prima nella quale si indicava ai poteri civili quanto tesoro di energia risanatrice sia riposto nell'ordine e nella pace soprattutto nei momenti gravi della vita di un popolo, così conclude: «Noi possiamo constatare pertanto con la più viva soddisfazione come, alla pia esortazione di Pio XI abbiano fin qui corrisposto i propositi del supremo potere, la volontà dei partiti dirigenti e quegli stesso che oggi è chiamato a comporre il Governo, giacché furono impedite quelle misure straordinarie che potevano in momenti sì minacciosi degenerare in sanguinosi conflitti fratricidi, e vennero chiamati alla disciplina più rigida e al rispetto di tutti i diritti civici gli autori di deplorate violenze».
Il Gran Maestro della Massoneria, Domizio Torrigiani, in una circolare alle Loggie dipendenti, dopo avere data ampia libertà ai fratelli di rimanere nei fasci dove essi sono numerosi, così termina: «Una forza nuova entra a partecipare alla vita della Nazione. La Massoneria non può augurarsi se non che questo accada per il bene d'Italia, la quale è religione per noi». Massoneria e repubblicani furono i primi a congratularsi con Mussolini, e senza alcuna riserva. Alla Massoneria aderivano in prevalenza elementi socialisti riformisti e repubblicani o quanto meno democratici di sinistra accentuata. In quei giorni si parlava molto di considerevoli somme di danaro, uscite dalle casse delle Loggie per finanziare la marcia. Questa voce è confermata da Nitti nelle sue Rivelazioni.

Nel pomeriggio di martedì, 31 ottobre, i fascisti (che sono entrati in Roma soltanto dopo l'arrivo di Mussolini) da piazza del Popolo sfilano per il Corso Umberto e si recano al Milite Ignoto. Il grande corteo ha in testa ufficiali, generali dell'esercito, fra questi il generale Cappello uno dei capi della Massoneria, soldati e marinai esultanti. Attraverso due fitte ali di cittadini dopo avere sostato a Piazza Venezia gremita, il corteo raggiunge il Quirinale, dove appare il Re al balcone, fra il Generale Diaz e l'Ammiraglio Thaon di Revel. La sfilata è durata 6 ore, dalle 13 alle 19 fra evviva e canti di gioiosa gloria del popolo che applaude e delira.

Ventidue anni dopo, gli stessi che oggi hanno acclamato e cooperato all'avvenimento, per sfuggire alle proprie responsabilità chiameranno l'operato del Sovrano un «atto incostituzionale fatto contro la volontà popolare»!

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