Da
un anno e mezzo a questa parte è sempre più evidente il fallimento
repubblicano. In questi giorni in cui si parla dell’elezione del nuovo
presidente pare essere al mercato, e ancora una volta la guerra per la poltrona
la fa da padrone. La divisione tra le varie parti politiche è più che evidente
e ci accingiamo ad avere un capo di stato effimero ed in mano ai voleri dei partiti,
ma soprattutto non rappresentante il popolo.
Di
seguito esporrò quelli che potrebbero essere i miglioramenti che si avrebbero
col sistema monarchico.
L’unità, senza la quale non ci sarebbe
l’autorità vera ed indispensabile a garantire l’indipendenza nazionale e un
maggior rispetto delle istituzioni europee e mondiali. La repubblica invece ci
sta dividendo e ci induce ad uno stato di guerra civile latente.
Gli
interessi superiori del paese sono sacrificati alle lotte partitiche. Il Re,
che è al di sopra dei partiti, potrebbe occuparsi pienamente dei bisogni degli
italiani in maniera più pragmatica di quella dei partiti, sottomessi al loro
elettorato, piuttosto che al benessere generale della collettività.
La continuità e la successione pacifica, conseguenza
dell’ereditarietà del potere. Inoltre si potrebbero raggiungere degli obiettivi
a lungo termine. La continuità del potere monarchico contrasta con
l’instabilità politica di quei paesi retti da repubbliche (questo periodo ne è
per noi l’esempio più eclatante). Ora, ogni sette anni il potere cambia e il
governo si prepara alla rielezione, mettendo in atto tutto il suo meccanismo
demagogico e dando inizio al balletto degli accordi… E quanto costa questo
meccanismo??? Una successione ereditaria non costerebbe niente, ma sarebbe
l’occasione per il Sovrano di consacrare l’intera sua vita al bene del paese,
in quanto non dipende dagli interessi partitici e non ha altro interesse che favorire
il benessere e la stabilità del suo popolo. Un presidente, invece, eletto dal
voto dei partiti, dipenderà dal volere di questi!
L’indipendenza. Essa è la qualità di un regime che non gode di un’elezione, che lo
legherebbe al potere dell’opinione pubblica, obbligandolo a praticare una
demagogia sfrontata al fine di raccogliere suffragi, distruggendo le libertà
locali, municipali, regionali, professionali, tutte piccole ‘aziende’ a cui il
Re permetterebbe di vivere e organizzarsi liberamente. Al di fuori degli
accordi elettorali, sarebbe in situazione di arbitro!
La responsabilità. Gli interessi dinastici e personali del Re si confondono con gli
interessi nazionali, mentre il potere repubblicano lascerebbe la responsabilità
alle maggioranze e agli scrutini.
La legittimità. Vale a dire un potere esercitato solo in vista del bene comune,
indipendentemente dagli interessi partitici e monetari. Lo Stato reale pone la
sua legittimità nella storia e al servizio reso al paese nel corso dei secoli. Non c’è
legittimità in democrazia, poiché il potere è il frutto delle competizioni
elettorali, esercitato dai partiti in base ai loro capricci.
ANDREA
ZERBOLA
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